L’Iran sceglie Masoud Pezeshkian

Pezeshkian vince il ballottaggio delle 14me elezioni presidenziali in Iran, sarà il nono leader della Repubblica islamica.

L'Iran sceglie Masoud Pezeshkian

L'Iran sceglie Masoud Pezeshkian

In una decisiva vittoria elettorale, Masoud Pezeshkian, figura riformista ed ex ministro della Salute, si è assicurato la presidenza iraniana, trionfando sul suo avversario ultraconservatore Saeed Jalili.

Il riformista è stato eletto Presidente dell’Iran, superando il suo rivale ultraconservatore Saeed Jalili al ballottaggio. La sua vittoria rappresenta un cambio di rotta significativo rispetto al precedente Presidente, il religioso Ebrahim Raisi, il cui mandato è stato caratterizzato da una linea dura sia in politica interna che estera. Con implicazioni importanti sia a livello interno che internazionale. Le sfide che attendono Pezeshkian sono immense, dato il contesto complesso e teso in cui si trova il Paese.

Secondo i dati ufficiali del Ministero degli Interni iraniano, Masoud, di origini azere-curde, ha vinto con oltre il 53% dei voti ha ottenuto 16,3 milioni di preferenze nel ballottaggio, battendo il candidato radicale Saeed Jalili, che ne ha ottenuti 13,5 milioni. Risultato accolto con grande entusiasmo dai politici riformisti e dai sostenitori. L’affluenza alle urne, stimata al 49,8%, è stata superiore rispetto al minimo storico del 40% registrato al primo turno. Questo aumento della partecipazione elettorale è stato un segnale positivo per il movimento riformista, che ha passato anni nel deserto politico.

Nel suo discorso di vittoria, ha espresso gratitudine ai suoi sostenitori promettendo di tendere “la mano dell’amicizia a tutti per il progresso del Paese“. Pur affermando la sua lealtà alla Repubblica Islamica, ha sottolineato la necessità di relazioni costruttive con l’Occidente per porre fine all’isolamento dell’Iran. Questo rappresenta un cambiamento significativo rispetto alla linea dura seguita dal suo predecessore.




La vittoria di Masoud ha già attirato l’attenzione internazionale. Il presidente russo Vladimir Putin e il leader cinese Xi Jinping sono stati tra i primi a congratularsi con lui. Anche il presidente siriano Bashar al-Assad ha inviato un messaggio di auguri. Questi segnali di supporto potrebbero suggerire un allineamento continuo con potenze non occidentali, sebbene Pezeshkian abbia indicato un interesse a migliorare le relazioni con l’Occidente.

Prima di poter ufficialmente assumere la carica, il Presidente eletto dovrà essere approvato dalla Guida Suprema, l’Ayatollah Ali Khamenei, in una cerimonia nota come tanfiz. Dopo le dimissioni da parlamentare, inizierà a coordinarsi con il Majlis (Parlamento) per formare il nuovo gabinetto. Tuttavia, il Parlamento è dominato dagli ultraconservatori, il che potrebbe complicare l’approvazione dei ministri proposti, specialmente quelli con posizioni più liberali.

Le sfide che attendono Pezeshkian

Nonostante la vittoria, eredita un Paese con enormi sfide economiche e sociali. L’Iran è alle prese con una forte inflazione, un’economia stagnante e una popolazione disillusa dalla leadership politica. L’inflazione in Iran ha raggiunto livelli critici, superando il 40%, aggravata dalle sanzioni internazionali. Nonostante i buoni rapporti con la Cina, che acquista petrolio iraniano, l’economia del Paese resta in condizioni critiche.

Pezeshkian ha espresso il desiderio di aderire alla Financial Action Task Force (FATF), che richiederebbe riforme significative per contrastare il riciclaggio di denaro, una mossa che potrebbe incontrare resistenza dagli ultraconservatori. La bassa affluenza al primo turno delle elezioni riflette il profondo senso di disillusione che molti iraniani provano nei confronti del sistema teocratico del paese.

Inoltre, le tensioni con l’Occidente sono aumentate a causa della guerra tra Israele e Hamas e della continua espansione del programma nucleare iraniano. Un’altra sfida cruciale sarà il programma nucleare iraniano. L’accordo sul nucleare del 2015, noto come JCPOA, è in una situazione di stallo da quando gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente nel 2018 sotto l’amministrazione di Donald Trump.

Pezeshkian dovrà navigare le delicate trattative con l’Occidente, in particolare con gli Stati Uniti e Israele, che vedono con sospetto le attività nucleari iraniane. Queste tensioni si aggiungono alle pressioni interne, con il paese che si prepara all’eventuale successione dell’Ayatollah Ali Khamenei, il leader supremo ottantacinquenne.

Le resistenze dei conservatori e la limitata influenza

Malgrado le promesse di riforma, il nuovo Presidente dovrà affrontare una forte opposizione dai sostenitori della linea dura, che hanno mantenuto il controllo sulle principali leve dello Stato. I conservatori controllano il Parlamento, che deve approvare le nomine dei ministri e le leggi, e le Guardie Rivoluzionarie, che esercitano una grande influenza sulla politica interna ed estera.

Anche la comunità internazionale sarà scettica riguardo alla possibilità che la vittoria del riformista possa portare a un cambiamento significativo. Le potenze occidentali sono infuriate per i progressi nucleari dell’Iran, le vendite di droni armati alla Russia e le violazioni dei diritti umani. Inoltre, gli Stati Uniti si trovano in un anno elettorale, il che potrebbe complicare ulteriormente le relazioni diplomatiche.

Molti elettori che hanno votato per Pezeshkian sono consapevoli delle limitazioni del suo potere. Anche se è visto come l’unico candidato in grado di portare il cambiamento desiderato, c’è una consapevolezza diffusa che il suo impatto sarà limitato dalle forze conservatrici che dominano il sistema politico iraniano.

Un ingegnere meccanico di 23 anni, Ali, ha dichiarato: “È l’unica persona che può darci ciò che vogliamo. Avrà il potere di fare le cose, ma con gli altri farà una piccola differenza.” Questa dichiarazione riflette il sentimento di molti iraniani, che sperano in un miglioramento delle condizioni economiche e sociali, ma sono consapevoli delle sfide che dovrà affrontare.

Il futuro dell’Iran sotto il nuovo Presidente

La presidenza di Masoud rappresenta una nuova speranza per i riformisti iraniani e per una parte significativa della popolazione che desidera un cambiamento. Tuttavia, il cammino verso le riforme sarà irto di ostacoli. Dovrà navigare in un complesso panorama politico, affrontando resistenze interne e pressioni esterne.

Il futuro dell’Iran dipenderà dalla capacità di neo Presidente di mantenere le sue promesse elettorali e di trovare un equilibrio tra le forze riformiste e conservatrici. Il suo successo nel negoziare con l’Occidente e nell’allentare le restrizioni sociali sarà cruciale per determinare il corso del paese nei prossimi anni.

La vittoria di Masoud segna un momento cruciale nella storia recente dell’Iran. Mentre i riformisti celebrano il successo, il nuovo presidente dovrà affrontare sfide enormi per mantenere le promesse fatte durante la campagna elettorale. La sua capacità di navigare tra le pressioni interne ed esterne determinerà il futuro del Paese e il grado di cambiamento che potrà realmente essere raggiunto. Nel frattempo la sua ascesa segna uno spostamento verso la moderazione, un’opportunità per l’Iran di intraprendere un percorso di riforme e di apertura.

La sua esperienza e il suo approccio riformista potrebbero portare a cambiamenti importanti, anche se la strada da percorrere sarà lunga e complessa. Il futuro dell’Iran dipenderà dalla capacità del novo Presidente di bilanciare le pressioni interne ed esterne e di promuovere una visione inclusiva e progressista per il Paese.

 

 

Felicia Bruscino

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