Loro 1 di Sorrentino è arrivato, ironico, sensualissimo, dilatato. Strutturato in un crescendo, frustra le aspettative basilari degli spettatori non dando la visione di Silvio (Toni Servillo) se non a metà film. La prima parte è tutta su Sergio Morra (Scamarcio), magnaccia tarantino che tenta la scalata verso la cerchia del Berlusca con la sua donna Tamara (Euridice Axen).
I due protagonisti si muovono a tentoni, attraendo nella loro cerchia molte ragazze pescate per il bunga-bunga in Sardegna. Tra queste, l’albanese e sfrontata Kira (Kasia Smutniak). Si descrive più la vita sessuale dell’ambiente che la politica. Sorrentino non è attirato dalla retorica, ama la descrizione dei rapporti, le geometrie, l’onirico che fa breccia con animali e segnali per le scene come accenni degli sviluppi della trama.
Dopo una festa che è autentico omaggio psichedelico a The Wolf of Wall Street con un tocco da videoclip, Servillo entra in scena con fare in bilico tra maschera della Commedia dell’Arte e veridicità storica. Il grottesco ed il biografico si alimentano a vicenda.
Non meno efficace la Lario di Elena Sofia Ricci, donna insoddisfatta ed inquieta con molti rimpianti, velleità e desiderio di cambiamento.
Il Silvio del film ha simpatia, un effetto straniante per la maschera di trucco che porta l’attore all’immedesimazione e pianta i germi del secondo film, preannunciatosi come più inquieto.
Lele Marchitelli pensa alle musiche, Luca Bigazzi punta ad una fotografia patinata e naturale al contempo, Contarello aiuta il regista a puntare più sulla carezza che su toni penetranti e mette a segno colpi forti nella seconda parte.
La seconda metà del dittico, che uscirà il 10 maggio, andrà più a fondo per far esplodere le mine seminate in Loro 1. Il puzzle non è ancora completo: ciò che è ora possibile è solo una descrizione. Per il giudizio ultimo si dovrà aspettare il mese prossimo.
Antonio Canzoniere