4 settembre 1957: primo giorno di scuola a Little Rock, capitale dell’Arkansas, a sud degli Stati Uniti. Il ritorno tra i banchi di scuola stavolta era accompagnato da una grande novità per la Central High School: per la prima volta nella sua storia, infatti, il liceo avrebbe aperto le porte a dei ragazzi di colore, per la precisione sei ragazze e tre ragazzi, i cosiddetti “Little Rock Nine“.
I ragazzi furono ammessi in ragione dei loro eccellenti voti e comportamenti, nonché degli altissimi risultati ottenuti nei test attitudinali. L’iniziativa rientrava nel più ampio processo della cosiddetta “desegregazione“, che puntava ad eliminare le discriminazioni razziali, e si basava sulla storica sentenza Brown v. Board of Education, con la quale nel 1954 la Corte Suprema aveva dichiarato l’incostituzionalità delle leggi di discriminazione razziale in tutte le scuole.
Già a partire dalla pubblicazione di questa importantissima decisione, per la verità, la città di Little Rock aveva manifestato la propria ostilità verso di essa, ragion per cui il piano di integrazione fu predisposto per entrare in azione gradualmente, a partire proprio da quel fatidico 4 settembre.
Nella data prestabilita, però, Little Rock dimostrò ancora una volta di non essere pronta per questo grande passo: il governatore locale Orval Faubus, infatti, inviò presso la Central High School un contingente delle forze militari statali, l’Arkansas National Guard, col dichiarato scopo di “preservare la pace“, supportando, a questo scopo, un nutrito gruppo di segregazionisti nel tentativo di impedire l’ingresso nel liceo dei nove studenti afroamericani. Faubus giustificò tale ordine asserendo che vi era il pericolo imminente, tra le altre cose, di tumulti e violenza a persona o cose; non si capì mai, però, da cosa avesse dedotto tutto questo.
Gli insulti, gli sputi e la minaccia di violenza sortirono il loro effetto: i “Little Rock Nine“, atterriti dalla folla che si avvicinava sempre più e dalle armi e dagli uniformi dei militari, desistettero dal loro intento di entrare a scuola. L’impedimento militare si protrasse anche nei giorni successivi, nonostante il numero dei soldati diminuisse gradualmente dai 289 iniziali fino a 15 unità, fino a quando, il 20 settembre, l’Arkansas National Guard non venne sostituita dalla polizia locale.
Per porre fine a questa insostenibile situazione fu necessario addirittura l’intervento dell’allora Presidente degli Stati Uniti, Dwight Eisenhower. In un primo momento egli emanò un ordine, col quale intimava di cessare qualunque azione diretta ad ostacolare il corso della giustizia. Poiché, però, tale provvedimento rimase inascoltato, procedette alla federalizzazione dell’Arkansas National Guard e, da antagonista qual era, la rese un’alleata del processo di integrazione, inviandola a supportare i “Little Rock Nine“. Ed ancora, come ulteriore aiuto, inviò i paracadutisti della 101esima divisione.
Così finalmente il 24 settembre i nove ragazzi riuscirono a sedersi finalmente tra i banchi di scuola della Central High School di Little Rock. Fuori, frattanto, si era assiepata una folla di oltre mille segregazionisti, accorsi a protestare e a manifestare la loro disperazione per quella che il giornale locale definì “la fine della nostra civiltà“. A causa di queste proteste, fu necessario che le forze armate continuassero a presidiare il liceo.
La battaglia per i diritti civili, però, continuava a combattersi anche tra le mura scolastiche: furono moltissime le discriminazioni subite dai nove studenti, al punto che una di essi, Minnijean Brown, esasperata, reagì a sua volta violentemente contro gli insulti che le venivano indirizzati, cosa che le costò l’espulsione. Gli altri otto, invece, stringendo i denti riuscirono a diplomarsi a pieni voti ed ad intraprendere brillanti carriere.
Ancora oggi la Central High School di Little Rock funge da istituzione educativa dell’Arkansas. E’ divenuta, però, anche la sede di un museo dei diritti civili, proprio a causa dei famigerati eventi del settembre 1957, tragico emblema di una mentalità discriminatoria purtroppo ancora difficile da estirpare.
Lidia Fontanella