In tutte le lingue del mondo esiste questo adagio: “Ciò che gli occhi non vedono, il cuore non sente”. Ebbene, non c’è niente di più falso. Quanto più lontani stanno, tanto più vicino al cuore sono i sentimenti che cerchiamo di soffocare e dimenticare.
E’ alla “lontananza”, in tutte le sue dolci-amare sfaccettature, che abbiamo dedicato il tema di Novembre di “Parabola” il contest di Ultima Voce dedicato alla “parola” in versi, alla poesia in tutte le sue sfaccettature.
Tra i componimenti presentati, a conquistare la preferenza dei nostri lettori è stato quello di Stella Gallello, giovane scrittrice calabrese – classe 1991 – Laureata in Filologia moderna orgogliosamente “cum laude” presso l’Università della Calabria. Ci racconta “Da sempre ho sviluppato una profonda sensibilità e ho coltivato la passione per la scrittura, iniziando a comporre le mie poesie durante gli anni del liceo“, arrivando già a pubblicare la sua prima raccolta di componimenti.
Come definiresti la poesia? Cosa rappresenta, qual’ è la sua “funzione”?
La poesia è un mezzo per conoscersi, restando sempre indefiniti. Scrivere poesie è una necessità soggettiva, un modo per superare incertezze e cercare risposte agli interrogativi che la vita ci pone. La poesia riesce in poche righe a portare alla luce pensieri, sentimenti, emozioni, desideri che, altrimenti, rimarrebbero imprigionati nel nostro inconscio. Essa rappresenta una forma di resilienza, oltre che di conoscenza del sé, soprattutto dopo una “caduta” o una perdita della propria identità; è strumento salvifico, che ha la funzione di attenuare il dolore, trasformandolo in arte.
E nello specifico, come definiresti la tua poesia? Quale ruolo occupa nella tua vita?
La poesia è immaginazione, consolazione, evasione, possibilità di creare una realtà parallela o verosimile, che consenta al cuore e alla mente di ritrovare una dimensione più congeniale. Attraverso l’essenzialità della parola, la brevità, il ritmo, l’ironia, la mia poesia vuole essere messaggera di bellezza e verità. Essa è stata essenziale nel mio percorso di crescita, ha avuto e continua ad avere un ruolo importante nella mia formazione artistico-letteraria.
Cosa, o magari chi, ha ispirato il pezzo presentatoci?
La poesia “Il tuo nido ogni stagione” fa parte della raccolta “Immagine”, dove tra i temi trattati emerge quello amoroso. In questo componimento traspare anche il tema della lontananza: il soggetto in questione sembra distante, ubicato in un’altra città rispetto a chi parla. I motivi che lo tengono lontano sono principalmente lavorativi, quindi sono la necessità, la sopravvivenza, la vita stessa a separare: a volte bisogna lasciare il proprio “nido” per volare altrove, così come sono costrette a fare le rondini. Il viaggio può essere allettante per chi vola, meno per chi attende. L’immagine di un nido che accoglie e si svuota è insieme triste e gioiosa, perché è vero che emerge l’impossibilità di raggiungere chi è distante, ma resta comunque l’illusione, la consolazione di un ritorno con la bella stagione che rende dolce l’attesa. La poesia s’ispira al celeberrimo componimento di Giovanni Pascoli, X agosto. Qui, però, è la morte ad impedire alla rondine il ritorno al nido, che attende invano nell’ombra, così come impedisce al padre del poeta di ritornare dalla sua famiglia che lo aspetta. In entrambi componimenti il nido rappresenta un posto in cui rifugiarsi dal male, trovare serenità e sicurezza, anche per periodi momentanei. Il poeta si rifugia nel nido dell’arte.
Vi lasciamo così ai versi di Stella Gallello, invitando a scoprire il nuova tema per il mese di Dicembre!
“Il mio nido ogni stagione”
Sei come una rondine
che si attende a primavera,
e, quando arriva,
si fa sentire
con il suo canto,
la sua bellezza,
con la sua voglia di vivere!
Io sono solo il tuo nido ogni stagione,
la ragione per cui torni.
Sollazzi;
manchi tanto in quei giorni!
Dove voli?
Io non posso raggiungerti.
Qualora avrai freddo,
sarò felice di accoglierti.