Una donna anziana si affaccia e saluta, con un ventaglio bianco tra le dita, la folla oceanica che ha invaso Corso Buenos Aires. Mani, sorrisi, urla:
tutti ricambiano il saluto di chi osserva l’immenso arcobaleno milanese del Gay Pride. Migliaia e migliaia di persone, un fiume accaldato e stanco compresso in un’afa terrificante. Il caldo però non ha spento l’anima e l’orgoglio di chi è sceso in strada, con gioia, per manifestare il proprio diritto alla serenità. La legge per le unioni civili è stato il primo di tanti passi… le cose da fare, però, sono ancora tante: ad esempio una legge contro l’omofobia. Il percorso, partito da Piazza Duca d’Aosta, è terminato in Porta Venezia, sede del palco. Il microfono è tra le mani di Antonio Andrea Pinna – Le perle di Pinna – e passa, dopo qualche battuta, al sindaco di Milano: Giuseppe Sala.
Il primo cittadino della città ha ricordato il suo primo Gay Pride: a San Francisco, nel 1983. Si ritrovò in mezzo a 300.000 persone e da quel momento, per lui, le cose sono cambiate. L’esperienza gli permise di vedere oltre, di capire che il mondo comprende tante storie differenti…
Sul palco si sono susseguiti Pierfrancesco Majorino e la madrina del Gay Pride di Milano: Paola Barale. Tante parole, discorsi sull’uguaglianza e anche qualche risata. Paola Barale, tornata da una vacanza per essere la primadonna del Pride meneghino, ha voluto ricordare il lieto evento di un amico e collega: Diego Passoni. Il conduttore radiofonico, proprio nel giorno dell’orgoglio, ha messo la testa a posto… unendosi civilmente al suo compagno. Per il finale è entrata in scena la popstar Alexia, con qualche brano del suo repertorio, una cover di Lady Gaga e una nuova canzone.
La folla pian piano si disperde, tra Corso Buenos Aires e le sue infinite vie… un uomo trasandato, ubriaco e a petto nudo, cammina distrattamente sul marciapiede. Tre ragazzi, reduci dal Pride, gli vanno incontro. Lui li scansa ed esclama: “ Brutte merde…”
Ognuno di noi porta in sé tanto dolore – da trasmutare in gioia – e un solo giorno di orgoglio forse è poco. Orgoglio, sempre e comunque. Perché il momento è questo e non domani. Perché nessuno può dire ad un altro cosa sia giusto e cosa no, per poi allontanarsi in silenzio.
e tanti coglioni!
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