Loujain al-Hathloul, in carcere per aver difeso e rivendicato i diritti delle donne: ora è in sciopero della fame.
Per capire meglio la storia di Loujain al-Hathloul dobbiamo fare un passo indietro fino al maggio del 2018 in Arabia Saudita quando, insieme ad altre donne, si è resa protagonista della campagna per l’abolizione del divieto di guida per le donne e del sistema del guardiano maschile.
L’attivista saudita è stata arrestata il 17 maggio 2018, da quel giorno Loujain è finita nella prigione di Dhahban, qui insieme ad altri attivisti è stata vittima di molestie sessuali, torture e maltrattamenti. Stando alla denuncia portata avanti da Amnesty International i prigionieri hanno subito ripetute torture da elettrocuzione e fustigazioni.
Loujain al-Hathloul, dall’arresto allo sciopero della fame
Negli ultimi sei mesi Loujain al-Hathloul, come molte altre donne della prigione di Al-Ha’ir, è stata privata del diritto di contattare la sua famiglia, lo racconta sua sorella con un post su Twitter. Per questo motivo, denuncia, Loujain è in sciopero della fame dal lunedì 26 ottobre 2020.
L’attivista ha potuto vedere i sui genitori, ma come racconta sua sorella Lina: “Non è stato un buon incontro. Nostra sorella ha bisogno del nostro sostegno per lo sciopero della fame che sta facendo per sostenere i suoi diritti.”
A causa del Covid-19 le visite dei famigliari sono state ridotte moltissimo, tuttavia non è chiaro il motivo per cui a molte prigioniere negli ultimi sei mesi è stato proibito di poter contattare i propri cari anche solo telefonicamente.
My parents had a visit with Loujain today – it was not a good meeting. Loujain needs our support as she is going on a hunger strike. We will be releasing an action to support Loujain ASAP. Please watch this space https://t.co/NKORhzVG0m #FreeLoujain https://t.co/P8HiLahlwE
— Lina Alhathloul لينا الهذلول (@LinaAlhathloul) October 26, 2020
La denuncia di Amnesty International
Negli ultimi anni Amnesty nternational si è impegnata affinché sulla storia di Loujain e di molti altri attivisti come lei non cada mai il silenzio. Lynn Maalouf, direttrice delle ricerche di A I sul Medio Oriente denuncia: “Non solo è privata della sua libertà da quasi due anni, ma in carcere Loujain è stata torturata, ha subito violenza sessuale ed è stata posta in isolamento.”
Il processo all’attivista è iniziato il 13 marzo 2019 presso il Tribunale penale speciale di Riad, le varie udienze sono state svolte a porte chiuse ed è stato impedito l’accesso in aula a diplomatici e giornalisti. Amnesty chiede che le accuse contro Loujain cadano e che la donna sia immediatamente rilasciata.