Lockdown a Torino: la povertà che genera tensioni e malcontento

Lockdown a Torino: la povertà che genera tensioni e malcontento

La città di Torino si ritrova a fronteggiare l’emergenza Coronavirus attraverso il lockdown: una misura di sicurezza che sta coinvolgendo tutta l’Italia.

L’epidemia ha innescato quella bomba che da tanto, troppo tempo, era pronta ad esplodere: la povertà.

La crisi economica, che da anni sta provocando una drastica diminuzione dei locali commerciali aperti, ha alimentato quella fiamma di disperazione e di paura nei confronti di una città che fa fatica a ripartire.

Ancora prima dell’emergenza covid-19, la regione Piemonte è stata classificata come una delle più povere di tutto il nord d’Italia; questo dato non ha stupito i torinesi, che da tempo hanno visto i negozi del centro storico chiudere le saracinesche per sempre.

Nel giro di dieci anni sono stati quasi 8mila le attività che non sono riuscite a combattere la crisi; una delle ultime ad aver alzato bandiera bianca è stata proprio la storica libreria Paravia di Torino.

Nessuno avrebbe mai pensato di ritrovarsi in coda al Monte dei pegni di via Botero 9, sin dalle prime luci dell’alba; eppure, il lockdown forzato, per proteggere la popolazione da un male invisibile, ha portato anche a questo.

Centinaia di persone, da Torino e provincia, hanno atteso il proprio turno per poter impegnare oggetti preziosi in cambio di denaro per il sostentamento della propria famiglia. Molti cittadini sono stati costretti a tornarci più volte a causa delle code e delle misure di sicurezza che impongono la distanza ed il divieto di assembramento.

Il malcontento generale sta causando non pochi problemi: lo si è potuto riscontrare nella giornata di ieri, quando due uomini hanno rapinato un anziano in corso Giulio Cesare a Torino. L’uomo, nonostante lo spavento, è riuscito a contattare il 112. Le Forze dell’ordine sono intervenute nell’immediatezza, bloccando i malviventi.

Al momento dell’arresto, però, un gruppo di antagonisti è intervenuto in difesa dei presunti rapinatori, facendo scoppiare il caos. Un episodio di criminalità che ha fatto leva sui disagi provocati dal Coronavirus:



Il virus lo hanno portato loro. Ci stanno facendo ammalare-ha urlato uno speaker al megafono-Non ci danno i soldi per sopravvivere. E’ ora di scendere in strada e dare alla polizia e ai politici quello che loro stanno dando a noi.

Così i dimostranti hanno cercato di giustificare il comportamento dei due malintenzionati, invitando tutti i residenti della zona ad occupare le strade in segno di protesta.

La sindaca Chiara Appendino ha commentato così la vicenda:

Esprimo la più ferma condanna mia e della Città di Torino rispetto ai fatti di violenza che sono avvenuti nel primo pomeriggio di oggi in corso Giulio Cesare.

Penso che da settimane , milioni di cittadini stanno facendo sacrifici enormi per tutta la comunità: dagli ospedali, alle strade, dai trasporti pubblici alle aziende chiuse, fino alle case di ogni singola persona.

Sacrifici di ogni genere di cui siamo pienamente consapevoli. Fisici, sociali, economici, psicologici. E penso che quelli di oggi siano gesti non etichettabili solo come palese ignoranza, ma come ferma volontà di vanificare gli sforzi collettivi e di mettere a rischio la salute di tutti. Nel peggiore dei momenti possibili. Spero che i responsabili possano rispondere dei loro gesti.




Insomma, il malcontento alimentato da questo lockdown non fa che creare sempre nuove tensioni. La popolazione  si ritrova catapultata dentro ad un vortice, fatto di paura ed instabilità economica.

La criminalità cerca di corrompere le menti annebbiate dalla rabbia e dal dolore di aver perso la propria attività o dalla paura di vedere il proprio frigo vuoto e di non poter provvedere ai bisogni della propria famiglia. Questo senso di smarrimento e di angoscia che ci accomuna, soprattutto in questo periodo, mette a dura prova il nostro senso civico e la nostra pazienza.

Non possiamo lasciare le persone in balia degli eventi e non possiamo continuare a giustificare la delinquenza, come se fosse l’unica alternativa possibile.

Il lockdown ci impone il rispetto dei confini, muri invisibili tra noi ed il mondo esterno, ma queste sono regole che siamo tenuti a rispettare per il nostro bene e per quello della collettività.

 

 

Silvia Morreale

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