Lotta, lavoro e cultura. L’Hotel Bauen non si sgombera

Hotel Bauen

A Buenos Aires e stato disposto lo sgombero per lo storico hotel Bauen recuperato dai lavoratori. La resistenza scalda i motori.




L’Hotel Bauen, uno degli emblemi delle lotte delle imprese recuperate ed autogestite dai lavoratori Argentini è a rischio sgombero, ma i lavoratori dopo una lotta durata 14 anni, non hanno alcuna intenzione di andarsene

L’albergo di Callao 360, in pieno centro di Buenos Aires, fu costruito con un prestito statale, concesso all’ora defunto impresario Marcelo Iurkovich da parte della dittatura civico-militare, durante il piano speciale di ampliamento delle infrastrutture turistiche previsto per i mondiali di calcio del ’78. Il debito non fu mai saldato, nonostante il gruppo impresario sia proprietaria del Bauen Suite, un hotel ubicato nello stesso isolato che gode di ottima salute economica, e conta innumerevoli investimenti immobiliari nella vicina e costosa zona di Puerto Madero.

L’hotel, che a seguito di un tentativo di vendita incompiuto nel 1997 era tornato nelle mani dei vecchi proprietari, chiuse i battenti per fallimento nel 2001 lasciando senza lavoro i suoi impiegati nel mezzo della crisi economica. Un piccolo capolavoro predatorio fatto di arricchimento grazie all’alleanza con la dittatura, distruzione dell’impiego, saccheggio di soldi pubblici e speculazione.

Tuttavia nel 2003 l’apparente perfezione del meccanismo fu spezzata da un gruppo di 30 lavoratori che non si erano rassegnati a restare senza nulla e, appoggiato dal movimento delle imprese recuperate e da una vasta composizione di movimenti sociali, occupò lo stabile. In poco tempo lo ristrutturarono, costituirono una cooperativa e continuarono a lavorare in autogestione rimettendone in piedi l’attività ed associando familiari e lavoratori disoccupati. Ad oggi l’hotel garantisce una fonte di sostentamento stabile ai 130 lavoratori associati. Negli anni ha sviluppato le caratteristiche di solidarietà, permeabilità ed attraversamento sociale che contraddistingue molte di queste esperienze autogestite. Il Bauen è sede sociale di altre imprese recuperate che non avrebbero altrimenti potuto registrare le proprie cooperative; ospita gratuitamente chi si deve recare alla capitale per ricevere delle cure speciali; nello stabile è sorto un teatro-auditorio dedicato alle madres di Plaza de Mayo, in cui hanno luogo talleres, attività culturali, presentazioni di libri e cicli di teatro; ospita e promuove numerose assemblee.

Nel 2005 la vecchia proprietà si fa avanti sotto altra veste. L’immobile risulta infatti acquisito nel 2001 dalla Mercoteles SA, una società costituita in cinque giorni con un capitale minimo e legata a Iurkovich figlio, che ora ne chiede lo sgombero, decretato dal giudice nel 2007. In risposta i lavoratori decisero di puntare alla legge nazionale di espropriazione. Ricorrendo a questo strumento in Argentina, con un voto a maggioranza semplice, camera e senato possono decretare l’utilità pubblica e l’uso dell’immobile può essere assegnato direttamente alla collettività di lavoratori in maniera permanente. La discussione parlamentaria però fu a lungo rinviata e passò alla discussione ed approvazione della camera solo a fine mandato del vecchio governo e tra la prima e la seconda sessione di voto sale alla presidenza Maurizio Macri. Sfidando i numeri avversi il Bauen riesce ad ottenere che anche il Senato si pronunci a favore dell’espropriazione. Il 21 dicembre 2016, però, interviene il veto del presidente. Ilrisultato è una intimazione da parte del giudice a rilasciare l’immobile entro il 19 aprile, data a partire dalla quale sarà data via libera all’intervento delle forze dell’ordine per sgomberare lo stabile.

La misura non arriva di sorpresa: come vari altri membri del suo governo, negli ultimi mesi tanto Macri come gli amministratori affini hanno dimostrato aperta ostilità verso le imprese recuperate, così come verso le altre esperienze di autogestione e le lotte dei lavoratori in generale. Maria Eugenia Vidal, governatrice della provincia, ha più volte fatto ricorso al veto delle leggi provinciali a cui spesso segue lo sgombero, ultimo di una lunga serie quello della metalmeccanica Acoplados del Oeste, per il quale è stato mobilitato un impressionante operativo di 600 poliziotti che hanno sgomberato e circondato la fabbrica. Molti dei lavoratori che provano a ricorrere a questo strumento si vedono ora sistematicamente apporre il veto alle leggi che gli assegnerebbero l’uso del bene o che rinnoverebbero il diritto di uso che gli permette di continuare il lavoro che portano avanti da anni. Contemporaneamente si sta assistendo ad un incremento dell’intervento preventivo alla bancarotta da parte della forza pubblica, volto ad interrompere la continuità lavorativa o prevenire le occupazioni.

https://youtu.be/VJ_q89S9ZBQ




L’attacco rivolto al BAUEN è quindi parte di un attacco perpetrato contro tutto il settore con la scusa di “non effettuare misure che risulterebbero gravose, privilegiando un gruppo particolare, senza che queste si traducano in un beneficio per la comunità in generale”. Una posizione audace da parte di chi non appena salito al governo ha erogato sgravi fiscali a grandi imprese ed ai gruppi vicini agli interesse della propria famiglia. Per i lavoratori in autogestione si pretende invece che lascino perdere proprietà privata ed investimenti pubblici e che si costituiscano in entità capaci di essere competitive, mentre la piccola imprenditoria del paese affoga. Di convertirsi in piccoli capitalisti con scarsa possibilità di sopravvivenza o di rientrare tra le file della disoccupazione per spingere i salari ancora più a ribasso mentre l’inflazione continua a salire incessantemente. Una situazione insostenibile per i lavoratori argentini – come testimonia anche lo sciopero generale del 6 aprile- accompagnata da una nuova ondata repressiva. La sostenibilità di cui si fa forte chi recupera ed autogestisce ciò che i padroni hanno abbandonato passa dal garantirsi collettivamente un lavoro ed una entrata dignitosi e, senza pretendere di essere un modello, si consolida nella saper esser stabile, attraversabile, aperta. Si basa, soprattutto, sulle delle nuove alleanze e relazioni solidali che scaturiscono da queste piccole fratture.

Ora i lavoratori si trovano di fronte ad una sfida tripla. Da una parte l’arduo compito di far ratificare la legge per ovviare al veto, operazione che sfida il possibile, con il governo contro e i 2/3 della camera necessari. Vanno poi sostenute le difficoltà del quotidiano, che li vede affrontare come molte la difficile situazione economica, con l’aumento delle tariffe esploso oltre il 300% e con la sfida di mantenere i clienti nonostante il persistere di un ordine di sgombero dall’alta risonanza pubblica. Ma la sfida principale in questo momento passa dal chiamare a raccolta tutti coloro con i quali in questi anni, hanno contribuito a creare o a cercare risposte nella costruzione di un futuro diverso, rottura su rottura, anche quando e laddove questo sembrava impossibile e le forze contro sproporzionate. L’11 aprile il BAUEN ha lanciato la campagna per la resistenza con una cena solidale che ha registrato il tutto esaurito e centinaia di presenze durante il quale è stato anche presentato il libro Bauen, l’hotel dei lavoratori uscito per l’occasione, che ripercorre in dettaglio la storia. Di fronte ad una platea gremita di sostenitori i lavoratori hanno ribadito la loro convinzione a restare e lanciato per il 19 un festival alle porte dell’hotel invitando tutti ad aspettare la mattina del 20 per scongiurare lo sgombero e dimostrare che quanto sta avvenendo non è affatto una questione che riguarda un piccolo gruppo di lavoratori.

 

Elisa Gigliarelli

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