L’inverno per i rifugiati e gli sfollati: le temperature si abbassano, i rischi per la sopravvivenza si alzano

inverno per i rifugiati e gli sfollati

L’arrivo dell’inverno per i rifugiati e gli sfollati aumenta i rischi per la loro sopravvivenza. L’UNHCR manda l’allarme: per milioni di loro sarà uno degli inverni più difficili di sempre.

L’abbassamento delle temperature porta a chiudersi al caldo nelle proprie case ma l’arrivo dell’inverno per i rifugiati e gli sfollati assume tutt’altro significato. Per chi non ha un posto in cui stare il freddo diventa un nemico. Per chi non ha cibo né soldi sufficienti a procurarselo la stagione invernale non ha la connotazione quasi romantica che generalmente le si dà. Niente legna che scoppietta bruciata dal fuoco di un camino, niente calore dato da coperte e pasti caldi.

Milioni di rifugiati e sfollati in tutto il mondo con l’arrivo della stagione invernale vedono avvicinarsi le difficoltà di un periodo particolarmente rigido. Sono sempre di più le persone a doversi scontrare con l’abbassamento delle temperature.
Secondo il rapporto Mid-Year Trends dell’UNHCR (l’Agenzia dell’ONU per i Rifugiati), il numero di persone in fuga da guerre, persecuzioni, violenze e violazioni dei diritti umani in tutto il mondo ha probabilmente oltrepassato i 114 milioni. Di questi, almeno 4,7 milioni affronteranno uno degli inverni più difficili di sempre.

Soprattutto in paesi come l’Ucraina, la Siria e l’Afghanistan e in tutto il Medio Oriente gli inverni sono particolarmente rigidi. Si parla di tempeste di neve e temperature che scendono fino ai 25° sotto lo zero.
La situazione si ripresenta ogni anno, per molti sfollati siriani e iracheni sarà il dodicesimo in cui si troveranno a lottare con tutte quelle problematiche derivate dal freddo. Secondo le previsioni dell’UNHCR 3,4 milioni rifugiati e sfollati in Siria, in Libano, Giordania, Iraq ed Egitto avranno bisogno di assistenza vitale per prepararsi ad affrontare l’inverno.

In particolare in Libano nove rifugiai su dieci sono costretti a dover ridurre il consumo di cibo e abbandonare contemporaneamente le cure mediche. Al contempo, in Ucraina la guerra ha distrutto le case di coloro che adesso sono sfollati. In Afghanistan la situazione economica è attualmente disastrosa e questo non farà altro che peggiorare tutte quelle situazioni già di per sé difficili.

Sarebbero state necessarie e provvidenziali politiche di prevenzione per una popolazione in stato di grande povertà che si trova a dover scegliere tra cure mediche e cibo. Il tutto viene aggravato se si pensa che a questo problema si aggiungono le ripercussioni sempre più estreme del cambiamento climatico, le lunghe conseguenze della pandemia di COVID-19 che perdura nel tempo e la mancanza di soluzioni pacifiche per conflitti ed emergenze.
Il riproporsi ciclico del medesimo problema non ha portato a molte soluzioni, al contrario la situazione continua ad aggravarsi. Il numero di sfollati cresce e le cause di rischio aumentano.

Margherita De Cataldo

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