L’oro nero inizia la sua corsa per raggiungere i livelli antecedenti al Covid-19. Un +3,04% per il petrolio, dove a New York il Light crude Wti raggiunge i 61,04 dollari al barile. Anche la variante europea Brent cresce del 2,83%, toccando i 64,65 dollari. Secondo Goldman Sachs la quota 70 dollari verrà raggiunta nei prossimi mesi. La ripresa dei corsi è dovuta a varie ragioni. La principale è la ripresa economica attesa nei prossimi mesi, seguendo l’andamento pandemico globale. Il 2020 è stato definito l’anno più difficile nella storia dell’industria energetica.
L’impatto dei lockdown ha colpito duramente questo settore, conseguenza della chiusura di molte industrie e delle frontiere. Ma adesso dilaga l’ottimismo per l’inizio della campagna vaccinale, che ha dato avvio alla politica del rialzo. Altro fattore è il lento ritorno alla produzione negli Stati Uniti dopo l’ondata artica che ha colpito il Texas. Il primo produttore USA di greggio aveva ridotto l’output nazionale di circa 4 milioni di barili al giorno e di 21 miliardi di piedi cubi di gas. I produttori Shale, per gli analisti, impiegherebbero le prossime due settimane per rimettere sul mercato oltre 2 milioni di barili al giorno.
Novità previste in data 4 Marzo
Si guarda adesso alla riunione Opec+ del 4 Marzo, che dovrebbe congelare l’attuale situazione per almeno un altro mese, permettendo ai grandi produttori di monitorare la politica energetica. La causa è la divergenza interna all’Opec+. L’Arabia Saudita e la Russia si pongono agli antipodi, tenendo col fiato sospeso gli altri Paesi produttori. La risoluzione delle divergenze rende cruciale la data del 4 marzo, e il seguente andamento del mercato del petrolio. Riyadh opta per la linea della cautela, nonostante i prezzi siano rimbalzati ai massimi di un anno. Mosca, invece, punta ad un ulteriore aumento dell’offerta. Sono i sauditi ad iniziare la manche con la prima mossa: 1 milione di barili al giorno di tagli volontari.
L’oro nero in rialzo, ed anche la benzina
Balzi in arrivo anche per i prezzi della benzina. A muoversi per primo è Eni, che aumenta di 1 centesimo il diesel. L’Italia è prima nella top ten europea e mondiale per il costo più alto di benzina e diesel, seguendo il trend in ascesa dell’oro nero. La compagnia tenta un recupero veloce dopo aver perso 8,6 miliardi in quello che è stato definito l’anno nero del petrolio.
Elena Marullo