La religione delle religioni
È ormai noto come l’ora di religione scolastica stimoli un dibattito improntato sulla dottrina cristiana e sull’eccessiva vena propagandistica della stessa. L’insegnamento della religione cattolica (IRC) come concordato da Stato italiano e Chiesa, prevede che siano riservate lezioni settimanali facoltative all’insegnamento della religione cattolica. È incredibile che questo concordato, introdotto nel 1929 dai Patti Lateranensi, sia ancora in vigore dopo quasi cento anni. In un secolo, il ventunesimo, che mira alla condivisione e all’apertura nei confronti delle altre culture e degli altri credi religiosi.
L’ora di religione, sebbene facoltativa, si concentra esclusivamente sulla propaganda della cristianità escludendo una visione aperta e al passo coi tempi. La laicità dello Stato, tanto fondamentale quanto a volte omessa, dovrebbe allargare il proprio spazio di manovra nei confronti di un equilibrio tra culture e credi assai diversi tra loro. Dovrebbe garantire in ambito scolastico lo studio e l’insegnamento di tutte le religioni e non solamente di quella cattolica. Inoltre, la giustificazione protratta dai massimi organi riguarda la condizione secondo la quale l’IRC comprende non solo l’educazione cattolica ma anche le differenze tra questa e le altre religioni. In ogni caso, il focus sembra essere puntato unicamente sulle dinamiche di stampo cristiano cattolico. La Costituzione garantisce il diritto di professare liberamente la propria fede religiosa. Questa libertà dovrebbe, altresì, esprimersi nella didattica quotidiana.
La Curia e la nomina anticostituzionale degli insegnanti
Vi è anche un altro discorso che si inserisce nel quadro dell’ora di religione: la nomina degli insegnanti. La nomina è gestita in larga parte dalla Curia che assegna i posti agli insegnanti sulla base di valutazioni (per loro) insindacabili e, quindi, arbitrarie. I docenti, pagati dallo Stato, sono abilitati all’insegnamento secondo una normativa influenzata fortemente dal gradimento degli organi ecclesiastici di competenza. Una normativa che non garantisce libero accesso a tutti i cittadini provvisti dei dovuti requisiti. Questa discriminazione, protrattasi nel tempo, vìola persino i diritti costituzionali garanti della libertà di inclusione.
La nomina anticostituzionale risulta, pertanto, un espediente volto ad assicurare al potere ecclesiastico maggiore controllo e spazio di manovra. È mai possibile che in questo paese nel 2022 siamo ancora costretti ad assistere all’intromissione della Chiesa nelle dinamiche pubbliche e amministrative? Un paese che si definisce laico ma che pecca costantemente di remissività nei confronti degli organi ecclesiastici.
L’ora di religione necessita di essere ripensata
È incontrovertibile (giusto o sbagliato che sia) il fatto che le religioni rasentano le fondamenta morali di un determinato contesto. Pertanto, la storia delle dottrine necessita di essere ripensata in favore dei soggetti che più di altri meritano un’ampia visuale sul mondo moderno: gli studenti. Il muro creato da una Chiesa che pretende l’egemonia di una sola fede e crea divario culturale preclude la possibilità di dibattito e accrescimento sociale. L’educazione improntata sullo studio delle culture religiose può alimentare la coscienza critica dello studente.
Altro caso piuttosto significativo e inaccettabile, è la discrezionalità resa come opportunità lasciata agli studenti: rendere facoltativo un insegnamento è quanto di più inopportuno possa fare la scuola nei confronti dei ragazzi. L’ora di religione dovrebbe essere garantita a tutti coloro che professano un’altra fede. L’IRC garantisce ciò, ma quanti studenti che si riconoscono in un altro credo partecipano effettivamente all’ora di religione? Pertanto, è necessario riflettere sull’obbligatorietà dell’insegnamento religioso a livello universale e, al contempo, rimuovere dal succitato acronimo la lettera “C”.
Lorenzo Tassi