Grigio orrido, grigio vecchio, grigio il mal pelo, fastidioso e pregiudicante. Per un’altra volta dai tempi di Giovanni Verga (1840-1922) , di “Rosso Malpelo” (1872) e del Verismo (1875-1895) , una persona viene condannata all’esilio (nel caso, “professionale”) per il suo colore di capelli. Sconsacrata poi crociata, rigettata alla tomba del licenziamento. La nota giornalista Lisa LaFlamme, mezzo busto storico del tg della tv privata canadese Ctv National News, è stata destituita, dalla stessa redazione, dal suo incarico di anchorwoman.
Motivo dell’espulsione, improvvisa e irreplicabile, la scoperta sconvolgente da parte della direzione. I suoi capelli stinti, impronunciabile ma vero, si presentano argentei.
Lisa LaFlamme, imperdonabile “difetto”
Cinquantotto anni, vari spesi da professionista al servizio dell’informazione. Un’esperienza invidiabile; un talento e una diligenza che sono valsi grazie, premi e riconoscimenti. Eletta di recente miglior conduttrice di programmi all news ai Canadian Screen Awards, ha riconfermato la sua impeccabilità. Di certo, si evince, non è stata espulsa perché incapace.
I vertici dell’azienda ci hanno provato a sopportarla, ma non ci sono riusciti. Reputando, poi, che altri, da casa, potessero avere la stessa intolleranza, hanno deciso di sostituirla. Meglio non arrecare “fastidi” visivi. Chissà che ripercussioni.
Surreali i commenti. Il direttore del telegiornale Michael Melling , dopo aver visto la giornalista nel suo diverso aspetto: “Chi ha approvato la decisione di lasciare che i capelli di Lisa diventino grigi?”. Sotto i riflettori, sprezza Melling, i capelli diventano d’una “spiacevole tonalità violetto“.
La reazione social, le scuse non credibili
L’accaduto, reso noto, s’è erto subito notissimo. In supporto di Lisa, una miriade di fan e commentatori. L’ingiustizia ha scatenato una bufera travolgente; si forte il sostegno per la subente, ma vigorosissima la valanga d’odio verso la Ctv.
Contenutesi discrete le parti direttamente coinvolte. Mentre la televisione ha scollegato la relazione licenziamento-nuovo look, adducendo che i due elementi non fossero in rapporto conseguenziale, Lisa LaFlamme ha cautamente dichiarato: ” Sono scioccata e rattristata. A 58 anni, pensavo ancora che avrei avuto molto tempo per raccontare storie che hanno un impatto sulla nostra vita quotidiana“.
Appariscenza indegna, quanto conta davvero?
Tossico non è dar conto all’appariscenza, tossico è elevarla a un’ importanza maggiore, uguale o poco minore del resto. Può la vistosità dei capelli dissuadere i telespettatori (interessati solo all’ascolto delle notizie) dall’ascolto delle notizie? Per Michael Melling e colleghi sì, ma la colpa, lo si deve dire, non l’hanno solo loro.
Intrigato nel “delitto LaFlamme” c’è un sistema, un regolamento, fattosi da una cultura permeante e invasiva. È il pensiero popolare ad aver innescato l’idea del Melling. L’ esteriorità, per moltissimi, vale; vale tanto. Per questo può procurare o costare notevole guadagno. E dato che, nella superficialità, un ottimo aspetto attrae e uno cattivo respinge, è plausibile credere che qualcuno, turbato da un’immagine televisiva, decida di cambiare canale o staccare il cavo. Impedire ciò è onere del responsabile di redazione.
Quindi: sbagliatissimo, esagerato, il gesto commentato. Si ripete, dei capelli grigi, seppur in sovrimpressione, non possono avere influenza in un notiziario. Resta però vero che il pensiero infelice del licenziante, trae conseguenza dal pensiero infelice di un mondo.
Chi fa comunicazione ha sempre un parere aggiornato su quel che il popolo pensa o potrebbe pensare, perciò agisce ogni volta secondo questo, provando a prevenire sdegno e critiche. E stavolta, a tal ragione, si è generato da sentore di biasimo, biasimo.
LaFlame è stata ripudiata perché s’è pensato che gli ascoltatori l’avrebbero potuta ripudiare. Questo è l’errato ragionamento imprenditoriale alla base dell’immoralità.
Gabriele Nostro