Domanda: «Insomma, i cantanti non hanno bisogno di una dote vocale?»
Risposta: «No, credo che in generale no.»
Lucio Battisti percorre lo studio televisivo di “Speciale per voi” con andatura incalzante, mentre Renzo Arbore cerca di imbastire una conversazione fruttuosa con gli ospiti del salotto. Secondo Canale Rai, 2 giugno 1970. La domanda è di uno spettatore, la risposta è di Battisti. Seguono altre domande, spicca l’intervento del critico musicale Renzo Nessim, a proposito della fastidiosa voce del cantante. Lucio Battisti evita quasi di rispondere, è canzonatorio, irridente, a tratti irriverente, sfrontato. Poi decide che ne ha abbastanza e canta due canzoni: “Il tempo di morire” e “Fiori rosa, fiori di pesco”.
A partire da mezzanotte tutta la produzione discografica di Lucio Battisti in collaborazione con Mogol sarà disponibile sulle piattaforme digitali musicali. L’editore Acqua Azzurra ha deciso di cedere nuovamente i diritti SIAE alla casa Sony Music. Così sarà possibile aggiornare le play list e ascoltare i brani del musicista italiano in alta definizione. Per la produzione post-Mogol però c’è ancora da attendere, l’editore della collaborazione Battisti-Panella, l’Aquilone, non ha ancora conferito mandati per l’amministrazione delle opere sulle piattaforme online.
Quando morì Lucio Battisti, nel 1998, per molte persone fu come la perdita di un caro, qualcosa di simile almeno. Insomma, si verificò una generale reazione molto intensa a un fatto di cronaca privata, per certi versi blindata, come erano stati blindati, del resto, gli ultimi vent’anni della vita del cantante. Dai primi anni 70′ Battisti comincia a diventare insofferente nei confronti dei mass media. Il cantante si ritira sempre più in una dimensione privata, chiusa, inaccessibile, inespugnabile per le incursioni esterne. C’è una una dimostrazione di lealtà in questa scelta che basterebbe a cucire le bocche dei vari strilloni di “Battisti è un camerata, un fascista!” o “Ha paura anche delle ombre”.
La lealtà all’arte. La sua, la musica. Battisti non l’ha mai tradita. Proprio nel momento in cui, con Mogol, raggiungeva l’apice del successo e della notorietà, Lucio Battisti ha deciso di cambiare rotta. Non attraverso un processo a mezzo stampa, una soap opera di infima categoria. Fu un evento semplice, amichevole, senza clamori. Battisti aveva qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso da dire, ancora una volta.
Per uno fattosi le ossa nelle band più disparate con componimenti indimenticabili, arrivato poi alla ribalta tra i mille ostacoli di una critica che lo voleva fragile, che lo sentiva stridente e rauco, fu una mossa inaspettata. Sempre più nell’obbiettivo dei mass media Lucio Battisti continuò ad allontanarsi dalla vita pubblica e a costruire album che, nonostante venissero costantemente visti con sospetto dagli specialisti del settore, riscossero un successo dopo l’altro.
“Anima latina” del 1974 è un album talmente denso e brillante, da rendere la quantità di debiti nei suoi confronti dell’attuale panorama musicale italiano quasi imbarazzante. Nella scelta del mixaggio si intuisce già l’interesse che Battisti sta coltivando per il lato espressivo delle sue opere. Il volume della voce viene ridotto per favorire una sorta di mimetizzazione tra i tessuti ritmici e i timbri molteplici che invadono il disco. Qualcosa di estremamente rischioso per un artista pop di musica leggera, la scommessa di Battisti. Fu una scommessa principalmente sul futuro, come si è detto, testimonianza ne è un album come DIE di Iosonouncane ad esempio.
Ma, ancora, il penultimo album con Mogol, “Una donna per amico” vira verso il jazz, a tratti soul, con declinazioni sempre alterne e sempre funzionali allo sviluppo di un discorso. Niente in Battisti viene lasciato al caso. Nemmeno dopo, nemmeno con Panella quando i testi diventano meno diretti, e, allora, le composizioni vengono smussate, scheggiate, intagliate per dare vita a visuali sempre sensibili del racconto.
Questa è stata la grande costruzione di Lucio Battisti, un’intera vita musicale tutta spinta dall’intento della comunicazione. La scelta del vero artista, di raccontare l’uomo, nei suoi drammi, nelle sue piccole tragedie, dentro i muri di una casa o dietro la scrivania di un ufficio, in automobile. L’umanità di tutti, dai salotti borghesi alle fabbriche, perché semplicemente umanità. Al di là delle scelte ideologiche, rivelando uno sconfinato amore e capacità di comprensione per l’uomo in quanto animale dotato di quell’insanabile ferita che è la coscienza.
Alle 00.00 del 29 settembre, la coincidenza è quantomeno attraente, una parte, non tutta, la musica di Lucio Battisti sarà sulle nostre piattaforme di streaming. È importante raccontare che ciò che ne resterà per ora fuori, fu sempre pensato dallo stesso uomo, fa sempre parte di uno sconfinato messaggio di io, tu, noi, tutti.
Paolo Onnis