Lori Lightfoot, Chicago – Donna, afroamericana e omosessuale; un tris storico che il mondo non scorderà facilmente: Lori Lightfoot, 56 anni ed ex-procuratrice federale, è oggi alla guida di Chicago, la terza città d’America.
Era dal 1837 che Chicago non accoglieva una donna a ricoprire la carica di sindaco; l’attuale primo cittadino si è aggiudicata la vittoria con il 74% dei voti. La sua avversaria Toni Preckwinkle, anch’essa democratica, è stata surclassata da una vittoria probabilmente inaspettata su suolo americano. La 56enne si trova ora a dover gestire una città travolta da un debito pensionistico di 28 miliardi, nonché dall’alto tasso di omicidi.
Voglio una città nella quale nessuno si interessa al colore della pelle. Né a chi amiamo, dal momento che si tratta di amore.
La campagna di Lori Lightfoot si è contraddistinta per la vena decisamente progressista, intenta a schiacciare la diseguaglianza sociale nelle zone di Chicago. I quartieri a sud e ad ovest della città, abitati da un’alta percentuale di “popolazione nera”, sono considerati i più poveri; esclusi dai principali punti di manovra finanziaria, non godono di alcun privilegio economico. La campagna del sindaco era inoltre decisa a “spezzare la corruzione politica”; oggi si può dire che la sua vittoria sottolinei la volontà della popolazione di voler cambiare in meglio.
Ragioniamo sulle “etichette”, ma solo per orientarci sul reale beneficio di un avvenimento simile: le definizioni “donna”, “omosessuale” e “di colore”, antropologicamente e in questo contesto, delineano uno status genuino, progressista, dall’aria di libertà e favoreggiamento etico. Benché, ovviamente, la candidatura diverrà facilmente motivo di fastidio per alcune modalità di pensiero, ciò che maggiormente riecheggerà sarà la forma mentis di un “mondo migliore”, la speranza di garantire un futuro dedito all’integrazione di ogni realtà civile a noi nota.
Se la scienza, lo studio sociopolitico e la consapevolezza storica non sono servite (paradossalmente) a far breccia nella mente delle persone, di certo sono avvenimenti come questi a spingere positivamente sull’acceleratore, lasciando un segno tutt’altro che banale. Si può dire che dalla candidatura di Barack Obama di cose ne sono successe e anche nel piccolo qualcosa ancora accadrà; resterà da vedere, ancora una volta, quali saranno i frutti futuri di queste “voci bianche”.
Eugenio Bianco