Non serve essere dei fotografi professionisti per apprezzare le mostre proposte nel Festival della Fotografia Etica a Lodi: nel bene o nel male, colpiscono dritto al cuore qualsiasi spettatore. Alla sua settima edizione, il festival è visitabile tutti i weekend di ottobre dalle 9.30 alle 20 (salvo alcune mostre che chiudono alle 18).
C’è “Revogo”, il lavoro di André Liohn durato tre anni che lo ha riportato nella sua terra natia, il Brasile, per documentarne la violenza con il metodo del reportage di guerra. Tramite i suoi scatti, Liohn ha voluto “rievocare” alla memoria l’idea che la delinquenza cronica che esiste in Brasile possa essere paragonabile a una guerra. Pensandoci bene, il fil rouge tra queste due realtà è la consapevolezza di poter morire violentemente in un qualsiasi momento. Tuttavia, guerra e delinquenza si distinguono per il fatto che, nella prima, il semplice dialogo non rappresenta più una soluzione, mentre un dialogo obiettivo potrebbe ancora tenere a bada la seconda. Il problema in Brasile è che ci sono argomenti politici troppo deboli. Ecco allora che, nella foto più emblematica del reportage, la donna cade preda dell’uomo su un palco durante uno squallido show erotico, sotto gli occhi e le mani di tutti, solamente per accaparrarsi il magro premio messo in palio dalla Devassa, un marchio di birra che significa “volgare, promiscua”.
C’è poi l’esperienza di Dmitrij Leltschuk, che ha trascorso circa tre settimane nel villaggio di una comunità del gruppo etnico Komi, nell’omonima Repubblica in Russia. La loro unica fonte di sostentamento è l’allevamento delle renne, fortemente minacciato dall’industria del petrolio, che inquina i territori dove questa popolazione ha le sue radici.
“A Life in Death” è il toccante racconto per immagini proposto da Nancy Borowick, che ha documentato con grande coraggio la battaglia dei suoi genitori, ammalatisi di tumore nello stesso periodo e morti a breve distanza di tempo. Magnus Wennman ha voluto mostrare i luoghi “where the children sleep”, dove dormono i bambini, quelli sfuggiti alla guerra in Siria.
E ancora: paradisi fiscali, political theatre, sfruttamento minorile, Ku Klux Klan e tanti altri argomenti all’ordine del giorno ma anche realtà sconosciute, catturate dalle abili mani dei fotografi che hanno preso parte a questa rassegna. La componente etica si concretizza anche nella partecipazione al festival di ONG e organizzazioni, come ad esempio Greenpeace, che si occupano di tematiche sensibili dal punto di vista sociale. Il Festival della Fotografia Etica offre importanti spunti di riflessione dando allo stesso tempo l’opportunità di visitare Lodi: le mostre sono distribuite infatti in vari palazzi del centro città.