Se non sarà il buon senso a salvarci, potrà forse aiutarci la tecnologia. In un mondo soffocato dallo smog, con evidenti ricadute negative sull’ambiente e sulla salute umana, la scienza diventa lo strumento per combattere l’aumento esponenziale dell’inquinamento, che nel nostro Paese raggiunge livelli record.
La pianura padana, ad esempio, per la sua particolare conformazione orografica e per la presenza massiva di industrie, è tra le aree più inquinate d’Europa. A nulla valgono i continui moniti dell’Unione Europea affinché l’Italia intervenga per scongiurare i picchi di polveri sottili che si registrano nelle nostre città.
Soprattutto in periodi di scarsa piovosità, realtà come Milano, Torino, Roma, ma anche piccoli centri come Monza, Cremona e Frosinone presentano una concentrazione allarmante di biossido di azoto e Pm10. Solo nel 2012, è stato stimato, 84.800 italiani sono morti per cause riconducibili all’inquinamento atmosferico.
Ora una scoperta tutta tricolore promette di segnare un passo decisivo nella lotta allo smog. L’idea è di due imprenditori italiani i quali, grazie ad una start-up, hanno creato un tessuto rivoluzionario il cui merito, letteralmente, è quello di mangiare lo smog. Il nome di questa scoperta è tutto un programma: “The Breath”, il respiro.
Questo ritrovato sfrutta un particolare composto di strati esterni, con caratteristiche idrorepellenti e antisettiche, uno strato intermedio in fibra a carbonio e infine un’unità di nanotecnologie che sono in grado di catturare e ridurre le particelle inquinanti presenti in ambienti esterni e chiusi.
Una raffinata tecnologia a servizio dell’ambiente che ha già incassato il beneplacito di Legambiente – da anni impegnata a denunciare la gravità della situazione italiana. L’utilizzo di “The Breath”, per la sua specifica versatilità, può essere molteplice. In casa, ad esempio, può assumere le forme di un quadro, di un tendaggio o di un pannello divisorio, riuscendo in tal modo ad abbattere, anche del 40%, i fumi delle cucine piuttosto che le polveri sottili o l’anidride carbonica.
All’aperto, invece, il suo impiego può avere le fattezze di grandi cartelloni pubblicitari, di quelli che si trovano in molte delle strade e piazze delle nostre città. Milano e Roma hanno già adottato dei maxi manifesti realizzati con questo impianto tecnologico, e altri centri urbani si apprestano a farlo.
Anche alcune multinazionali hanno fiutato la portata commerciale di questa idea. Lo stesso Umberto Veronesi ebbe modo di esprimere un forte apprezzamento verso questo prodotto che volle fosse impiegato all’Istituto Europeo di Oncologia a Milano.
Dopo il tessuto perfetto, realizzato con polveri di Lapislazzuli, ora un nuovo tessuto, dagli infiniti utilizzi, che potrà darci una mano per combattere l’inquinamento delle nostre città e così ridurre tante patologie cardio-respiratorie e tumorali.
Alessandro Orofino