Luigi Ghirri, nato in provincia di Reggio Emilia nel 1943, è conosciuto ai più per la sua ricerca fotografica sul paesaggio. Nello specifico, sul rapporto tra immagine artificiale e immagine naturale. Questa sua ricerca ha a che vedere anche con le radici, dal momento che la sua attenzione è concentrata soprattutto – ma non solo – sull‘Emilia Romagna, sua terra di origine.
Luogo dell’indagine è però l’Italia tutta, con le sue pianure, il mare, i paesi abbandonati. Luogo d’indagine sono i luoghi del vivere. E il vivere stesso.
La fotografia di Luigi Ghirri ha molto a che vedere anche con il passaggio dell’uomo sulla Terra attraverso il tempo: dietro l’obiettivo, gli spazi si trasformano e trovano una nuova forma, diventando una proiezione degli spazi interiori in quelli esteriori. Solitudini che si intrecciano, spazi vuoti e altri pieni. Una metafisica del paesaggio che ci ricorda le atmosfere create da De Chirico.
Ma c’è spazio anche per una malinconica poesia dell’abbandono, atmosfere che richiamano un romanticismo perduto. Luigi Ghirri, infatti, ama i luoghi dove vi è traccia del passaggio umano, una sorta di profanazione, che restituisce i luoghi ad un’innocenza ormai violata e irrecuperabile.
Nelle fotografie, non ci sono quasi mai figure umane, ma ci sono sempre indizi che ne tradiscono il tocco.
Se è vero che le immagini dicono tutto, senza bisogno dell’ausilio di altre forme espressive, è altrettanto vero che ci sono artisti più interessati all’incontro tra varie forme d’arte rispetto ad altri. Luigi Ghirri è uno di loro. Per questo, nell’arco della sua breve vita, ha siglato grandi collaborazioni con musicisti, scrittori. Come i CCCP, per i quali ha lavorato alla copertina dell’album Epica, Etica, Etnica, Pathos.
E soprattutto, è imprescindibile la collaborazione con Gianni Celati.
Una collaborazione fruttuosissima, che ha portato i due artisti a viaggiare per l’Italia (Pianura Padana in primis), condividendo suggestioni, visioni. Ed anche conoscenze con gli abitanti dei luoghi, che ne hanno conosciuto il divenire. Come ci viene raccontato in Mondonuovo (che trovate cliccando qui), e in Verso la Foce. E nelle fotografie di Ghirri, indiscutibilmente. Che rimangono traccia di un passaggio tanto breve – visto che Ghirri è vissuto solo 49 anni – quanto significativo.
Sofia Dora Chilleri
Grazie per aver condiviso un articolo così carino.
Grazie a te per averlo letto e aver lasciato un commento positivo 🙂
Sofia