Lingua italiana e analfabetismo: al via oggi la XXI Settimana di celebrazione della nostra lingua ma sette italiani su dieci sono analfabeti funzionali.
La settimana della lingua italiana nel mondo
La settimana di celebrazione della lingua italiana è nata su iniziativa dell’Accademia della Crusca nel 2001, dall’allora presidente Francesco Sabatini. Si svolge in collaborazione con la Farnesina e coinvolge tutto il mondo, non solo il territorio del nostro Paese. Partecipano live o in videoconferenza cattedre universitarie, associazioni di linguistica e consolati italiani sparsi nei cinque continenti. Il tema di quest’anno sarà Dante Alighieri. Nell’ottica di celebrare la lingua italiana ma anche la creatività ad essa collegata, si tenta di far rivivere, reinterpretare e attualizzare l’opera del Poeta. Spontaneo quindi interrogarsi su quale sia il rapporto tra gli italiani, la lingua italiana e analfabetismo (funzionale).
Cambiamento linguistico
Forse mai come ora si sente la necessità di fermarsi e fare il punto sulla lingua italiana. Chiedersi se debba avere anche un significato politico, farsi promotrice di cambiamento sociale. Insomma: è la lingua che si adatta alla società oppure il contrario? Annosa domanda che si inserisce in uno tsunami di cambiamenti linguistici (e di polemiche!) che investe ogni ambito teorico associato alla lingua: il lessico, la fonetica, la morfologia sono ora in discussione più che mai. La ricerca di un genere neutro, l’asterisco al posto dell’ultima lettera di una parola, la declinazione al femminile dei mestieri e la tanto indigesta, e anche poco compresa, schwa rientrano in questo momento storico di rivoluzioni linguistiche e sociali. In questo senso pare logico interpellare il più sommo dei italiani, proprio Dante Alighieri, e scomodarlo per comprendere dove stia di casa l’italiano più corretto ma anche il più giusto possibile. Un senso di giustizia linguistica che non può lasciare indietro un ragionamento circa la lingua italiana e l’analfabetismo di ritorno.
Analfabetismo e lingua italiana
Possiamo distinguere due tipologie:
– analfabetismo strutturale, cioè quello di coloro che non sanno leggere e scrivere. In Italia gli analfabeti strutturali sono circa l’1%, sicuramente un problema da risolvere ma talmente minoritario che già da tempo si è sentita la necessità di creare una nuova categoria per rapportare lingua italiana e analfabetismo –>
– analfabetismo funzionale, cioè quello di coloro che sanno leggere e scrivere ma sono di fatto incapaci, parzialmente o totalmente, di comprendere un testo scritto, elaborare le sue informazioni e poi trasmetterle correttamente.
Si distinguono sei livelli di alfabetizzazione nella lingua italiana, ognuno dei quali quantifica la capacità della persona di comprendere un testo. Il livello 1 riguarda un alfabetismo molto moderato, al limite con l’analfabetismo. Il livello 3 è quello invece delle competenze sufficienti alla comprensione di un testo semplice, familiare. Questo livello è considerato il minimo indispensabile per garantire un corretto inserimento della persona nella dinamiche sociali, relazionali ed economiche della collettività. Secondo gli studi Ocse dal 2015 ad oggi, sette italiani su dieci sono di fatto analfabeti: raggiungono appena questo livello minimo, il 28% dei quali si trova ben al di sotto. L’amaro in bocca aumenta se consideriamo che la stima riguarda gli italiani tra i 16 e i 65 anni. Il rapporto più stretto tra lingua italiana e analfabetismo riguarda proprio gli italiani tra i 25 e i 34 anni.
Società e lingua italiana
Questi dati stridono con la XXI Settimana di celebrazione della lingua italiana. Ci impongono una riflessione sulle cause e sulle possibili soluzioni. L’analfabetismo funzionale è di fatto un problema collettivo. Inficia la produttività, orienta il voto, che diventa strumentalizzabile e quindi poco veritiero (e democratico) e infine impatta sull’informazione, si pensi alla circolazione delle fake news e ai danni che possono provocare. Correggere il tiro spetta innanzitutto alla scuola. Revisionare e rivoluzionare i programmi scolastici dalle elementari e all’università, rendendo centrali la lingua italiana e la sua comprensione. Anche le famiglie hanno un ruolo fondamentale: il 75% dei genitori dei ragazzi analfabeti dichiara di avere meno di 25 libri in casa. Se non si vuole scegliere correttamente per se stessi è necessario però farlo per i propri figli, mettendo a disposizione tutti gli strumenti linguistici e culturali possibili. In ultimo lo Stato: la scarsa conoscenza della lingua italiana è strettamente collegata alla disponibilità economica, alla depressione lavorativa e al luogo geografico. Insomma il numero di analfabeti non è un caso: le classi linguistiche sono lo specchio delle classi sociali.
Un’Italia divisa, a due velocità
E così mentre meno del 6% degli italiani, cioè coloro che raggiungo il livello 5 e 6 di comprensione, elaborazione e trasmissione scritta dei testi, celebra la bellezza della lingua italiana e si interroga sui cambiamenti sociali che questa può favorire, il resto del Paese arranca. Un’Italia divisa, di fatto a due velocità che però può sfruttare questo momento di cambiamento e di ripartenza: rafforzare la lingua italiana e orientarla, perché no, per promuovere giustizia civile e sociale, per fissare concetti di parità. Tramite i social raggiungere più persone possibili è molto più facile. Ognuno nel suo piccolo, senza boria né arroganza, per migliore tutti insieme perché la lingua italiana è di tutti allo stesso modo. Conoscerla e saperla usare dovrebbe essere motivo di impegno e vanto per tutti. Del resto, parafrasando un po’, fatti non fummo per vivere come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza.
Alice Porta