Load Shedding in Sudafrica: le conseguenze di uno Stato fallito

load shedding in Sudafrica

Il Sudafrica si avvicina al prossimo inverno con le prospettive peggiori: il load shedding sta superando le 12 ore al giorno. Le radici del load shedding in Sudafrica si nascondono tra l’alta criminalità, la cattiva gestione e una classe dirigente corrotta. 

Che cos’è il load shedding in Sudafrica

Il load shedding in Sudafrica – letteralmente il “taglio dell’energia” –  è una forma di razionalizzazione energetica che le aziende pubbliche e private possono attuare. Questo sistema di risparmio, attuato negli ultimi mesi in Sudafrica, ha dimostrato come possano svilupparsi delle drammatiche disuguaglianze sociali, tali da mettere in crisi la sussistenza della vita dei più poveri. Il load shedding in Sudafrica significa non poter seguire una riunione online per più di un’ora, pagare l’energia a carissimo prezzo, avere un collegamento precario che dipende da un generatore, che presto si scaricherà.

L’interruzione di energia è decretata in base al rapporto tra domanda e offerta sul mercato: nel momento in cui la domanda di energia elettrica supera ciò che un’azienda può offrire, allora questa programmerà il taglio. In Sudafrica, l’ente pubblico di riferimento è la Eskom, che ad oggi è sull’orlo del collasso. Ogni fase di load shedding, lo scorso novembre, durava circa due ore: in quest’ultimo mese i tagli registrati sono stati superiori alle 4 ore. Il load shedding colpisce le attività private, come i supermercati, e le abitazioni di qualsiasi cittadino. Questo fenomeno avviene principalmente nelle aree più popolari, mentre nei quartieri di classe medio-alta il disagio è più ponderato. Per potersi organizzare, i cittadini usano un’applicazione in cui possono informarsi riguardo la programmazione dei tagli e gli orari relativi.

Come funziona il taglio dell’energia 

Il load shedding in Sudafrica viene pianificato sull’intera popolazione dello stato e prevede, di base, la sospensione di energia nelle ore notturne. La Eskom fornisce per primi i servizi pubblici come ospedali e scuole, che devono garantire lo svolgimento delle attività. Tutti gli altri, devono adattarsi a generatori o, nel peggiore dei casi, vivere al buio. Il load shedding è la conseguenza della crisi economica che si è abbattuta sulla Eskom, che non è più in grado di produrre energia a causa dei frequenti guasti alle sue centrali elettriche e anni di corruzione. Il load shedding prevede una disposizione in stages, cioè degli stadi. Questi stadi possono variare da 2 a 4 ore di blackout, anche se nell’ultimo mese hanno raggiunto livelli più alti. Le ore della giornata in cui si effettua i tagli elettrici sono quelle della prima mattina e della notte.

La Eskom però ha investito anche delle quote finanziarie su alcuni servizi pubblici, come scuole e università. Questo significa che, nel caso di una crisi come questa, anche lo svolgimento dell’insegnamento può essere compromesso. E come nel domino, il problema della mancanza dell’elettricità scatena un’altra difficoltà: quella della sicurezza nelle strade. Il Sudafrica è infatti uno degli Stati con il più alto tasso di violenza sessuale e fino ad oggi non ha mai prevenuto questo incontrollabile disagio sociale. Le Università infatti hanno deciso di agire autonomamente al riguardo, per salvaguardare la salute e la sicurezza dei loro studenti. Inoltre, come anche ha dichiarato la rappresentante della Cape Peninsula University of Technology, Lauren Kansley, i docenti hanno provveduto a riorganizzare le ore e le modalità di lezione. 

Stato di calamità

Lo scorso febbraio, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato lo “Stato di calamità” poiché le interruzioni di energia arrivavano a coprire anche 8 ore in una giornata. Pochi giorni fa si è registrato un taglio di 12 ore a Johannesburg. Il load shedding in Sudafrica dunque sta provocando ancora forti disagi a famiglie e aziende in una nazione di 60 milioni di persone. 

Lo stato di calamità e la mala gestione della crisi sociale di quest’ultimo anno hanno suscitato proteste da parte di molti cittadini e di ONG. Tra queste ultime, ci sarebbe OUTA che crede che i disastri economici siano il risultato di un governo altamente corrotto. Il caos governativo è esploso soprattutto all’inizio del 2023, quando l’ex amministratore delegato di Eskom si è dimesso accusando il governo di alta corruzione e di abusi fiscali. André De Ruyter ha dichiarato infatti di non essere in grado di risolvere i problemi che Eskom ha accumulato nel corso degli anni, sopratutto i molteplici debiti. Tra l’altro, al situazione è ora ancor più complessa a causa delle grandi difficoltà che l’economia globale sta riscontrando con il prolungarsi della guerra russo-ucraina. 

Stato di criminalità

Il Sudafrica è anche uno stato che registra i più alti tassi di violenza e criminalità. Una vasta fetta di questi fenomeni si concentra sul sabotaggio di aziende come la Eskom, che tentano di incrementare l’utilizzo di energie rinnovabili al posto del carbone. De Ruyter è stato costretto, a seguito di un tentato avvelenamento, a lasciare il ruolo di amministratore delegato dell’azienda e il paese stesso. In un’intervista, ha sostenuto che molti uomini coinvolti nell’economia fanno parte di cartelli mafiosi che rendono impossibile il lavoro. L’estrema illegalità è, ancora una volta, complice delle istituzioni governative.

Il Congresso Nazionale Africano (ANC), protagonista storico delle lotte contro l’apartheid, è il partito che sin dalle prime elezioni, nel 1994, è stato coinvolto nelle attività corrotte. Sono stati identificati più di 60 siti in cui il carbone di buona qualità viene rubato. Insomma, criminalità e blackout sono i due grandi problemi del Sudafrica che stanno causando anche degli ingenti inquinamenti che si stanno ripercuotendo sulla salute delle persone. Dagli ultimi dati, sono stati registrati impatti disastrosi di natura non solo economica ma anche sanitaria e ambientale. I generatori, usati come sostitutivo all’elettricità, sono infatti causa di inquinamenti sonori e aerei. Lo Stato africano inoltre è classificato come il 14esimo più grande emettitore di anidride carbonica al mondo, nonostante la sua arretratezza economica che lo vede alla 33esima posizione. 

“La fase otto è una possibilità”: il nuovo programma di Load shedding in Sudafrica

Non trovando la luce in fondo al tunnel – nel vero senso della parola – l’Eskom lo scorso giugno ha dichiarato che è molto probabile un load shedding di ottava fase. Questo significa che i tagli arriveranno a 12 ore di blackout. La mancanza di energia per 12 ore, come ha fatto sapere l’azienda , potrebbe prolungarsi anche per il resto del prossimo inverno, visto che al momento non è in grado di rifornire le riserve di emergenza. Significa quindi che la situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi, dato che il Sudafrica è lo Stato più prossimo al Polo Sud.

Nell’ultimo mese inoltre numerose centrali – se ne contano almeno tre – hanno interrotto il servizio per mal funzionamento. Sarebbe questa la causa principale degli imprevisti limiti di capacità. Le imprese sudafricane, già precedentemente colpite dalla pandemia, sono sempre più in crisi: è aumentato anche il numero di disoccupati e senzatetto nelle strade del paese. 

Le conseguenze dell’estrema globalizzazione

Il problema del load shedding in Sudafrica è mostruosamente grande. Questo fenomeno è la conseguenza degli alti tassi di criminalità e disuguaglianza, dell’economica stagnante e di una classe dirigente corrotta. A fronte di queste drammatiche previsioni, si temono periodi di rivolte sociali. I sindacati sono in allarme poiché, con il fallimento di aziende e centrali, ci saranno molte perdite di posti di lavoro. Il Sudafrica si trova, al momento, in un vicolo cieco.

Quello in cui viviamo è un mondo che si serve dell’energia come risorsa necessaria alla sopravvivenza. L’energia ci connette al resto del mondo, ci permette di lavorare e di muoverci, è indispensabile nella vita umana del post rivoluzione tecnologica. Inevitabilmente, quello che sta avvenendo in Sudafrica, andrà ad aumentare le disparità sociali a cui già i paesi del “terzo mondo” sono condannati. C’è chi ha tutto e chi non ha niente. Ma non serve comparare i paesi del mondo per capire che c’è una forte disuguaglianza. Nelle tre capitali sudafricane, ci sono persone che viaggiano in auto di lusso e sfrecciano davanti ai mendicanti. L’immagine ossimorica di uno Stato fallito. Ci interfacciamo quindi con l’altra parte del mondo, quella buia, in cui ogni giorno si lotta per la sopravvivenza, perché le condizioni basiche di lavoro, salute e istruzione non possono essere garantite. 

Lucrezia Agliani

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