Matteo Salvini è ossessionato dalle lacrime di Teresa Bellanova.
Ossessionato.
Da quando mercoledì sera la ministra – che all’età in cui Matteo Salvini giocava al “Pranzo è servito” su Canale 5 lei si spaccava la schiena tra le campagne e i caporali schiavisti della Puglia – si è lasciata andare a un momento di commozione, il leader della Lega ha pubblicato su Facebook otto post contro quel momento.
Senza contare gli altri social e le interviste su giornali, radio e tv.
Salvini da quel giorno è in preda a una ossessione quasi malata, disturbata.
Ma ovviamente è qualcos’altro.
In quel preciso momento in cui ha ceduto all’emozione Teresa Bellanova non stava parlando solo agli italiani.
Ma stava guardando negli occhi quella ragazzina di tanti anni fa che tra i campi del caporalato, stringendo i pugni, aveva promesso a sé stessa “Un giorno sarò qualcuno e metterò fine a tutto questo”.
E le ha risposto: “Ce l’abbiamo fatta”.
Ecco, in quel preciso, esatto momento, decenni dopo, Teresa Bellanova stava realizzando, seppur (sia chiaro) solo in minima parte, quella promessa fatta tanti anni fa a sé stessa e alle sue compagne.
E questo è qualcosa che Matteo Salvini non potrà mai, mai sentire.
Lui che da ragazzino e poi da adulto prometteva a sé stesso che avrebbe reso la Padania indipendente dall’Italia di mer*a, dai terroni parassiti, oggi si è ridotto a fingersi patriota e ad amare i disprezzati terroni pur di ottenere poltrone, fama e potere.
Lui, che ha fatto del tradimento a sé stesso la cifra della propria vita, e che ha vergogna a guardare negli occhi ciò che è stato, non può tollerare il successo e la coerenza altrui.
Soprattutto se di una donna.
E per giunta terrona.
Ecco perché l’ossessione per quelle lacrime.
E il terrore di quelle lacrime.
Ecco perché aizzare il popolo contro quella donna e quel momento di commozione.
Perché va distratto, il suo popolo, che abituato a foto di gattini e cagnolini non deve fermarsi a riflettere e ad apprezzare un successo. La concessione di diritti ad altri esseri umani, senza toglierne alcuno agli italiani.
Bisogna insegnare al suo popolo a odiare quella donna. Quelle lacrime. A disumanizzare quel momento di umanità.
Schiumando per la rabbia.
E mostrando, ancora una volta, tutta la propria miseria politica.
E umana.
Emilio Mola