“Ennesima tragedia nel carcere sassarese di Bancali. Venerdì 14 febbraio, si è consumata nel carcere sassarese l’ennesima tragedia. Una detenuta italiana condannata, in espiazione pena, si è tolta la vita impiccandosi nella propria camera detentiva.”
Da un’altra parte leggo: “In Italia i reati diminuiscono e la mafia uccide di meno”.
Quest’ultima affermazione mi ha fatto amaramente sorridere perché la mafia è stata superata abbondantemente dallo Stato. Lo Stato italiano e i suoi carceri producono morte e spingono al suicidio più della mafia, della ‘ndrangheta, della camorra e della sacra corona, tutte insieme. Lo Stato può essere orgoglioso di essere riuscito ad essere più cattivo e sanguinario dei delinquenti. Riesce persino a convincere i suoi nemici ad ammazzarsi da soli. In carcere si continua a morire.
Forse in questo momento se ne sta suicidando un altro. E nessuno fa nulla. I politici, per consenso elettorale, gridano “Tutti dentro”, fuorché loro ovviamente. La gente onesta preoccupata ad arrivare alla fine del mese e a pagare la rata del mutuo, non ha tempo per
preoccuparsi di qualche detenuto o detenuta che si toglie la vita perché stanco di soffrire.
Non solo i mafiosi, anche le persone “oneste” non sentono, non vedono e non parlano.
I “buoni” difendono solo i “buoni”, i cattivi possono continuare a togliersi la vita in silenzio. In carcere si dovrebbe perdere solo la libertà, non la vita. Se questo accade non è colpa di chi si toglie la vita, ma di chi non l’ha impedito. La morte è l’unica cosa che funziona in carcere. È l’unica possibilità che hai fra quelle mura per non impazzire e per smettere di soffrire. Di questo passo il sovraffollamento sarà risolto dagli stessi detenuti. A chi importa che in uno dei luoghi più controllati e sorvegliati della società, muoiano le persone come mosche? Importa a me e per sapere cosa pensa e cosa fa un detenuto che decide di togliersi la vita leggete queste parole:
“Si mise il cappio intorno al collo. Diede un calcio allo sgabello. Sentì una terribile morsa che lo stringeva al collo. Si sentì soffocare. Sempre di più… sempre di più. Sentì barcollare il suo corpo da destra a sinistra, come un pendolo. Gli mancò il respiro. Il petto gli sussultò. I muscoli del collo gli si torsero. La bocca si aprì sempre più larga per cercare aria. La vista gli si annebbiò. I colori svanirono. Si sentiva galleggiare nello spazio. Non sentiva più il peso del suo corpo. Si sentiva leggero. Sentiva che la testa era circondata dalle stelle. Era bello morire. Non sentiva dolore. Non stava sentendo più nulla. Stava incominciando a sentirsi morto. Iniziò a vedere in bianco e nero.
Gli sembrò di non vedere né udire più nulla. Si accorse che stava morendo. Si sentì contento da morire. Presto la sua pena sarebbe finita. Non stava neppure soffrendo. Sembrava che stesse morendo un altro al posto suo. Molto presto non avrebbe avuto nulla più da preoccuparsi. Pochi secondi e la sua vita sarebbe finita. La morte era accanto a lui. Lo stava abbracciando. Lei lo guardava con desiderio, persino con amore.”