Tutti i numeri e i record, gli alti e bassi della carriera di Luca Toni, un attaccante che entra di diritto nella storia del calcio.
Domenica scorsa si è chiusa una delle parabole calcistiche più atipiche e straordinarie del calcio moderno: quella di Luca Toni. Centravanti di razza dal fisico statuario (193 cm) e dal sopraffino fiuto per il gol, Toni ci ha insegnato che la capacità di gonfiare la rete è un’arte difficile da imparare, ma ancora più difficile da dimenticare.
La carriera di Toni prende, infatti, una strana conformazione, come il profilo di una montagna fatta di picchi e avvallamenti. Nato calcisticamente nel Modena, ha faticato non poco per raggiungere il calcio dei grandi: l’esordio in A arriva a 23 anni con la maglia del Vicenza, seguono due stagioni con quella del Brescia, ma Luca non è ancora il centravanti inarrestabile che tutti conosciamo. Carlo Mazzone (allenatore del Brescia) gli insegna molto, ma per fare il salto di qualità Toni deve scendere di categoria, abbracciando il progetto del Palermo in serie B.
I tifosi rosanero sono i primi ad ammirare il primo autentico Luca Toni, una inarrestabile macchina da gol. Con 30 gol in 45 partite l’attaccante emiliano è il principale artefice dello storico ritorno in A del capoluogo siciliano. La stagione successiva firma altre 20 reti e si afferma come uno dei più importanti interpreti del suo ruolo in Italia.
Nel 2004, a 27 anni, arriva la convocazione in nazionale, a cui segue l’anno successivo la chiamata della Fiorentina. La prima stagione a Firenze è forse la migliore della sua carriera. Con la Fiorentina segna 31 gol in campionato e diventa il primo italiano a vincere la Scarpa d’oro.
La convocazione per i mondiali di Berlino 2006 e il posto da titolare sono inevitabili. Segna due gol (doppietta ai quarti con l’Ucraina) ed è uno dei protagonisti della vittoria finale della nazionale azzurra.
La sua avventura però deve ancora scrivere delle pagine importanti. Dopo una stagione caratterizzata da infortuni e “solo” 16 reti, Luca torna nel paese in cui ha alzato la coppa del mondo: la Germania. Firma con il Bayern Monaco, diventando così il centravanti titolare di una delle squadre più importanti d’Europa.
La prima stagione a Monaco è ancora una volta memorabile: 39 reti totali, capocannoniere in Bundesliga (24) e in Europa League (10). In Germania scoppia la Toni-mania, tanto che Matthias Mtze Knop gli dedica “Numero uno”, una canzone che scala ben presto le classifiche tedesche.
Dopo un’altra stagione in calando (14 reti in 25 partite) arriva il periodo più nero della sua carriera. A seguito di un infortunio Toni viene prestato alla Roma, poi passa a titolo definitivo al Genoa, dove resta solo 6 mesi, e infine alla Juve. Sono tre anni (dal 2009 a 2012) in cui la sua carriera sembra ormai essere alle battute finali, gioca poco e segna anche meno, abituandosi a vestire i panni della punta di riserva.
Il passaggio all’Al-Nasr sembra il tipico cimitero degli elefanti, l’occasione perfetta per chiudere la carriera ricoperti d’oro. Ma Luca, evidentemente, non si sente affatto un giocatore finito e decide di rientrare a Firenze, dove a 35 anni torna a giocare con più continuità chiudendo con 8 gol in 27 partite.
Forse non sarà il centravanti di qualche anno prima (Toni e Furmini come lo chiamavano a Firenze), ma questo Toni è ancora un giocatore con qualcosa da dare nel calcio nostrano. A dargli fiducia è l’Hellas Verona che lo acquista affidandogli le chiavi dell’attacco. Luca ringrazia e torna a fare quello che gli riesce meglio: segnare. E con una impressionante regolarità, tra l’altro.
Chiude con 20 reti in 34 partite in una stagione che lo vede toccare (nella partita contro l’Udinese) quota 300 presenze in A e 300 gol totali in carriera.
L’anno successivo Toni stupisce ancora: segna 22 reti e vince il capocannoniere del campionato, raggiungendo più record in una volta sola: primo giocatore del Verona e più anziano in assoluto ad ottenere questo riconoscimento, nonché primo italiano a vincerlo con due squadre diverse.
All’inizio della stagione che si conclude questa domenica, le aspettative erano ancora alte attorno a questo attaccante che non sembrava sentire il peso dei suoi 38 anni. Ma, ancora una volta, sono gli infortuni ad averla vinta. Luca gioca 23 partite e segna 6 gol, l’ultimo su rigore con uno splendido cucchiaio che sancisce la vittoria contro la Juventus (imbattuta da 25 partite). L’Hellas Verona retrocede e Luca Toni lascia il calcio proprio alla vigilia della partita contro l’ex Palermo. La consapevolezza è quella di avere ormai dato tutto, questa volta per davvero.
Ciò che resta a noi che il calcio lo guardiamo è la figura di un calciatore epocale, un gigante buono che si è costruito il suo destino a suon di gol. Perché quando vedevamo Toni muoversi in campo, quasi goffo e impacciato, con queste gambe troppo lunghe e la sua andatura lenta e dinoccolata, in tanti pensavamo che fosse un giocatore sopravvalutato, fortunato, uno come tanti. Ma Toni riusciva in giocate straordinarie, perché quelle gambe lunghe e quei quasi 90 chili di peso lo rendevano un carrarmato a cui era praticamente impossibile togliere la palla, inarrestabile nel prendere posizione in mezzo all’area e nel proteggerla contro qualsiasi avversario. Preciso sia di destro che di sinistro, fortissimo di testa, insomma il centravanti ideale, la perfetta boa attorno alla quale fare girare l’attacco.
E sì, Toni non sarà stato un campione, un fuoriclasse che quando tocca palla ti lascia a bocca aperta. Le difficoltà della sua carriera, soprattutto agli inizi, lo dimostrano. Ma è un giocatore intelligente che ha capito il calcio e il suo ruolo meglio di tutti e ha capito che il segreto per fare gol è semplice ma preciso. Luca Toni, ad un certo punto della sua carriera, ha scoperto questo segreto e gol dopo gol l’ha rivelato a tutti noi.