Lina Wertmüller vince l’Oscar. Probabilmente il verbo che anticipa il riconoscimento tanto ambito non è corretto, vincere forse è forte di una dicotomia tra talento e fortuna ma per Lina l’Oscar è alla carriera
Un riconoscimento pienamente meritato per oltre mezzo secolo di storia di un’anarchica della cinematografia, avanguardista e brillante e una di quelle regista, ben poche, riconosciute nell’olimpo delle grandi donne del cinema dietro la macchina da presa.
Ieri notte la serata del suo trionfo quella dei Governors’ Awards, consegnati nella Ray Dolby Ballroom di Los Angeles. Siamo sul finire della serata dopo i primi riconoscimenti, da programma, consegnati a David Lynch e Wes Studi, il primo indiano americano a ricevere la statuetta, e dopo il premio umanitario Jean Hersholt a Geena Davis per il suo lavoro per l’eguaglianza di genere, arriva il suo momento.
Un momento necessario, per la coscienza civile della spesso criticata première, che ha visto negli ultimi anni come fulcro della discussione il mancato protagonismo al femminile, l’oggettivante sessismo scaturito dal caso “Weinstein” e #Metoo e certe reciprocità tra le accuse razziali delle candidature. Ma arrivano momenti che sono capaci di cancellare tutto come colpi di spugna, dopo 42 anni la Wertmüller torna su quel palco, esattamente quelli intercorsi dall’uscita di “Pasqualino Settebellezze”, dove la storia del guappo napoletano, interpretato da uno dei pupilli più riconoscibili dell’immaginario artistico della regista, Giancarlo Giannini, valeva la nomina all’Oscar come miglior film nella categoria delle pellicole straniere. Per la prima volta nella storia della statuetta dorata una donna veniva candidata per il suddetto premio nella categoria di regista.
Lina Wertmüller , avanguardista e donna, amata per “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’Agosto”, per “Mimì metallurgico” e tanti altri film ritorna nella parte finale della scorsa serata per regalare il giusto compenso alla sua lunga carriera e il giusto “happening” celebrativo alle donne che hanno reso grande la settima arte.
Sale sul palco inneggiata a gran voce da tutta la platea, ad accoglierla è un’altra grandissima italiana, Sophia Loren che dichiara:
Lina, sono venuta per te, per abbracciarti e per baciarti perché era tanto tempo che non ti vedevo, e stai benissimo, brava, brava!
aggiungendo poi in inglese:
Il primo film che abbiamo fatto insieme è stato un po’ più di 40 anni fa, ma gli aggettivi per descrivere Lina sono gli stessi: piena di passione, giocherellona, onesta e brillante. Quando la incontri capisci immediatamente che sei alla presenza di un incredibile talento ma anche di una donna indimenticabile, un’artista che ha fatto storia essendo se stessa
. Sul palco poi viene proiettato un video dove riceve calorosi saluti e complimenti da altri grandi del cinema come Quentin Tarantino, Sophia Coppola, Jodie Foster e tanti altri. Sul palco con lei Jane Campion e Greta Gerwing, due tra le sole cinque donne della storia di Hollywood ad essere state candidate come migliori registe. La Gerwing afferma :
Il cinema di Lina Wertmüller per me è il cinema della seduzione, da quando ho visto Travolti e ne sono stata travolta… film epici e universali, è una regista femminista ma il suo femminismo non serve ideologie, è sempre interessata a spezzare le regole, il suo femminismo è malizioso e giocoso, ho un’enorme ammirazione per lei come donna e regista
Mentre la Campion rispetto anche alle donne:
È una storia molto corta, più un haiku. Cinque donne, un Oscar; ma per gli uomini è un’altra storia
La Campion che l’Oscar l’ha vinto per Lezioni di piano, aggiunge.
La prima e unica volta in cui le persone hanno vera eguaglianza è alla nascita, poi basta. E come combattere secoli di discriminazione? Nel cinema si è cominciato con Lina!
Infine la parola alla Wertmüller , che con la solita ironia dal sapore sincero conclude:
Ci dovrebbe essere un’oscarina, già di per se questo Oscar è maschilista, bisognerebbe cambiargli il nome in Anna
e poi, sempre in italiano e aiutata in traduzione da Isabella Rossellini :
dedico l’Oscar a mio marito Enrico, a mia figlia Maria Zulina, che mi è venuta molto bene. E ringrazio l’America. L’America è una cosa seria, noi siamo un piccolo stivaletto, questo è un continente, non c’è proporzione… così ringrazio l’America, tutti coloro che hanno amato i miei film, che sono tutti come miei figli. Ci vuole molta pazienza e molta passione… e ora vi saluto, ma dovete gridare tutti insieme ‘Vogliamo un Oscar che si chiami Anna
.
Speriamo quindi che la rivoluzione al femminile, almeno nel cinema, possa partire da questo premio e da una geniale donna italiana di 91 anni.
Claudio Palumbo