Il caso Linda Napolitano: il mistero del rapimento alieno e la disputa con Netflix

Linda Napolitano netflix Alieni

Il 30 novembre 1989, Linda Napolitano afferma di essere stata rapita da esseri alieni a Lower Manhattan. Un gruppo di testimoni, 23 in tutto, sostengono di averla vista levitare nell’aria, avvolta da una luce abbagliante. Questa storia ha fatto parlare tutto il mondo, portando Linda sui principali media americani, fino a diventare il soggetto del libro Witnessed: The True Story of the Brooklyn Bridge Abduction del 1997.

A 77 anni e 35 anni dall’evento, Linda Napolitano torna a raccontare la sua storia nella docuserie Netflix Rapimento alieno a Manhattan. Tuttavia, la sua collaborazione con Netflix ha preso una piega inaspettata: Linda ha intrapreso una causa contro la piattaforma, accusandola di diffamazione e chiedendo un risarcimento danni.

I primi incontri di Linda Napolitano con gli alieni

Secondo Linda, il suo legame con gli extraterrestri risale all’infanzia, quando, insieme alla sorella, si trovò di fronte a una presenza misteriosa. Questo evento non fu mai confermato, ma la donna racconta che tutta la sua famiglia si imbatté più volte in figure sovrumane. Solo anni dopo, leggendo un libro di Budd Hopkins, uno dei maggiori esperti americani di rapimenti alieni, morto nel 2011, Linda scoprì dettagli di altri rapiti che sembravano rispecchiare le sue esperienze.

Il rapimento del 1989 e il confronto tra le diverse opinioni

Il rapimento del 1989, raccontato da Linda nella docuserie, è stato l’evento che più di ogni altro ha alimentato le teorie di Hopkins, secondo cui gli alieni inserirebbero microchip nelle persone per monitorarle. Sottoposta a ipnosi, Linda ricordò di essersi svegliata con il naso sanguinante e di aver trovato un piccolo rigonfiamento, poi identificato come un oggetto estraneo simile a un chip. Da quel momento, il rapporto con Hopkins diventò centrale per le sue ricerche.

La prova della presenza del chip

Linda fu sottoposta a radiografie che sembravano confermare la presenza di un oggetto estraneo nel naso, prova ritenuta fondamentale da Hopkins. Per il ricercatore, il caso di Linda rappresentava una conferma della sua teoria sull’inserimento di microchip alieni. Questo rapporto divenne oggetto di speculazioni, con Linda convinta che persino funzionari governativi avessero tentato di insabbiare l’intera storia, inclusa la presenza di Javier Pérez de Cuéllar, ex segretario generale delle Nazioni Unite, quella notte sul Ponte di Brooklyn.

La testimonianza del figlio e il ritorno degli alieni

Il figlio di Linda, Johnny, ha riportato episodi di incontro con gli alieni, risalenti all’infanzia, descrivendo come lui e la madre videro tre figure extraterrestri. Questo episodio, vissuto con grande angoscia, segnò profondamente Johnny, che per anni evitò di parlare dell’esperienza.

L’accusa di Carol Rainey: una bufala orchestrata?

La prima a mettere in dubbio la veridicità del racconto di Linda fu Carol Rainey, vedova di Budd Hopkins. Rainey sostenne che il marito fosse troppo coinvolto emotivamente e che avesse perso la sua obiettività, trasformando l’ipnosi in un processo manipolatorio. Esaminando appunti e registrazioni di Hopkins, Carol iniziò a vedere incoerenze e indizi che l’avrebbero portata a credere che il caso di Linda potesse essere costruito ad arte. Una delle sue osservazioni riguardava la tranquillità di Linda durante le sedute di ipnosi, un atteggiamento insolitamente calmo per chi racconta traumi così intensi.

Carol espose i suoi dubbi in un saggio online, accusando il lavoro del marito di essere una “bufala ben architettata”. La controversia danneggiò la reputazione di Hopkins, e il documentario che avrebbe dovuto girare sul caso non venne mai realizzato.

La causa contro Netflix: accuse e richieste di risarcimento

Dopo la pubblicazione della docuserie, Linda ha citato in giudizio Netflix, sostenendo che la piattaforma l’abbia rappresentata in modo falso, presentando Carol Rainey come un’“esperta” e dipingendo Linda come un personaggio negativo per generare polemiche. Nel testo della denuncia, Linda accusa Netflix di diffamazione e di aver violato il suo diritto a un trattamento corretto, manipolando la sua immagine per il pubblico. I querelanti hanno richiesto un risarcimento per danni morali e la sospensione della serie, ma la Corte Suprema di New York ha respinto la richiesta, e la docuserie è ora disponibile sulla piattaforma.

Una verità ancora in bilico

Il caso di Linda Napolitano rimane una delle testimonianze più controverse nel mondo dell’ufologia, dividendo gli spettatori tra chi crede alla sua storia e chi la considera un’abile costruzione. Le parole di Carol Rainey alla fine della docuserie lasciano spazio alla riflessione: “Quella di Linda è la bufala più complessa a cui abbia mai assistito, ma questo non rende l’intero fenomeno una bugia”. La domanda finale è destinata a rimanere irrisolta: siamo davvero soli nell’universo?

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