Sulla discriminazione linguistica: l’impatto del linguistic profiling

Il fenomeno del linguistic profiling

Sin dai primi momenti di sviluppo, il linguaggio gioca un ruolo cruciale, modellando le nostre esperienze linguistiche prima ancora di esserne consapevoli. Queste esperienze dimostrano come il linguaggio non sia solo un mezzo di comunicazione, ma anche un segno distintivo delle nostre storie personali. Spesso quest’ultime possono essere caratterizzate da esperienze di discriminazione che, all’interno del contesto del linguaggio, possono verificarsi tramite il fenomeno del linguistic profiling, una pratica che consiste nel fare supposizioni basandosi sulle caratteristiche del linguaggio di una persona, come il dialetto, l’accento, la pronuncia o la scelta di parole. La discriminazione linguistica può condurre a valutazioni immediate riguardo al background o alle abilità di un individuo. I professionisti con un accento straniero riconoscibile spesso si trovano a dover difendere la propria competenza a un ritmo più elevato rispetto ai colleghi.

La differenza tra linguistic profiling e racial profiling

Per affrontare efficacemente i pregiudizi e promuovere l’inclusione, è essenziale comprendere la differenza tra linguistic profiling e racial profiling. Il racial profiling è un trattamento ingiusto basato sulla razza. Mentre il lingustic profiling si limita all’uso di indizi uditivi per identificare la razza di un parlante, il racial profiling si basa su più informazioni, comprese quelle visive, per fare deduzioni sulla razza di una persona. Entrambi i fenomeni possono condurre a comportamenti discriminatori, tuttavia l’atto di riconoscere la razza attraverso il linguaggio non è di per sé discriminatorio.

Non tutte le situazioni di linguistic profiling conducono a discriminazioni. Per esempio, riconoscere che qualcuno proviene dal sud degli Stati Uniti basandosi sul suo accento è una forma di linguistic profiling che generalmente non comporta pregiudizi. Eppure, esistono casi in cui questo riconoscimento può portare a stereotipi negativi, se si suppone erroneamente che una persona con un accento del Sud sia meno istruita o intelligente. La discriminazione non avviene nel momento in cui si notano le differenze, ma nel momento in cui si agisce su di esse in modo discriminatorio.


Il linguistic profiling nell’ambito lavorativo

Varie ricerche hanno indicato che il fenomeno del linguistic profiling può portare a discriminazioni contro persone nere e ispaniche che cercano beni o servizi pubblicamente disponibili, basandosi esclusivamente sul suono della loro voce, tipicamente nelle interazioni telefoniche dove mancano indizi visivi.

Nell’ambito lavorativo, il linguistic profiling può rappresentare un’importante causa di discriminazione. Le decisioni riguardanti assunzioni, promozioni e altre questioni lavorative possono essere condizionate dai pregiudizi legati al modo di parlare delle persone. Gli standard professionali tendono spesso a sfavorire i dialetti delle minoranze, creando un ambiente in cui i dipendenti appartenenti a gruppi minoritari si sentono obbligati a modificare il proprio modo di parlare quando interagiscono con i colleghi.

Gli studi del professor John Baugh, colui che ha condotto le ricerche sul fenomeno del “linguistic profiling”, dimostrano che i candidati che parlano l’inglese con un accento cinese, messicano o indiano, sono penalizzati ulteriormente per ruoli a contatto con il pubblico. Anche i dialetti regionali possono ridurre le probabilità di assunzione e influire negativamente sulle valutazioni delle prestazioni.

Questa discriminazione linguistica non si limita solo al mercato del lavoro. Infatti, il linguistic profiling si manifesta in diversi aspetti della vita quotidiana, come l’accesso all’istruzione, agli alloggi e ai servizi pubblici. Come dimostrano gli studi del professor John Baugh, i richiedenti che parlano con un accento afroamericano, latino o asiatico incontrano spesso ostacoli maggiori nel cercare appartamenti in affitto.

Il linguistic profiling nell’ambito dell’istruzione

Le conseguenze che possono derivare dal linguistic profiling hanno un impatto significativo anche nell’ambito dell’istruzione. Studenti che parlano con accenti diversi o usano dialetti regionali possono essere ingiustamente valutati come meno competenti o intelligenti, influenzando così le loro opportunità educative e il loro sviluppo accademico. Questo tipo di pregiudizio linguistico perpetua disuguaglianze sociali e limita le opportunità per molte persone, basandosi unicamente sulla loro modalità di espressione.

Una delle conseguenze più gravi che può generare il linguistic profiling è il suo potere di consolidare stereotipi e disuguaglianze. Le persone appartenenti a minoranze, già soggette a discriminazioni razziali e culturali, subiscono ulteriori svantaggi a causa delle percezioni negative legate al loro modo di parlare. Questo fenomeno sottolinea la necessità di promuovere una maggiore consapevolezza e sensibilità verso la diversità linguistica, non solo per contrastare i pregiudizi, ma anche per valorizzare la ricchezza culturale e linguistica delle nostre comunità.

La comprensione e l’analisi del linguistic profiling ci rivelano quanto sia profondo l’impatto del linguaggio sulla nostra vita quotidiana e sulle nostre opportunità. Combattere questo tipo di discriminazione richiede un impegno collettivo per riconoscere e valorizzare la diversità linguistica come un elemento chiave della nostra identità culturale.

Promuovere politiche inclusive e pratiche educative che rispettino tutte le forme di espressione linguistica può contribuire a creare un ambiente più equo e rispettoso. Solo attraverso una maggiore consapevolezza e un’azione concreta possiamo sperare di eliminare i pregiudizi e costruire una società in cui il linguaggio non sia un ostacolo, ma una risorsa che arricchisce la nostra esperienza umana.

 

Elena Caccioppoli

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