Razzismo e specismo condividono una radice comune nella mentalità di dominio e controllo. Entrambe le forme di discriminazione, la prima basata sulla convinzione che ci sia una razza superiore a un’altra, e la seconda basata sulla convinzione che una specie sia superiore a un’altra, seguono una logica che permette agli esseri umani di sfruttare e opprimere altre razze e che legittima l’oppressione degli animali non umani, basandosi sulla convinzione erronea che alcuni gruppi siano superiori ad altri e abbiano il diritto di dominarli.
L’interconnessione tra razzismo e specismo
L’interconnessione tra razzismo e specismo mette in evidenza i modi intricati in cui i sistemi di oppressione si intersecano e si rafforzano reciprocamente.
L’interconnessione tra queste due forme di discriminazione parte dall’esplorazione del concetto della poligenesi, una teoria che sostiene che diverse razze derivino da specie distinte, contribuendo così a una visione gerarchica della diversità umana. La poligenesi ha un ruolo fondamentale nella giustificazione dell’oppressione razziale e della sottomissione degli animali non umani ed è uno strumento che, tutt’oggi, ha un impatto negativo sul mondo di quest’ultimi, in quanto favorisce la giustificazione dello sfruttamento e della violenza nei loro confronti.
Questo concetto non solo ha fornito una giustificazione ideologica per la dominazione di altre razze e, di conseguenza di altre specie, ma anche per il consumo di quest’ultime; compreso, in alcuni casi, il consumo degli esseri umani stessi.
In The Detectable Negro, Vincent Woodard affronta il tema del cannibalismo relativo alla schiavitù negli Stati Uniti. All’interno del libro, il cannibalismo è descritto come un riflesso della fame fisica ed emotiva dei padroni bianchi nei confronti degli schiavi e come dietro questa fame si nasconda la convinzione, da parte dei padroni, dell’inferiorità dei neri. Si tratta di un libro che ci permette di esaminare le dinamiche di potere e oppressione appartenenti a razzismo e specismo, ancora presenti nella nostra società.
Essere a conoscenza di tali questioni storiche permette di evidenziare l’interconnessione tra razzismo e specismo, tra sfruttamento umano e animale. Il desiderio di potere, che a oggi esercitiamo sugli animali non umani, e che lasciamo passare come qualcosa di “normale”, non è altro che un prolungamento del desiderio dei più “forti” di dominare e controllare coloro considerati inferiori.
Il potere del veganismo
Il veganismo offre l’opportunità di riconoscere le intersezioni tra razzismo e specismo, dando la possibilità di acquisire una prospettiva critica sui meccanismi di potere e oppressione. Il concetto di specismo, simile al razzismo, si basa sull’idea di discriminare e sfruttare gli individui sulla base della loro specie anziché sul colore della loro pelle. Attraverso il veganismo è possibile individuare i fenomeni e le credenze, che accomunano razzismo e specismo, di superiorità di un gruppo rispetto a un altro. Riconoscendo il legame tra le due forme di discriminazione, e rinunciando al consumo di una specie comunemente considerata inferiore, è possibile abbattere il sistema di oppressione appartenente a entrambi i fenomeni discriminatori.
Il consumo di prodotti animali, dunque, contiene in sé un potere razziale che, nel momento in cui viene sfidato da coloro che si accorgono dell’interconnessione tra razzismo e specismo, è indebolito tramite lo stravolgimento della gerarchia razziale.
L’esperienza del trauma razziale
Numerosi sono gli esempi di come l’esperienza del trauma razziale abbia portato al riconoscimento delle analogie tra razzismo e specismo e spinto molte persone a riesaminare radicalmente il loro rapporto con le gerarchie e la violenza gerarchica, intraprendendo così uno stile di vita coerente con gli ideali che si professano di avere. Uno di questi esempi è Angela Davis, attivista per i diritti delle minoranze, che sostiene l’importanza del riconoscere la connessione tra la liberazione umana e quella animale in modo da promuovere una totale giustizia sociale.
“Penso che la mancanza di analisi critica su ciò che mangiamo dimostra per esteso come la comodità di pensiero diventa il modo primario in cui si vede il mondo. Non andiamo oltre quello che Marx chiama il valore scambio dell’oggetto – non pensiamo alle relazioni che questo oggetto incarna, non pensiamo a come è stato prodotto – sia che si tratti di una bistecca, o dei nostri vestiti o di un iPad o la nostra educazione. Sarebbe davvero un atto rivoluzionario sviluppare l’abitudine di immaginare le relazioni umane e non umane dietro a ogni oggetto che utilizziamo e che costituisce il nostro ambiente.”
Angela Davis ci invita a esaminare le relazioni tra esseri umani e animali non umani e a sviluppare una consapevolezza compassionevole delle sofferenze causate dallo sfruttamento.
Inoltre, mette in evidenza come il veganismo sia spesso visto semplicemente come una dieta; la scelta di adottare una dieta plant-based può sicuramente far parte del veganismo, tuttavia quest’ultimo non è una dieta ma un movimento politico che si batte per la liberazione animale.
Non è un caso che la maggior parte delle persone che riconoscono la necessità di estendere rispetto e compassione, indipendentemente da razza e specie, siano coloro che hanno una storia di status di merce e proprietà. Queste persone, spesso ancora viste come inferiori nella società contemporanea, comprendono meglio il trattamento disumanizzante che viene riservato agli animali non umani.
La riflessione su come razzismo e specismo condividano una radice comune nella mentalità e, di conseguenza, nell’atto di considerarsi superiori, offre l’opportunità di contrastare una struttura d’oppressione, promuovendo un’ideologia basata sulla compassione sia tra le relazione umane, sia tra le relazioni con gli animali non umani, favorendo così lo sviluppo di una società in cui la solidarietà e la gentilezza guidano il nostro rapporto con il mondo che ci circonda.