Un interessante studio condotto a Yale e pubblicato ieri su Nature indaga su come sistemi di intelligenza artificiale, non particolarmente avanzati, i cosiddetti bot, interagendo con gli uomini li rendano più bravi a risolvere problemi anche complessi.
Come è stato condotto lo studio su intelligenza artificiale e comportamento umano
Lo studio il cui autore anziano è Nicholas Christakis co-direttore dello Yale Institute for Network Science (YINS) e il primo autore è Hirokazu Shirado (studioso presso lo stesso istituto e sociologo) è consistito nel dividere in squadre un gran numero di soggetti (quattromila partecipanti allo studio divisi in reti di una ventina di soggetti) e farli giocare a un gioco di strategia abbastanza semplice, si trattava di controllare dei nodi in un network che potevano cambiare colore (tre colori a disposizione), lo scopo del gioco era arrivare a una configurazione in cui nessun nodo avesse lo stesso colore di quelli a lui collegati, ogni giocatore vedeva solo quelli adiacenti a se quindi cercare di sistemare un conflitto con un vicino poteva scatenare un conflitto tra quel vicino e uno dei suoi vicini non visibili al primo giocatore.
I ricercatori hanno introdotto in forma anonima nel network alcune semplici intelligenze artificiali, oltretutto programmate perchè in maniera casuale ogni tanto sbagliassero “di proposito”.
Alcune reti avevano 20 partecipanti umani, altre avevano tre nodi fissi, cioè che non potevano cambiare colore, un suggerimento quindi a una possibile soluzione e il resto dei nodi controllati da umani, infine in alcune reti c’erano tre nodi controllati da intelligenza artificiale e gli altri da umani.
Il risultato dello studio su intelligenza artificiale e comportamento umano
Il contro intuitivo risultato è stato che introdurre questi elementi di imprevedibilità, delle IA dal comportamento casuale, ha migliorato le performance degli umani e soprattutto le ha migliorate nella risoluzione dei problemi più complessi. Per la precisione non tutti i network con i tre nodi robot hanno fatto meglio di quelli tutti umani, in alcuni network i tre nodi robot erano posti in differenti posizioni e mentre in alcuni casi sparavano a casaccio il 10% delle volte in altri il 30% o nessuna (cioè ogni mossa era basata sulla semplice ma logica strategia di scegliere il colore che differiva dal maggior numero di vicini), il caso in cui il network aiutato dall’intelligenza artificiale ha fatto meglio di quello tutto umano è quello in cui i tre nodi controllati dal computer erano in posizione centrale (quindi col maggior numero di connessioni) e con una percentuale di mosse casuali del 10%, quelli col 30% di mosse casuali o senza non hanno fatto meglio di quelli tutti umani, suggerendo quindi ai ricercatori che c’è una quantità aurea di casualità da introdurre.
In particolare quella percentuale di variazioni casuali hanno impedito dei veri propri blocchi che si verificavano nelle reti di gioco a completo controllo umano quando tutti i partecipanti si trovavano col colore più logico guardando ai propri vicini ma a livello globale nel network permanevano conflitti.
Questi risultati aprono prospettive nuove sul rapporto tra intelligenza artificiale e uomo, innanzitutto perchè di solito ci si chiede in quali compiti la IA sostituirà l’uomo, ma non è detto che si debba trattare di una sostituzione, che spesso viene presentata in termini apocalittici, perlomeno dal punto di vista delle conseguenze sociali, dagli stessi studiosi.
Lo studio dimostra che l’interazione con la IA può aiutare l’uomo a fare meglio.
L’esperimento è stato accolto con favore e interesse in ambienti economici e militari, ma per ora si tratta di un piccolo caso semplificato, il problema (il gioco) era troppo semplice per essere sicuri di una sua eventuale applicazione in qualcosa di complesso come i problemi di un’azienda. Quindi ora i ricercatori dovranno cercare di ideare esperimenti che dimostrino che il principio è valido anche per compiti più difficili, del resto come qualcuno fa notare i risultati sono in accordo con la Teoria dei sistemi complessi (ecco perchè ho definito il risultato contro intuitivo e non sorprendente) e ben conosciamo almeno un caso in cui variazioni casuali hanno portato allo sviluppo di sistemi complessi … l’evoluzione degli organismi viventi.
Roberto Todini