Look beyond borders: guardami negli occhi

Look beyond borders

fonte: Ultima Voce

Amnesty International ha realizzato Look beyond borders basandosi sullo studio dello psicologo Arthur Aron. Nel 1997,  Aron pubblicò un saggio dal titolo “Experimental generation of interpersonal closeness” (Creazione sperimentale di intimità interpersonale).  Aron dimostrò che due sconosciuti si sentono più vicini e le loro vite entrano in contatto se si guardano negli occhi per quattro minuti. 

Si tratta di un film sperimentale, per ricordare l’importanza di vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona. Soprattutto in questi tempi che sembrano dominati dai conflitti e dalla divisione.

Look beyond borders: com’è nato questo film

L’idea di realizzare questo film è nata in Polonia. Amnesty International Poland e l’agenzia pubblicitaria polacca DDB & Tribal hanno applicato la teoria – sviluppata dallo psicologo Arthur Aron nel 1997 – alla crisi dei rifugiati.

Infatti, Look Beyond Borders – girato da Amnesty International Poland a Berlino nell’aprile 2016 – parte da un incontro simbolico di europei con profughi e rifugiati, per diventare una metafora universale.

Rifugiati scappati dalla Siria e dalla Somalia hanno incontrato persone provenienti da Belgio, Italia, Germania, Polonia e Regno Unito. Tutte persone “ordinarie”.

Hanno condotto questo esperimento a Berlino, vicino al Checkpoint Charlie, per due giorni.

Le scene non sono state preparate e le persone che si sono sedute di fronte all’altro non si sono mai incontrate prima. L’esperienza si basa interamente sulla spontaneità e sul carattere naturale delle reazioni.

Il risultato è straordinariamente positivo: il cortometraggio parla da sé.

Il video, Look Beyond Borders, vuole essere un messaggio europeo collettivo rivolto a tutti nel mondo. Il progetto è stato lanciato contemporaneamente in diversi paesi, oltre le frontiere e oltre la situazione specifica di ciascun Paese.

Raramente ci si guarda negli occhi. Tuttavia, grazie a questa esperienza è stato possibile dimostrare che un incontro tra persone estranee e provenienti da culture diverse può diventare particolare e profondamente ispirante.




Persone reali

Quando si parla del problema dei rifugiati, si usa un linguaggio disumanizzato, che riduce la tragedia umana a numeri e statistiche.

Eppure questa sofferenza riguarda persone reali, che hanno famiglie, persone care, amici; le loro storie, i sogni, gli obiettivi…

Proprio come noi.

Solo quando ti siedi di fronte a una persona e la guardi negli occhi, riesci a non vedere più solo un rifugiato anonimo, “uno dei migranti”. Ma noti l’essere umano davanti a te, un essere umano proprio come te.

Come dicevo, vent’ anni fa lo psicologo Arthur Aron ha scoperto che guardarsi negli occhi per 4 minuti può avvicinare le persone. Usando questa scoperta, Amnesty International ha deciso di condurre un semplice esperimento, durante il quale rifugiati ed europei si sono seduti uno di fronte all’altro e si sono guardati negli occhi.

Draginja Nadażdin, direttrice di Amnesty International Polonia, afferma

“Abbiamo deciso di condurre un semplice esperimento durante il quale rifugiati ed europei si sono seduti uno di fronte all’altro e si sono guardati negli occhi. Abbiamo registrato questi incontri molto umani e il cortometraggio parla da solo. Persone provenienti da diversi continenti che non si sono letteralmente mai viste prima, provano un legame straordinario.”

Look beyond borders sceglie Berlino

L’esperimento è stato condotto a Berlino. Non si tratta di una scelta casuale.

Berlino è la città simbolo del superamento delle divisioni e, in secondo luogo, sembra essere il centro dell’Europa contemporanea.

“Abbiamo condotto l’esperimento a Berlino perché la città simboleggia il superamento delle divisioni. In questo senso, la cosa più importante è dare alle persone il tempo di capirsi meglio e di conoscersi a vicenda “,

ha detto Hanna Waśko, uno degli organizzatori della campagna dell’agenzia pubblicitaria Big Picture.

Le persone sedute l’una di fronte all’altra non si conoscevano prima e si sono viste per la prima volta durante l’esperimento.

Una donna chiede all’uomo che siede di fronte a lei

“Vivi qui a Berlino?” – “sì, da 8 mesi. La vita a volte è bella, a volte no”.

È solo, senza la sua famiglia, racconta. I due si stringono le mani in segno di comprensione e contatto emotivo.

Il film mostra reazioni naturali e spontanee tra le persone che si incontrano per la prima volta in un magazzino vicino al vecchio valico di Berlino, dell’Era della Guerra Fredda, al Checkpoint Charlie. I rifugiati provengono dalla Siria e dalla Somalia e vivono in Europa da meno di un anno.

“Ci vuole un cuore di pietra per guardare questo video senza versare una lacrima. Oggi, quando il mondo appare pieno di divisioni e conflitti, vale sempre la pena guardare tutto dal punto di vista di un’altra persona. Troppo spesso quello che si perde nei numeri e nei titoli dei giornali è la sofferenza di persone reali, che come noi hanno famiglie, amici, storie, sogni e obiettivi. E se ci fermassimo per un momento e guardassimo chi sono veramente? “




Non solo numeri e statistiche…

Amnesty porta gli spettatori a riflettere su come spesso il termine “flusso migratorio” trasformi i suoi protagonisti in numeri e statistiche, dimenticandone la soggettività.

Persone comuni, che possono cogliere l’uno nell’altro semplicemente gli aspetti che li accomunano.

I confini esistono tra Paesi, non persone. Ed è imperativo che i nostri governi inizino a mettere le persone davanti ai confini e al proprio guadagno politico a breve termine.

Giulia Chiapperini

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