L’Iran utilizza la tortura per schiacciare una rivolta storica

L'Iran utilizza la tortura

Da oltre 5 mesi, il regime in Iran utilizza la tortura come mezzo per sedare una rivolta che rappresenta una svolta nelle proteste contro i vertici della Repubblica Islamica




Donna, vita e libertà

A seguito dell’uccisione della giovane Mahsa Amini, avvenuta il 16 settembre per mano della polizia religiosa, l’Iran è stato scosso da un’ondata di proteste che hanno fatto sussultare il regime.

La giornalista iraniana-americana Farnaz Fassihi ha raccontato sul New York Times la prorpia esperienza, affermando che

“Se tu sei una donna in Iran, c’è un’alta probabilità che tu sia stata almeno una volta in un centro di detenzione. Perfino menzionare questi centri fa sussultare e impaurire le persone.”

Sebbene in Iran  si respiri ormai da molti anni un clima di terrore, la morte di Amini  è stata la miccia che ha innescato  una protesta storica, il cui slogan diventato virale: “Donna, vita e libertà”.

Le proteste non hanno avuto come unico obiettivo la rivendicazione di diritti per le donne, ma anche quello di migliorare le precarie condizioni economiche del paese.

Secondo Gissou Nia, presidente del consiglio dell’Iran Human Rights

“le manifestazioni innescate dalla morte di Mahsa Amini riflettono una collera ben più ampia della popolazione rispetto al quadro giuridico discriminatorio che colpisce in modo sproporzionato le donne, le minoranze etniche e religiose e altri gruppi marginalizzati in Iran.”

L’Iran utilizza la tortura per schiacciare il dissenso

Il regime iraniano ha punito duramente i manifestanti, arrestando e condannando a morte molti di loro. Secondo un report della CNN, How Iran used a network of secret torture centers to crush an uprising, il regime avrebbe attuato metodi tortura brutali proprio nei confronti dei manifestanti.

Le torture avverrebbero sia nelle prigioni che nelle stazioni di polizia, oltre che in luoghi clandestini e non ufficiali.

Dall’inizio delle proteste, la CNN è riuscita a raccogliere le testimonianze di 12 sopravissuti alle torture.

Dalle ricerche è emerso che i siti neri, gestiti per lo più gestiti dalla Guardia Rivoluzionaria, sono stati fondamentali per rendere sistematica la tortura. I siti si trovano al di fuori delle reti ufficiali islamiche e consentono una crudeltà potenzialmente illimitata.

Stando alle testimonianze raccolte, tra le forme più gravi di tortura vi sarebbero folgorazioni, rimozione delle unghie, frustate e percosse.

Le testimonianze

La CNN è riuscita ad individuare la posizione di oltre 3 dozzine di siti neri. Molti di essi sono prigioni non dichiarate all’interno di strutture governative, altri nascono all’interno di luoghi comuni come magazzini, stanze vuote all’interno degli edifici, scantinati o moschee.

Spesso queste prigioni vengono utilizzate per trattenere per alcune ore o giorni i manifestanti. Questi ultimi vengono bendati per far sì che non possano riconoscere il posto in cui si trovano.

È ciò che è accaduto a Fatemeh, che ha raccontato alla CNN di essere stata bendata con un hijab e portata su un tetto di una prigione nel nord di Teheran. Quando l’hijab è scivolato, la ragazza ha raccontato di aver visto

“uomini con le mani legate dietro la schiena, completamente nudi e che sanguinavano dalla schiena”.

Una volta rilasciata, intorno alla mezzanotte, i suoi rapitori le hanno ordinato di allontanarsi percorrendo una strada buia, minacciando di spararle se si fosse voltata indietro.

Un’altra testimonianza è quella di Kayvan Samadi, uno studente di medicina di 23 anni. Samadi è stato per 21 giorni in un centro segreto nella città iraniana settentrionale di Oshnavieh.

Samadi è stato frustato 42 volte, è stato picchiato violentemente fino a vomitare sangue e violentato con un manganello.

“Mi hanno dato scosse elettriche alla nuca, al collo e alla schiena, ricordo vividamente che mi hanno dato scosse ai genitali per diversi secondi. Quando sono stato slegato, non ero in grado di stare in piedi. Ero così debole che i soldati mi hanno trascinato in cella”.

Gli abusi inflitti ai manifestanti, non sono altro che l’ennesima ingiustizia compiuta da un regime oppressivo, antiquato e inumano.

Nei giorni scorsi la CNN ha contattato il governo iraniano per ottenere un commento in merito alle accuse di tortura, ma non ha ancora ricevuto risposta.

Margherita Buzzoni

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