Cori inaspettati di una curva da sempre sinonimo di accoglienza
Strano e inaspettato. Sabato sera, alcuni tifosi della Lazio hanno insultato pesantemente uno steward di colore, reo di fare… lo steward. Per parecchi minuti i suddetti tifosi hanno intimato al ragazzo di andarsene cantando il classico coro in riferimento ai drammatici viaggi nel Mediterraneo degli immigrati: “Sei venuto col gommone”. Ma tutto ciò appare strano, i tifosi della Lazio non hanno mai tracimato in manifestazioni d’odio razziale, antisemita e fascista: non hanno mai attaccato sui vetri dell’Olimpico la figurina di Anna Frank con la maglietta della Roma in segno di sfottò; non hanno mai teso braccia al cielo in riferimento al fascismo; non hanno mai insultato giocatori di colore solo perché di colore; non hanno mai preso di mira un loro giocatore reo di aver cantato “Bella Ciao”.
Niente di tutto ciò. E quindi, perché ora la nobiltà capitolina di cui si fanno carico è scaduta in tale oscenità? Nessuno si aspettava un comportamento del genere: siamo stati abituati bene dai tifosi della Lazio. Ci siamo rimasti male, da una curva da sempre sinonimo di accoglienza e fratellanza questo è un passo falso. È giusto sottolineare, però, che si è trattato dei soliti “casi isolati” visto che è la prima volta che succede una cosa del genere. Non possiamo prendercela con tutta la curva, la stessa che si fa carico di sani valori etici e morali non di rado sfoggiati fuori e dentro gli stadi.
I “casi isolati” non sono così isolati
Ora parliamo seriamente. Non è necessario elencare tutti i casi di razzismo in cui i tifosi della Lazio sono stati coinvolti negli anni, nei decenni. Però, l’opinione pubblica si rimette sempre al solito giudizio: “Sono solo dei casi isolati”. Ma la reiterazione di questi squallidi atteggiamenti indica un alto numero di “casi isolati”. Pertanto, e se fosse una netta maggioranza di persone in curva a pensare e mostrare questi comportamenti primitivi?
Nessuno qui sta ascrivendo la colpa a ogni singolo tifoso della Lazio, giacché siamo certi ci siano (si spera!) persone dal cuore biancoceleste che condannano questi vili atti. Ma lo zoccolo duro della tifoseria si confà agli ideali del fascismo con la conseguenza che ogni atto d’odio si tinge di razzismo e antisemitismo. Allo stesso tempo non possiamo che evidenziare il fatto che ogni tifoseria conserva i propri scheletri nell’armadio e che la curva nord della Lazio non è l’unica a manifestare tale acredine e ignoranza. Di certo, la tifoseria laziale è tra le più “rinomate” in questo senso.
Punire i tifosi della Lazio o punire la squadra?
Giacché la questione non può che determinarsi in una sanzione severa. Togliere punti e, al contempo, chiudere la curva per un tot di mesi rasenterebbe una lezione utile. Sabato sera si è consumato l’ennesimo gesto obbrobrioso nei confronti di uno steward: un ragazzo di venti anni appena che dopo poco ha abbandonato la pista d’atletica dell’Olimpico causa reiterazione di cori nei suoi confronti. E la cosa peggiore è che questi cori sono provenuti da ragazzi della sua stessa età posizionati in curva.
Se per almeno un quarto d’ora, questi soggetti hanno continuato a inveire contro lo steward, significa che la curva ha consentito loro di proseguire nel barbaro atto. Per questo non si può parlare di “casi isolati” e punire tutta la curva in un’ottica prettamente conservativa dei valori votati all’uguaglianza e al rispetto della persona, può essere giusto. Inoltre, sottrarre punti alla Lazio rappresenterebbe un gesto più unico che raro ma sostanzialmente opportuno al fine di placare questi tifosi. Dove non riescono le telecamere (perché non riescono a individuare i responsabili?) dovrebbe agire la Lega Calcio, ma si sa: in questo paese tutto può passare in sordina e la reiterazione è solo una conseguenza.
Lorenzo Tassi