L’omicidio di Antonella Lopardo, uccisa con 30 colpi di pistola al posto del marito

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Antonella Lopardo è la seconda donna assassinata nel Cassanese nel giro di un anno. La donna è stata uccisa martedì sera con 38 colpi di kalashnikov.  L’obiettivo di quello che sembra essere a tutti gli effetti un agguato della ‘Ndrangheta era in realtà suo marito, Salvatore Maritato, esponente del clan Forastefano e coinvolto nell’inchiesta antimafia “Omnia”.

Antonella Lopardo, parrucchiera quarantanovenne, è stata la vittima di un agguato della ‘Ndrangheta che ha avuto luogo martedì sera presso la sua stessa abitazione a Sibari, frazione di Cassano allo Ionio nel Cosentino, nella quale viveva con il marito Salvatore Maritato, ritenuto vicino alla cosca Forastefano e già noto dalle forze dell’ordine perché coinvolto nell’inchiesta “Omnia” condotta dalla Dda di Catanzaro nel 2007. Il vero obiettivo dei sicari, infatti, sembrava essere proprio lui, ma a perdere la vita è stata invece sua moglie. Al momento dell’omicidio, i due guardavano la televisione e intorno alle 22 sono stati interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Antonella si è avvicinata alla finestra per capire chi fosse arrivato a far visita ad un orario così insolito, quando è stata freddata da una violenta scarica di proiettili, circa 30 colpi di arma da fuoco, probabilmente un fucile automatico kalashnikov insieme ad una pistola semiautomatica, sparati dall’esterno verso l’ombra della donna che si era avvicinata alla finestra.

L’ennesima vittima innocente della criminalità organizzata

Salvatore Maritato, titolare di una pompa di benzina nei pressi della stazione di Sibari, è rimasto incolume. Durante la sparatoria si è riparato dietro un muro attendendo che l’agguato terminasse. I sicari, infatti, non notando altri movimenti all’interno dell’appartamento e pensando non fosse presente nessun altro, sono subito fuggiti con un complice che li aspettava all’interno di un’autovettura rubata, la quale è stata successivamente incendiata e ritrovata poi dalle forze dell’ordine lungo la Statale 106. Al momento dell’interrogatorio con gli inquirenti, Salvatore ha riferito di non aver visto in faccia chi fossero i due killer, Non ho visto chi ha sparato, era buio e mi sono precipitato a soccorrere mia moglie”  ha detto non fornendo indicazioni sui possibili motivi dell’agguato. Dalle indagini, emerge che probabilmente gli assassini erano appostati da diverse ore lungo la contrada Cicchitonno di Cassano, attendendo che il signor Maritato uscisse di casa per poter eseguire l’omicidio. Il tempo però non ha collaborato e la forte pioggia verificatasi durante la giornata di martedì nella zona di Sibari ha fatto sì che Maritato restasse a casa. Così i killer hanno deciso di passare all’azione senza aspettare movimenti e si sono diretti verso l’abitazione. Alla vista dell’ombra di Antonella dietro la finestra i due assassini hanno dato inizio alla sparatoria, uccidendo la donna con circa 30 colpi calibro 7,62 e calibro 9×21 di arma da fuoco, tra mitragliatore Ak 47 e pistola semiautomatica, che l’hanno colpita al volto e al torace.

L’obiettivo dell’agguato: il marito di Antonella Lopardo

I carabinieri della Compagnia di Cassano allo Ionio, insieme ai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza, sono intervenuti sul luogo dell’accaduto ed hanno avviato immediatamente le indagini per poter ricostruire la dinamica dei fatti e comprenderne le motivazioni, con l’aiuto del magistrato di turno e il medico legale per i primi esami esterni sul corpo. Nonostante non vi sia ancora nessuna sicurezza a riguardo, la dinamica dei fatti sembra essere riconducibile al modus operandi della ‘Ndrangheta. Tra le diverse ragioni che hanno rinondotto a questa ipotesi, vi è principalmente il profilo criminale del marito di Antonella, Salvatore Maritato, il quale ha diversi precedenti. Maritato rappresenta un volto già noto per le forze dell’ordine, in quanto vecchio affiliato del clan Forastefano, all’interno del quale ricopriva il ruolo di riscossore del pizzo. Egli fu infatti condannato a 4 anni di carcere con l’accusa di associazione mafiosa durante la maxioperazione antimafia “Omnia” condotta dalla stessa Dda di Catanzaro, inchiesta che disarticolò la cosca guidata a Cassano e Sibari da Antonio e Vincenzo Forastefano.

Il “far west” della ‘Ndrangheta

Ad esprimersi sull’accaduto è Ferdinando Laghi, consigliere regionale, il quale ha definito queste dinamiche come “da far west”. In particolare, Laghi ha affermato:

“Ancora un fatto di sangue macchia la Sibaritide e il Pollino. Ancora la ‘ndrangheta apre il fuoco spaventando ulteriormente la società civile dopo tre omicidi nel giro di un anno. È fondamentale che questi comportamenti da far west vengano contrastati con la massima fermezza. Non possiamo tollerare questa violenza che, senza timori e remore, spara all’impazzata a colpi di kalashnikov. Confido – continua – nell’alacre lavoro degli inquirenti della procura della repubblica di Castrovillari in stretto contatto con la Dda di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Da parte mia, la massima collaborazione, assieme ai colleghi della Commissione dedicata, al contrasto di questa piaga che alligna in un territorio meraviglioso e ricco di storia come la Sibaritide”.

Da anni la zona di Sibartide è costellata di morti e tentati omicidi, crimini che non risparmiano neanche donne e bambini. Antonella Lopardo è infatti la seconda donna assassinata nel Cassanese nell’arco di un solo anno. Lo scorso aprile fu uccisa Hanene Hendli, assieme al suo compagno pregiudicato Maurizio Scorza, i quali corpi furono trovati nelle campagne al confine tra i comuni di Cassano Jonio e Castrovillari, crivellati come quello di Antonella.

Simone Acquaviva

 

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