L’Onu contraria al voto in Libia entro il 2018

L'Onu contraria al voto in Libia

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite boccia la proposta francese delle elezioni presidenziali in Libia il 10 dicembre 2018. Al contrario, nella sua ultima riunione, l’Onu ha deciso di prolungare la missione Unsmil per almeno un altro anno.

Tra gli Stati che hanno appoggiato questa soluzione, l’Italia e gli Stati Uniti, favorevoli al documento, redatto i nove punti dal Regno Unito, nel quale si chiedono elezioni “il prima possibile, purché siano presenti le necessarie condizioni di sicurezza, tecniche, legislative e politiche“.

Le dichiarazioni dei rappresentanti politici

In una precedente riunione del Consiglio di sicurezza (di cui gli Usa sono presidenti di turno), Jonathan Cohen, ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, e vice rappresentante permanente americano all’Onu, aveva avvertito che “l’imposizione di scadenze false si ritorcerà contro la Libia” e, presumibilmente, porterà a divisioni ancora maggiori di quelli attuali.

Per l’Italia, precedenti dichiarazioni era state pronunciate dall’ambasciatrice italiana Mariangela Zappia: “C’è una data, il 10 dicembre, stabilita a Parigi in un contesto particolare. L’Italia sarebbe felicissima di rispettarla, ma preferiamo considerarla un obiettivo, certamente non in maniera prescrittiva. Se non ci sono le condizioni è difficile tenere il voto“. Anche il collega Giuseppe Perrone, in un’intervista di mezza estate a Libya Channel, si mostrava favorevole a rimandare il voto: “Le elezioni richiedono una serie di passi preventivi in mancanza dei quali si crea caos e conflitto“.




La risposta dell’Eliseo

Nonostante la decisione del Consiglio di sicurezza, Parigi – mediante il suo portavoce del ministero degli Esteri – dichiara: “La Francia continuerà con i suoi partner a sostenere gli sforzi delle autorità libiche e delle Nazioni Unite per garantire il proseguimento del processo politico ed in particolare le condizioni per la tenuta di elezioni entro la fine dell’anno“, lasciando intendere che l’Eliseo punta ancora al voto per il 10 dicembre. Un punto, questo, sul quale i negoziati sembrano poter andare avanti ancora per mesi, in vista della conferenza sulla Libia organizzata dal governo italiano in Sicilia, alla presenza anche del generale della Cirenaica.

Alleata del generale Khalifa Haftar che, a sua volta si oppone al governo di Fayez al-Sarraj riconosciuto dall’Onu, la Francia cerca di rimanere un attore di primo piano nello scacchiere libico. In un comunicato della diplomazia francese, infatti, si dichiara che “La Francia è convinta che solo una soluzione politica, sotto l’egida delle Nazioni Unite, permetterà di stabilizzare la Libia in modo duraturo. Questo è l’obiettivo della roadmap del Rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, Ghassan Salamé, e il senso degli impegni assunti a Parigi il 29 maggio scorso dai principali protagonisti libici. E’ anche la volontà manifestata dai libici iscrittisi massicciamente nelle liste elettorali“.

A tali dichiarazioni, il ministro degli Esteri Moavero, mostrandosi in disaccordo con Parigi, risponde: “Non cerchiamo il bisticcio con la Francia ma non desideriamo nemmeno subire imposizioni“. Poi assicura: “Esiste l’idea di operare insieme“.

Il Parlamento di Tobruk e il referendum costituzionale

Nel frattempo, in Libia, il Parlamento di Tobruk ha approvato la legge per tenere l’atteso referendum costituzionale. Inoltre, il portavoce della Camera dei Rappresentanti, Abdullah Bliheg, in un video pubblicato sul sito istituzionale della Camera dei rappresentanti, ha annunciato che la Camera «si riunirà lunedì prossimo per modificare la dichiarazione costituzionale».

A votare la legge sarebbero stati solo 32 deputati, riferisce l’Ansa citando fonti anonime. Tuttavia, nel Piano di azione per la Libia, questa legge è pur sempre un passo in avanti verso le lo svolgimento delle elezioni.

Domenico Di Maura

 

 

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