L’isola di Claudio Fava e Michele Gambino affronta la grande questione del terrorismo islamico. Attraverso una scrittura chiara e accessibile e il rapido susseguirsi degli eventi, gli autori ci portano a riflettere sui temi del presente: sulle responsabilità della politica, sul senso di comunità e sull’integrazione.
L’attacco all’isola di Lampedusa
Cosa succederebbe se un gruppo di jihadisti attaccasse l’Italia? O meglio, cosa succederebbe se decidessero di conquistare una piccola isola ai margini del continente europeo? Da questa ipotesi tanto irrealistica quanto inquietante nasce il racconto de L’isola di Claudio Fava e Michele Gambino, in cui gli autori tratteggiano lo scenario di un’invasione di Lampedusa ad opera del gruppo islamista “Leoni del Jihad”.
Senza incontrare troppe difficoltà, i miliziani prendono il controllo dell’isola e in pochi giorni instaurano un regime sanguinario ispirato alla Sharia. La tranquilla quotidianità degli isolani viene velocemente rimpiazzata da esecuzioni sommarie, imposizione del velo e indottrinamento islamico. I jihadisti riescono inoltre a tenere sotto scacco le forze di difesa italiane e internazionali sequestrando tutti i bambini presenti e minacciando di far esplodere la scuola in cui sono rinchiusi al primo segnale di attacco nemico.
I Leoni del Jihad
L’esercito dei terroristi è guidato dall’emiro Yussuf al-Mutlak, un uomo ossessionato da un perenne mal di testa e dalla numerologia islamica. La sua fede in Allah viene a volte schiacciata dalla sua ambizione e, in fin dei conti, il suo unico credo sembra essere il potere. Il suo braccio destro, probabilmente uno dei personaggi più riusciti del racconto, è un italiano convertito, Mariano detto Abu al-Taliani (appunto, l’Italiano), dalla personalità sfaccettata e contraddittoria. Come lui, sono tanti gli occidentali a prendere parte a vario titolo all’impresa jihadista. Tra di loro c’è Adam Stunter, detto l’Inglese, il reporter che riprende le cruente esecuzioni degli infedeli che molto hanno in comune con quelle realmente portate a termine e diffuse dai terroristi negli ultimi anni.
L’isola di Fava e Gambino racconta una storia di surreale attualità
La peculiarità del racconto di Fava e Gambino sta nella forte impronta realistica della descrizione di una situazione drammaticamente surreale. Le personalità politiche e le situazioni che compaiono nel libro sono fortemente (e sfortunatamente) ispirate a quelle che ben conosciamo. Ministri arrivisti e incompetenti, membri delle forze dell’ordine corrotti e violenti, rivalità internazionali, accordi segreti e illeciti. Complice la formazione giornalistica dei due autori, leggendo L’isola si ha quasi l’impressione di vedere un tg o di leggere un quotidiano.
Allo stesso modo risulta tragicamente attuale il riferimento al naufragio di un barcone di migranti che cercavano di approdare sull’isola. Nel tentativo, la maggior parte di loro perde la vita in mare anche a causa del (colpevole?) ritardo nei soccorsi da parte della Guardia Costiera. Proprio per fare luce sulla vicenda il giornalista Luca Banti arriva a Lampedusa e, dal suo ruolo abituale di cronista, passerà ad essere suo malgrado protagonista della clamorosa presa dell’isola. Insieme a lui, un gruppo miracolosamente sfuggito alle perquisizioni dei terroristi riuscirà ad organizzare il primo nucleo di resistenza.
Nella situazione emergenziale immaginata ne L’isola di Fava e Gambino tutto diventa possibile
Il libro racconta la vicenda adottando di volta in volta il punto di vista di un personaggio diverso, restituendo la complessità e la varietà di sguardi dei protagonisti. La storia procede a ritmo serrato intrecciando due binari paralleli: quello che succede sull’isola e ciò che accade fuori, soprattutto nelle stanze del potere. Si intesse così, sulla trama della Storia, il racconto delle vicende personali, dei rapporti umani, del vissuto privato dei personaggi.
Assistiamo inoltre al rovesciamento delle gerarchie e di alcuni luoghi comuni. Questo accade ad esempio al personaggio di Gianni junior, un liceale che riesce a trovare spazio nel mondo degli adulti e a giocare un ruolo fondamentale nella storia. Succede anche con il gruppo di migranti presenti sull’isola, che si uniscono spontaneamente alla resistenza nonostante qualcuno degli abitanti non si fidi della loro lealtà. Durante la battaglia i migranti daranno prova del loro valore, facendo cadere i pregiudizi di molti. C’è da chiedersi tuttavia perché gli stranieri, per essere riconosciuti, abbiano ancora bisogno di diventare martiri o eroi nel nostro paese.
Il senso di insicurezza e il trauma collettivo
L’isola di Fava e Gambino porta in scena le estreme conseguenze di un fenomeno che negli ultimi anni si è fatto sempre più pressante. Non è più possibile escludere l’ipotesi di assistere ad un attentato terroristico nelle nostre tranquille città europee. Ogni giorno, ognuno di noi è un potenziale reduce, o peggio, una vittima. Come spiega Luca Banti
il male può sorprenderci alle spalle in ogni momento, ed è diverso da come ce lo avevano raccontato, o da come lo avevamo immaginato. Penso che questo, il senso di insicurezza, ce lo porteremo dietro per sempre…
Questo senso di insicurezza, che è ormai parte delle nostre vite, è il sintomo maggiore di un trauma collettivo che stiamo vivendo come società. Un libro come L’isola di Fava e Gambino ci porta a riflettere sui problemi del presente. Attraverso la forza dell’immedesimazione romanzesca prendiamo coscienza che sull’isola avremmo potuto esserci noi, i nostri figli, i nostri amici. E che le disgrazie che osserviamo ogni giorno distrattamente all’ora del telegiornale non sono poi così lontane.
Giulia Della Michelina