Livelli allarmanti di materie plastiche pericolose nei corpi dei bambini. L’inquinamento da plastica è ovunque: nei nostri oceani, nei nostri corsi d’acqua, anche nei pesci che mangiamo. La plastica proveniente da prodotti per la pulizia, indumenti impermeabili, imballaggi per alimenti e utensili da cucina viene spesso a contatto diretto con il corpo.
Secondo un nuovo studio, il 97% dei bambini rivela livelli allarmanti di materie plastiche all’interno dei loro corpi . Nei campioni di urina, nel 97-100% dei bambini esaminati sono stati trovati residui di varie materie plastiche. I ricercatori affermano di essere particolarmente preoccupati per gli alti livelli trovati di acido perfluoroottanoico (PFOA). Un prodotto chimico estremamente persistente, bioaccumulabile e tossico, spesso utilizzato in pentole antiaderenti e in indumenti impermeabili.
Condotto da scienziati del Ministero dell’Ambiente tedesco e del Robert Koch Institute rientra in un più ampio studio federale sul “biomonitoraggio umano”. Dai bambini agli adolescenti, l’indagine mostra chiaramente che le materie plastiche, in aumento nella produzione, sono sempre più presenti nel corpo. Nel 20 percento degli esaminati i livelli di PFOA erano al di sopra del limite, e la percentuale era persino più alta nei bambini più piccoli.
Lo studio confuta anche la difesa che la presenza di materie plastiche nei corpi umani è relativamente innocua poiché la plastica è inerte. Anche se la plastica è inerte (non ci sono prove che lo sia), alcuni prodotti associati che entrano nei nostri corpi con essa sono decisamente pericolosi. Oltretutto rivela anche un aumento dell’esposizione ai sostituti di sostanze chimiche precedentemente vietate.
La ricerca tedesca è stata resa disponibile dal governo su richiesta di un’inchiesta del Partito Verde sugli effetti delle sostanze chimiche sulla salute pubblica. I risultati rivelano che degli oltre 2.500 bambini i cui campioni di sangue e urina sono stati testati tra il 2014 e il 2017, il 97% è risultato positivo a materie pastiche.
I bambini più piccoli sono i più vulnerabili
Secondo la ricerca, i bambini più piccoli, in quanto gruppo più sensibile, sarebbero i più colpiti dall’ingestione di plastica. Infatti, risulta che un bambino su quattro, tra i 3 e i 5, anni è pesantemente carico di sostanze chimiche. Ad essere più esposti sono soprattutto quelli appartenenti alle famiglie più povere.
Il fatto che siano proprio i bambini ad essere più colpiti desta una maggiore preoccupazione, in quanto, ciò potrebbe comportare seri danni e a lungo termine. Secondo il Ministero dell’Ambiente tedesco, il PFOA è pericolosa per il sistema riproduttivo ed è tossica per il fegato. Motivo per cui l’UE vieterà la sostanza nel 2020. Inoltre, i sottoprodotti di plastica sono anche accusati di interrompere la funzione ormonale. Che comporterebbe obesità, disturbi riproduttivi, cancro e ritardi di sviluppo nei bambini.
Sebbene il PFOA non sia esso stesso una plastica, viene comunque utilizzato nella produzione o nel trattamento di numerosi materiali. Come il teflon e la moquette e, nonostante le affermazioni contrarie, persiste in questi prodotti.
D’altro canto, mentre il divieto globale di acido perfluoroottanoico entrerà in vigore nel 2020, un gruppo di ONG internazionali ha criticato l’UE per aver richiesto l’esenzione per tessili medici dal divieto globale sull’uso di acido perfluoroottanoico. Concordato alla Conferenza delle Nazioni Unite delle Parti (COP) lo scorso maggio.
Sostituzioni rischiose
Lo studio rileva inoltre un aumento dell’esposizione ai sostituti di sostanze chimiche precedentemente vietate. Le sostanze classificate come pericolose non dovrebbero essere sostituite da sostanze chimiche simili, con proprietà altrettanto discutibili.
Inoltre, sarebbe fondamentale ampliare lo studio anche sulle vie d’ingresso di tali sostanze, nel corpo umano. Al momento i risultati dello studio includono l’esposizione a sostanze contenute in cosmetici, giocattoli per bambini o dispositivi medici.
Alcune delle sostanze studiate sono state già bandite dal 2015. Che tali divieti abbiano un effetto a lungo termine è dimostrato dalla riduzione del piombo nei campioni rispetto allo studio precedente del 2006. L’onere è diminuito in modo significativo a causa di divieti e restrizioni. In questo contesto, i risultati attuali sono un successo.
Felicia Bruscino
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PLastiche, manca una L nel titolo
Grazie Veronica, abbiamo provveduto immediatamente a sistemare il refuso. Un abbraccio.