IL “CASO CONSIP”: DENTRO L’INTRICATA RAGNATELA DELLA CORRUZIONE
L’Inchiesta Consip tratta di quello che da un paio di mesi è noto come “il Caso Consip”. Per coloro che lo ignorassero, Consip è la “Centrale acquisti per la Pubblica Amministrazione”. Nata nel 1997 come appoggio dello Stato per gestire l’Informatica dell’epoca, nel corso degli anni la Consip ha cambiato funzione. L’acronimo sta per “Concessionaria Servizi Informativi Pubblici”. Essa è controllata dal ministero dell’Economia e in sostanza si occupa di bandire gare d’appalto con l’obiettivo di farci risparmiare. Recentemente, tuttavia, quello che era stato pensato come uno strumento statale trova al centro di un’Inchiesta che ne ha portato alla luce la fitta rete di corruzione e di ricatto. Una ragnatela intricata, con molti personaggi nel mezzo; che sembrerebbe un thriller di Le Carré, ma che invece corrisponde alla nostra realtà. La connivenza tra gli affarismi imprenditoriali e quella che a fatica chiamiamo “Politica”.
La “Grande Soffiata”: una sorpresa sotto l’albero
Mancavano pochi giorni a Natale e assistevamo ai primi vagiti del Governo Gentiloni, quando arrivò lo scossone che colpì i vertici di Consip. La notizia fu riportata da “Il Fatto Quotidiano”, il quale pubblicò il verbale della deposizione di Luigi Marroni, amministratore delegato di Consip. Sul suo conto, la Procura Antimafia di Napoli indagava già da tempo. Scopo dell’indagine era sapere tutto quello che c’era da sapere su una gara d’appalto di Consip in particolare: “l’appalto più ricco d’Europa”, il Facility Management 4, che vale una sommetta di circa 2,7 miliardi di euro.
Per venire a capo del giro di tangenti che ruotava intorno a Consip, i Carabinieri del Noe nascondono alcune microspie nell’ufficio di Marroni, ma quando, da un giorno all’altro, la trasmissione delle conversazioni di Marroni viene interrotta, alle autorità è subito chiaro che Marroni abbia saputo dell’inchiesta segreta e che abbia fatto bonificare il proprio ufficio, ostacolando così il proseguo delle indagini.
Chiamato a rispondere ai pm e ai carabinieri napoletani del proprio tentativo di mettersi di traverso al corso della giustizia, le autorità gli domandano come abbia fatto a scoprire dell’Inchiesta. E a quel punto Marroni parla.
Riferisce uno ad uno i nomi degli informatori e degli amici coinvolti nella vicenda. Nomi che suscitano scalpore, perché non si limitano al microcosmo di Consip, ma coinvolgerebbero anche uomini della scena politica italiana. La “gola profonda” di Marroni corrispondeva, infatti, ad un quartetto di quasi insospettabili vicini a Renzi: Filippo Vannoni, amico di Matteo Renzi e presidente della Publiacqua, il Ministro dello Sport Luca Lotti, il generale Emanuele Saltamacchia e il presidente di Consip Luigi Ferrara. Un traffico di soffiate che avrebbe rischiato di far saltare l’indagine se non fosse stato per loquela di Marroni.
Luca Lotti ottiene da subito la fiducia di Renzi, il quale lo definisce “Onestissimo”. E anche Gentiloni confida che la situazione possa essere chiarita. L’inchiesta vedrebbe, inoltre, il coinvolgimento di Tullio Del Sette, comandante generale dei carabinieri. Lui nega ogni implicazione e Ferrara chiarisce di essere stato semplicemente avvisato dal generale Tullio Del Sette (un consiglio d’amico, mettiamola così). Del Sette avrebbe suggerisce al presidente di Consip di fare attenzione a un altro individuo: tale Alfredo Romeo. Proprio quest’ultimo parrebbe essere la miccia dell’intero Caso.
L’appalto Fm4, infatti, era diviso in 18 “lotti” diversi e Romeo, che di mestiere fa l’imprenditore, aveva interessi per alcuni di essi. Si pensa che ne abbia intascati tre, alla fine.
Attualmente è detenuto nel carcere di Regina Coeli per corruzione in merito alla vicenda Consip (perché avrebbe cercato di comprare Gasparri, un altro dirigente di Consip. E a quanto sembra c’è pure riuscito!), ma prima di finire sulla lista nera della Procura di Roma, il suo nome compariva già nelle indagini della Procura Antimafia di Napoli.
“Da Napoli fino a Roma, passando per Palazzo Chigi. Da Consip fino a Regina Coeli”
In origine, infatti, l’intera Inchiesta su Consip era partita dalla città partenopea, per indagare su alcuni dipendenti di Romeo (impiegati nell’ospedale Cardarelli). Ad occuparsene, il magistrato Henry John Woodcock. Ma dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, Woodcock e i suoi colleghi compresero che l’inchiesta aveva confini più ampi, arrivando fino a Consip. Anzi proprio Consip ne era l’epicentro. Nel mirino, oltre a Romeo, c’era anche Carlo Russo, un imprenditore farmaceutico in stretti rapporti con Alfredo Romeo. Russo era interessato a Fm4, ma il suo jolly era l’amico Tiziano Renzi, padre dell’ex Presidente del Consiglio, e ora indagato per traffico d’influenze.
Standoci in mezzo tutto questo surplus di gente, il Caso passò dalla Procura Antimafia di Napoli alla Procura di Roma, in modo da scindere la questione Consip dai presunti legami con la camorra da parte dei dipendenti del Cardarelli.
E Marroni si è trasformato in un supertestimone.
Dalla sua deposizione emerge il ruolo chiave giocato da Tiziano Renzi. Sarebbe stato proprio il padre del candidato alla Segreteria del Pd a spingere Marroni a incontrare Russo; facendogli pressione perché l’affare dell’appalto non interessava solo a lui, ma anche a Denis Verdini, di recente è stato condannato a 9 anni per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino.
Spiega Marroni: “L’imprenditore Carlo Russo mi ha chiesto di intervenire su un appalto da 2,7 miliardi di euro per conto del babbo di Matteo e di Verdini. Mi disse che erano gli arbitri del mio destino professionale”.
Marroni conobbe, infatti, Tiziano Renzi al Palio di Siena. Renzi Jr. lo fece diventare amministratore di Consip nel 2015 e, stando a Marroni, ogni volta che era necessario Tiziano Renzi non si faceva scrupoli a rimarcare la gentilezza di suo figlio Matteo nei confronti dell’amministratore delegato di Consip.
Come prova inoppugnabile degli affari di ciascuno in Fm4, correrebbero i biglietti rinvenuti nella discarica di Napoli in cui sono riportati iniziali di nomi, con l’ammontare delle rispettive cifre in denaro. Ma spetta alla Procura capire se quei pagamenti siano mai avvenuti.
Intanto Michele Emiliano, ex-sindaco di Bari, è in attesa di essere ascoltato per spiegare i messaggi scambiati con Luca Lotti, sul quale la procura indaga per rivelazione di segreto e favoreggiamento. L’oggetto di questi messaggi sarebbe un eventuale incontro tra Emiliano e Carlo Russo. Rendez-vous a cui il governatore pugliese era spinto da Luca Lotti, ma che Emiliano sostiene non avere mai avuto luogo.
Contro Lotti, i 5stelle hanno avanzato una mozione poi ritirata in modo che il Senato si esprime sulla fiducia in data 15 marzo. E vedremo come si esprimerà.
Nel frattempo Tiziano Renzi, mentre il figlio inaugura il Lingotto 2017, si autosospende dalla carica di segretario del circolo Pd di Rignano. E tutti i partecipanti a Torino si sono guardati bene dal menzionare Consip, Lotti, o Renzi Sr.
In merito a Luigi Marroni, che ha cantato come un usignolo, Padoan ha invece dichiarato che non sarà destituito dalla carica di amministratore di Consip. «L’ad di Consip non si trova in una condizione per la quale lo statuto della società contempli la decadenza».
Chiara Fina