L’indipendenza giudiziaria in Polonia e il sistema dei fondi europei bloccati

L' indipendenza giudiziaria in Polonia è un'illusione

Il 15 dicembre il Consiglio Europeo ha approvato un piano di aiuti da 18 miliardi per l’Ucraina e una tassa minima per le multinazionali, trovando il consenso a lungo ricercato di Ungheria e Polonia.

Il sistema europeo prevede che ci sia unanimità nelle risoluzioni che trattano i temi maggiori, e si è ritrovato spesso ostaggio di pochi paesi e dei loro veti.

Ungheria e Polonia, che rappresentano due quarti del gruppo di Visegrad, hanno lo stesso problema con l’Unione Europea. Entrambi sono accusati di avere uno stato di diritto in deterioramento.

Orban è accusato da Bruxelles soprattutto di corruzione. È da anni in un braccio di ferro con l’Unione, e perciò non si è fatto scappare l’occasione di accusarla d’ipocrisia dopo lo scandalo Qatargate.

Il problema delle corti polacche

Nel caso della Polonia, le preoccupazioni delle istituzioni europee riguardano soprattutto l’indipendenza degli organi giudiziari. Le corti polacche sono descritte come politicizzate e mosse dagli interessi del partito di governo, ovvero Diritto e Giustizia.

In un report dell’anno scorso, la società di consulenza strategica Verisk Maplecroft, ha fatto una classifica del livello di indipendenza giudiziaria nel mondo. La Polonia, nell’arco di quattro anni, è il paese che ha perso più posti in classifica, passando dal numero 118 al 61.

Il report parla del paese come di una “democrazia fragile che regredisce e che ha preso il posto dell’Ungheria come peggiore nell’Unione”.

Uno degli strumenti che il governo utilizza per ingerire negli affari giudiziari è la commissione disciplinare della Corte Suprema polacca. La corte è molto politicizzata, e attraverso la sua commissione disciplinare ha la possibilità di sospendere altri giudici. Utilizzando questa camera il governo ha potuto zittire la voce di Igor Tuleya sospendendolo dal suo ruolo di giudice.

Il “giudice civico” in difesa dell’indipendenza giudiziaria

Igor Tuleya, con il suo paio di Ray-Ban squadrati e i suoi tratti spigolosi, è diventato il volto della di una giustizia ingabbiata dal governo di Varsavia. È il simbolo della lotta per l’indipendenza giudiziaria e delle manifestazioni che denunciano il deterioramento dello stato di diritto in Polonia.

Oltre alla sospensione dal proprio ruolo, il giudice negli anni ha dovuto avere a che fare con pressioni, vessazioni, minacce da parte della macchina messa in moto da Diritto e Giustizia per assicurarsi che le opposizioni non abbiano voce.

Tuleya negli anni ha assunto sempre più un ruolo politico all’interno del panorama polacco, ponendo l’attenzione sui rischi che la democrazia corre. Si autodefinisce “giudice civico”, e afferma come il suo lavoro sia necessario in un contesto politico che non riconosce più l’importanza della giustizia.

La soluzione europea

In una sentenza del luglio del 2021, la Corte Europea di Giustizia, aveva già affermato che il funzionamento della Camera disciplinare non è compatibile con il diritto dell’Unione. A settembre dello stesso anno, la corte ha ribadito la sua posizione e discusso alcune disposizioni discusse dalla Commissione per applicare la sentenza originale.

In risposta alle sentenze degli organi giudiziari europei, ne è arrivata una del Tribunale Costituzionale di Varsavia, che viene nominato dal primo ministro e approvato dal parlamento, che ha stabilito la priorità della Costituzione nazionale rispetto al diritto europeo.

Contro quello che a Bruxelles è visto come un attacco al ruolo dell’Unione, la Presidente della Commissione europea Von Der Leyen ha promesso di rispondere con “tutti i poteri” a propria disposizione. Le armi che ha dalla sua parte sono i soldi, e l’Europa negli ultimi mesi ha imparato come usarli per raggiungere i suoi obiettivi.

La Commissione ha prima previsto una multa giornaliera di un milione di euro alla Polonia, fino a quando il paese non avrà adottato le necessarie riforme al proprio sistema giudiziario.

Il governo Morawiecki non ha cambiato la propria posizione a causa delle multe; perciò Bruxelles ha deciso di alzare la posta in gioco. La Commissione europea ha bloccato 35 miliardi di fondi del Recovery Fund che avrebbero dovuto raggiungere Varsavia. In un momento di grande inflazione e con le elezioni programmate per l’anno prossimo, il governo polacco sta cercando ora di correre ai ripari.

Le riforme dell’ultimo minuto

Negli ultimi mesi sono state passate riforme superficiali al sistema della camera disciplinare, giudicate insufficienti dalla Commissione che non ha scongelato i fondi. A questo punto il governo sarebbe anche pronto a far passare riforme più importanti. Il nuovo disegno di legge prevede un processo di depoliticizzazione e depotenziamento della Corte suprema polacca, in favore della Corte Amministrativa suprema.

Per far passare le riforme in Parlamento, l’esecutivo ha bisogno del sostegno degli alleati di estrema destra oppure dell’opposizione. L’estrema destra fatica ad arrendersi a quello che la loro parte descrive come il “ricatto europeo”.

L’opposizione valuta invece l’opportunità politica di far pagare caro al governo l’euroscetticismo che ha caratterizzato il suo partito, oppure l’idea di salvare la faccia a Morawiecki a meno di un anno dalle elezioni parlamentari.

Mohamed Charjane

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