Forse dovremmo tutti andarci a studiare o ripassare i 14 anni della Germania pre nazista denominati Repubblica di Weimar e le analogie che scopriremmo ci farebbero ghiacciare il sangue nelle vene.
La Storia è la miglior maestra solo se la si sa ascoltare, e invece siamo tutti distratti da chi investe la propria cultura e autorevolezza per minimizzare gli osceni episodi di antisemitismo che cominciano ad affollare le cronache, ovviamente voci da destra ma anche incredibilmente da sinistra.
Certo, ci dicono, Salvini non è Hitler. Non ne possiede la perfida intelligenza politica né il diabolico carisma ed è persino amico di Israele, poco conta se la vantata amicizia si rivolge al governo israeliano in quanto oppressore di Palestinesi e spauracchio dell’odiato Medio Oriente musulmano e proprio per nulla alla sua popolazione dentro e fuori i confini di Israele.
E certo, ci dicono, quand’anche Salvini fosse un novello Hitler il mondo occidentale non permetterebbe mai il ripetersi dell’abominio dei campi di concentramento. Peccato che i lager esistano già in Libia, in Grecia, in Turchia, nella ex Jugoslavia e persino in Australia, e che i loro ospiti non siano di religione ebraica non dovrebbe affatto rassicurarci sull’umanità dell’occidente.
Se rileggessimo la Storianegli anni che interessano la Repubblica di Weimar ci guarderemmo bene dal considerare i neonazisti che imbrattano tombe, che distruggono pietre d’inciampo, che spaccano vetrine, dipingono porte e minacciano Ebrei e ogni altra minoranza alla stregua dei delinquentelli che lanciavano pietre dai cavalcavia.
Questa è pericolosa feccia nazista, l’espressione violenta e criminale derivata più o meno scientemente da quella parte politica pacifica e legale che rimase seduta in Senato davanti a Liliana Segre, monumento vivente delle vittime di ieri e di oggi.
Feccia nazista da annientare fino agli estremi limiti consentiti da un ordinamento democratico, finché ce lo abbiamo.
Mario Piazza