L’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale da parte del governo di Pechino ha colpito duramente i manifestanti di Hong Kong. Il testo riporta che chiunque venga accusato di “sovversione, secessione o terrorismo” rischierà una pena da 10 anni all’ergastolo. In questi reati rientrano anche la diffusione di slogan e incitamenti alle proteste.
Per evitare l’arresto continuando a mostrare il proprio dissenso contro la legge imposta, i manifestanti di Hong Kong hanno dovuto trovare delle soluzioni creative e un linguaggio segreto.
Linguaggio segreto (e ambiguo)
Uno degli slogan più usati è “Arise, ye who refuse to be slaves.” L’ambigua frase significa “Alzatevi! Gente che non vuole essere schiava!”. Si tratta della frase di apertura dell’inno nazionale cinese. Indubbiamente questa frase avrebbe potuto essere scritta da un abitante di Hong Kong particolarmente filo pechino, ma visto il clima in cui versa la città è più probabile che si tratti di un’ambigua dichiarazione di dissenso.
Un’altra frase molto utilizzata è il riadattamento dello slogan trumpiano “Make Hong Kong Great Again”. Anche Mao Zedong è stato riadattato per il sociale. La citazione: “Coloro che sopprimono i movimenti studenteschi non faranno una buona fine” è diventata una delle frasi simbolo della lotta.
Linguaggio segreto: i caratteri cinesi
I caratteri cinesi offrono ampio spazio di manovra per la sovversione linguistica grazie alle caratteristiche proprie della scrittura cinese. Una frase che è diventata estremante popolare online è “夺回香蕉” (duo hui xiangjiao), che letteralmente significa “riprendiamoci le banane”. Questa frase serve a rimpiazzare “夺回香港” (duo hui xianggang) “riprendiamoci Hong Kong”. I caratteri e la pronuncia simile permettono di sostituire “Hong Kong” con “banane” e creare una frase impossibile da censurare.
Primi arresti
Il primo arresto a seguito dell’applicazione della legge sulla sicurezza nazionale è stato ai danni di un uomo che sventolava la bandiera “Hong Kong Independence” (indipendenza di Hong Kong). La foto dell’oggetto incriminato è stata postata online dalla polizia, ma gli attenti ed esperti cittadini del web hanno notato che prima della gigante scritta pro-liberazione vi era un piccolissimo “no”. Neanche a dirlo, anche questa frase è diventata virale.
Say no to indepence to Hong Kong is equally dangerous in HK pic.twitter.com/e62M0LULKb
— Julia ✋☝ (@JuliaZh78646308) July 1, 2020
Il linguaggio segreto delle attività commerciali
L’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale ha obbligato molti dei ristoranti e negozi che avevano affisso delle bacheche a sostegno dei manifestanti pro-democrazia a rimuoverle. Queste bacheche erano spesso composte da post-it colorati riportanti slogan e frasi di incitamento, resi illegali dalla nuova legge. I post-it scritti sono stati rimpiazzati da post-it bianchi. Uno dei bar che ha utilizzato questa strategia ha poi postato su Facebook “L’essenziale è invisibile agli occhi”, celebre frase de Il Piccolo Principe.
A yellow (pro-democracy) restaurant on Hong Kong Island took down its posters when the national security law passed, replacing them w/ blank pieces of paper & Post-its. The movement’s branding is so strong that it doesn’t even need text or illustrations to communicate a message. pic.twitter.com/NPpbX2vck1
— Laurel Chor (@laurelchor) July 4, 2020
Su questo esempio, alcuni manifestanti hanno continuato le proteste con fogli bianchi.
Le manifestazioni silenziose (e silenziate) di Hong Kong esprimono la contraddizione di un movimento che non intende fermarsi o smettere di lottare per la propria libertà di espressione.
Noemi Rebecca Capelli