Decine di migliaia di persone in Brasile si mobilitano contro ‘Bolsovirus’, il presidente che non ha saputo gestire la pandemia di Covid-19. “Chiedono vaccini, sanità pubblica, istruzione”
Sono state circa duecento le città del Brasile in cui lo scorso 29 Maggio decine di migliaia di persone hanno preso parte alle manifestazioni per chiedere l’impeachment del presidente Jair Bolsonaro. Alla base delle proteste la gestione della pandemia adottata durante il mandato, che ad adesso vede come unico risultato 460 mila morti per Covid-19 e il conseguente secondo bilancio peggiore dopo gli Stati Uniti per numero di decessi.
Nei cartelli branditi dai manifestanti leggiamo nomi di persone decedute per la contrazione del virus. Leggiamo poi accuse di genocidio a Bolsonaro, la pretesa di una campagna vaccinale più efficace. In Brasile, infatti, la percentuale della popolazione vaccinata ammonta solo al 9%. “Fanno cori per tutto, anche per la Palestina. Chiedono vaccini, sanità pubblica, istruzione”. La giornalista Monika Yanakiev spiega così le motivazioni delle proteste. L’espressione, quindi, di un sentito e generale malcontento nei confronti della presidenza.
Secondo i sondaggi dell’istituto Datafolha, infatti, il 45% della popolazione brasiliana definirebbe il governo Bolsonaro “pessimo” o “terribile”. Nonostante i chiari risultati di una politica anti-contagio inefficiente, il vice presidente Hamilton Mourao aveva escluso l’ipotesi di un impeachment. “Penso che sia molto difficile che si verifichi un impeachment contro il presidente Bolsonaro, perché non ha commesso alcun crimine di responsabilità”
I manifestanti di sabato sembrano essere di un’altra opinione. C‘è chi lo ha definito “peggiore del virus”, e a rafforzare l’accusa c’è l’inchiesta ancora aperta del Senato proprio riguardo la conduzione dell’emergenza da Covid-19. Nel frattempo l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva approfitta della situazione e rimarca l’incompetenza del governo in vigore, in attesa delle nuove elezioni del 2022.
“Vamos botar um ponto final em todos os ativismos do Brasil”. “Porremo fine a tutto l’attivismo in Brasile”, aveva detto Bolsonaro nel 2018.
L’esito della promessa è palpabile. E anche se la richiesta dell’impeachment non dovesse andare a buon fine, il Brasile non dimenticherà certo la giornata del 29 Maggio quando andrà finalmente alle urne.
Katherina Ricchi