Lo stato dell’Arte del Sarcasmo

Lo stato dell’Arte del Sarcasmo

Mark Tansey,Test dell'Occhio innocente, olio su tela, 1981

Lo stato dell’Arte del Sarcasmo

 

Questi non sono tempi nuovi, però ci piace pensarlo, anche se ciò genera una notevole strizza.

Che sia un’epoca oscura o portatrice di “magnifiche sorti progressive” poco conta, l’importante è che la si consideri “originale”. Ammettiamolo, la cosa ci piace! Amiamo considerarci originali, unici … sostanzialmente irripetibili. Paradossale è constatare che è proprio la pretesa di unicità ad accomunarci tutti. Ma non stiamo qui a perderci in essenziali quanto ipertrofiche sottigliezze.

Poe ha insegnato che per nascondere qualcosa bisogna tenerla in bella vista, e noi mascheriamo tale pretesa sotto il palese manto dell’umiltà, e questo ci mette a posto con la coscienza.

Quindi siamo tutti unici. E sia! Tale assunto ci impedirà almeno che si diffonda l’inconfondibile stile del barbiere di Trump!

Bene allora! Siamo unici ed irripetibili!

Ci sono state e ci saranno sempre guerre? Pazienza! E’ la natura umana. Ci sono sempre stati e sempre ci saranno crimini, assassinii, stragi e latrocini? Già… anche tali nefandezze sono frutto dell’ insopprimibile natura umana.

L’uomo è per sua natura anche questo, rassegniamoci!  Mica vogliamo tracimare nell’idealismo nell’epoca in cui qualcuno – non si sa chi – da qualche parte, ad un certo punto, ha diffuso la fake news che le ideologie sono morte? Vogliamo essere così patetici? No!

Dunque la natura umana giustifica l’assoluta mancanza di originalità della sua azione collettiva, l’alibi del numero – in apparenza – ci affranca dalla noiosa e banale ripetitività dei nostri errori; ma, nel contempo, ogni generazione che ha la “fortuna” di avvicendarsi nella storia rivendica un’assoluta originalità ed una pretestuosa emancipazione da quelle che l’hanno preceduta.

E così accade anche a livello soggettivo: dalla notte dei tempi un adultero colto sul fatto dirà sempre: “amore non è quello che sembra! E’ la capra che è entrata nella caverna e mi ha fatto gli occhi dolci!”, e, da molto prima che esistessero gli idraulici, una donna che ha ceduto alle lusinghe del “caro” artigiano dirà sempre che lo ha fatto col cuore e credendoci, non certo solo con il corpo, dando la colpa infine al fatto di “esser stata trascurata”. Quindi, sin dall’inizio dei tempi il maschio nega l’evidenza e la donna trova sempre qualcuno a cui dare la colpa. Va benissimo! Sia a livello globale che atomico. Chi siamo noi per cambiare le cose? Però ci consideriamo sempre e comunque originali. La cosa puzza ma non ci facciamo caso, è solo l’abitudine. Tanto un pretesto per affermare l’unicità del nostre inflazionate e continue banalità lo troveremo sempre!

Quindi siamo davanti alla noia assoluta del “ripetersi dell’inevitabile”! Causa: la natura umana!  Non si scappa! L’eterno ritorno dell’umana pretesa di fare sempre le stesse cazzate è – però – anche l’angusta camera imbottita dove sbattono in maniera convulsa tutti i nostri deliri di unicità.

Perfetto! Ci sta bene anche questo! Tanto mica possiamo farci qualcosa? Detto ciò, e dandolo per storicamente assodato, ci è almeno permesso di essere sarcastici per la nostra assoluta mancanza di fantasia? Possiamo cortesemente prenderci un po’ per il culo perché crediamo di essere speciali anche se facciamo sempre e costantemente le stesse minchiate?

Il sarcasmo, questa figura retorica tanto abusata quanto temuta – e dai mediocri condannata -, è solo un maniglione anti-panico: l’ultima risorsa per accogliere con lucida consapevolezza la follia e arginare l’idiozia. Il sarcasmo è il buon senso che tenta di restare a galla. Solo in apparenza è feroce e crudele, ma in realtà è puro e semplice istinto di sopravvivenza.

Il sarcasmo è il pensiero che si difende con tutte le sue povere forze dal banale, perché è necessario difendersi dagli abusi … e qui, signori miei … si abusa!

Che sia chiaro… il sarcasmo non è tale se non è rivolto anche verso se stessi! Quindi chi scrive sa, accetta, e mette in saccoccia qualsiasi dissacrazione che potrà coglierlo: zoofilo, sfigato e represso perché cornificato da un proto-idraulico del pleistocene che montava moglie e palafitte  mentre era a pesca. Perfetto! Nostalgico idealista senza arte e né parte che spara sentenze. Va bene!

Però è richiesta dell’ “originalità”. Eh già!, tentare di essere originali è il minimo. E’ la condizione necessaria e sufficiente per manifestare vera ferocia sarcastica!

Ma voi avete visto con chi abbiamo a che fare? Il ridicolo e il banale sono talmente potenti e onnipresenti che richiedono – di contro – un arsenale adeguato.

Posso mai raggiungere un minimo di liberazione, un’accettabile catarsi, una onorevole emancipazione dichiarando semplicemente che la faccia di Trump sembra uno scroto con la messa in piega affetto da orchite cronica? Troppo facile! Non ha mordente. Non ci soddisfa! Per pura coerenza clinica dovremmo allora ammettere che Kim Jong-un è il coglione sano – in effetti è bello florido -, ma neanche questo possiamo permetterci e non appaga.

Vogliamo essere davvero originali? Dobbiamo essere assolutamente crudeli! Davvero crudeli!

Non guardare in faccia a nessuno, non avere pietà per l’idiozia, non offrire il destro alla mediocrità, non lasciare spazio neanche al tanfo che preannuncia puntualmente l’approssimarsi del banale!

Il sarcasmo è la disperazione dell’intelligenza che mostra tutta la sua impotenza davanti all’inevitabile declino delle cose.

Voglio essere blasfemo per l’approssimarsi del Natale e citare uno dei gesti più sarcastici mai compiuti: un pazzo inchiodato ad una croce che porta con sé un ladrone per la “Prima” del Paradiso. Alla faccia di tutti i sepolcri imbiancati!

 

Immagine: Mark Tansey, test dell’occhio innocente, 1981, The Met 

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