La sorveglianza in Africa è segnata da un recente rapporto che mette in luce l’utilizzo delle tecnologie di controllo che i governi stanno sempre più adottando, con investimenti miliardari ufficialmente mirati a contrastare il crimine e il terrorismo, ma che rischiano di minare i diritti umani dei cittadini.
Nell’affollato paesaggio delle tecnologie di sorveglianza in Africa, i governi stanno investendo fino a un miliardo di dollari all’anno, secondo un recente rapporto dell’Institute of Development Studies affiliato all’Università del Sussex a Brighton. Il documento, intitolato “Mapping the supply of surveillance technologies to Africa: case studies from Nigeria, Ghana, Morocco, Malawi, and Zambia“, getta luce su un panorama sconcertante, in cui queste tecnologie vengono ufficialmente destinate a contrastare la criminalità e il terrorismo, ma rischiano di minare i diritti umani fondamentali dei cittadini.
Le principali forniture di sistemi di sorveglianza agli Stati africani provengono da aziende con base negli Stati Uniti, Cina, Europa e Israele. Queste aziende, stando al rapporto, sostengono di vendere esclusivamente ai governi e di condannare qualsiasi attività di sorveglianza illegale come violazione dei loro termini di servizio. Tuttavia, il rapporto denuncia l’inefficacia di misure volontarie per impedire la rapida espansione di un sistema di sorveglianza che calpesta i diritti umani.
Il rapporto classifica cinque tipi di tecnologie di sorveglianza vendute agli Stati africani: intercettazioni Internet, intercettazioni dei cellulari, controllo dei social media, Safe City/Smart City e identificazione biometrica. Queste tecnologie hanno dato il via a una digitalizzazione e automazione senza precedenti dei sistemi di sorveglianza statali in Africa, permettendo la sorveglianza di massa su tutte le comunicazioni dei cittadini e l’intrusione in tempo reale nella vita di individui, compresi politici dell’opposizione e difensori dei diritti umani.
La Nigeria, uno dei principali acquirenti di sistemi di sorveglianza in Africa, deve affrontare problemi di sicurezza come terrorismo, banditismo e sequestri di persona. Tuttavia, si temono anche violazioni dei diritti umani da parte delle entità statali. Il Vescovo di Sokoto, S. Matthew Hassan Kukah, ha sollevato preoccupazioni sul rispetto dei diritti umani in Nigeria, affermando che la libertà di espressione è un dono divino che nessuno può togliere.
Il rapporto chiama all’azione, sottolineando la necessità di sensibilizzare sui diritti alla privacy e sugli abusi della sorveglianza in tutti i paesi africani. È urgente sviluppare capacità di ricerca per monitorare l’abuso dei poteri di sorveglianza, valutandone gli effetti sui diritti dei cittadini e sul rispetto della legalità costituzionale.
In un mondo sempre più connesso, la battaglia tra sicurezza e diritti umani è in corso in Africa, e la sfida sta nel trovare un equilibrio tra la necessità di proteggere la popolazione e il rispetto dei diritti e delle libertà individuali. La strada da percorrere è lunga, ma la consapevolezza e l’azione sono i primi passi verso un futuro in cui la privacy e la dignità umana siano garantite per tutti.