Lo specchietto Conte e il Demone Savona
Siamo bravi a fare “il Conte” senza l’oste. Un Presidente del Consiglio incaricato e senza l’ombra di un esecutivo incontra dei risparmiatori rovinati dalle banche. Gesto apparentemente nobile … ma inutile; dunque totalmente propagandistico.
Ammetto che è la prima volta che della veridicità delle gesta e del curriculum di un proto-politico chiamato a guidare un governo non me ne impipa assolutamente nulla. Conte è – per ora – satiricamente sciapo! Monti almeno ricordava un maggiordomo senz’anima. Qualcosa di meccanicamente funesto. Un marchingegno molliccio mosso da una servile e ottusa freddezza – spacciata per autorevolezza – al totale servizio degli interessi delle banche. Il classico servitore colpevole svelato all’ultimo capitolo. Ovviamente più esecutore che mandante, particolare che apriva la possibilità a un sequel. Ma di Conte cosa dire? Non credo abbia idee, ma espressioni, né sembra in grado di compiere azioni, bensì gesti. Conte è gessata “circostanza” che mal cela l’assenza di sostanza. Qualcosina in più di un fantoccio e qualcosuccia in meno di uno specchietto per le allodole.
Ovviamente la pantomima reazionaria mette in allerta il mercato e lo spread sale; cosa che in pratica significa che i “paesi acquirenti” dei nostri titoli di stato iniziano a snobbarli. La Germania in primis fa la preziosa e ne acquista sempre meno, provocando così un abbassamento del loro valore costringendoci infine a svenderli. Come se non fossero già quasi carta straccia.
Va detto che tutto questo accade senza che il paese “venditore” possa agire sui cambi e quindi sul valore dei propri titoli… l’Europa economica non lo permette, siamo in regime di moneta unica che non solo non battiamo, ma che compriamo con un tasso di interesse dalle banche private. Mica la Bce i soldi li dà agli stati? Eh sì… bravi i fessi! Conia la moneta e la “vende” alle banche private – ovviamente con un tasso di interesse minimo – a loro volta gli istituti di credito la vendono agli stati membri, ma – ovviamente – con un tasso di interesse più alto. Insomma la moneta unica, data l’indipendenza da qualsiasi autorità politica della Bce, è un affarone… per loro!
Ma è proprio qui che entra in gioco il vero personaggio interessante di questo efferato delitto, cioè Paolo Savona. Questo pacato ottuagenario, dipinto come il male assoluto, è non solo un economista e un banchiere, ma, soprattutto, non ha nulla contro l’Unione Europa, anzi! Egli è, come il suo maestro Guido Carli, un europeista convinto, però a patto che l’Europa politica esista davvero.
Quando fu nominato ministro dell’economia Padoan non tremammo, anzi, ce lo dipinsero come un “risanatore”, un fior fiore di ragionerucolo prestatoci a “sfondo perduto” dal FMI, poi che il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, lo definì in tempi non sospetti un incapace che contribuì al fallimento economico prima dell’Argentina e poi della Grecia, passò sotto traccia.
Invece oggi Savona è dipinto come un “mefitico nazionalista”, un demonio che che punta a rovinarci proponendo l’immediata uscita dall’euro, quando abbiamo pronto un piano B dai tempi di Tremonti. Dunque qualcosa non torna.
E’ ormai sotto gli occhi di tutti non che l’Europa sia un fallimento, ma che non sia mai nata.
I parametri restrittivi nacquero per un semplice e temporaneo motivo: portare l’economia continentale a regime. Cioè far sì che i paesi membri con maggior debito pubblico si rimettessero in sesto attraverso una rigida politica di risanamento. Così fu data totale indipendenza alla Banca Centrale Europea, ma questo meccanismo – portato agli estremi – ha prodotto due danni enormi: la mancata realizzazione di una politica comunitaria e la consequenziale “dipendenza economica” dei paesi più deboli dai paesi più forti. Vince chi ha le banche più solide e l’Italia … ha banche di merda!
Ovviamente questo stato di cose giova a paesi come la Germania, l’Olanda, l’Austria, in minor misura alla Francia, ma strozza letteralmente tutti gli altri. Questa dunque non è certo un’ Unione Europea.
E qui entra in gioco il demonio Savona .
L’economista non fa altro che ribadire questo sfacelo, ma non vuole certo uscire dall’Europa, bensì evitare che il cappio si stringa fino a soffocare i paesi più indebitati, i quali non potranno mai colmare il disavanzo pubblico se non indebitandosi ulteriormente, in quanto non possono creare inflazione battendo moneta ma solo comprarla dalle banche fino a svendere totalmente il proprio patrimonio pubblico e la propria sovranità. Se proprio vogliamo farci un’idea basta guardare la Grecia. L’espressione a cielo aperto di un fallimento assoluto. Una sorta di Chernobyl economica isolata dal resto del mondo.
Non è certo diabolico chiedere che la Banca Centrale Europea finanzi direttamente gli stati membri come una normalissima Banca di Stato. Che resti sì indipendente ma che agisca direttamente sui disavanzi senza passare per l’intermediazione bancaria, così come non è certo diabolico cominciare a pensare ad una vera politica comunitaria che permetta ad un’Europa davvero unita di presentarsi sul mercato mondiale e competere con paesi che possono liberamente finanziarsi attraverso banche centrali. In fondo Savona è una persona preparata che chiede all’Europa quello che sarebbe dovuto essere semplicemente “il passo successivo”, cioè essere davvero politicamente ed economicamente unita, permettendo anche al potere politico di influire su quello economico. Poi non è che ci vuole un’ aquila per capire che se le cose non cambiano tutto andrà a carte quarantotto.
Una moneta, per quanto forte, ma blindata in sé stessa da parametri rigidissimi è incapace di avere l’elasticità necessaria per stare sul mercato. Infine non potrà che collassare, anche se nel frattempo avrà fatto gli interessi di pochi. Il bitcoin sta facendo più bella figura… e non esiste!