L’imperatore giapponese Akihito ha abdicato con una cerimonia durata poco più di dieci minuti: la prima che dà il via al sontuoso rituale di transizione che durerà sei mesi.
L’ultimo rito di abdicazione di un imperatore giapponese risaliva al 1817, ma oggi l’imperatore Akihito ha ripercorso i lunghi corridoi del palazzo imperiale che lo hanno portato nella prestigiosa Camera di Pino per dare il via al complesso rituale di transizione che durerà circa sei mesi. Il primogenito di Akihito, il principe Naruhito, diventerà formalmente imperatore mercoledì 1 maggio. La vera e propria incoronazione si terrà comunque nel mese di ottobre, quando presenzieranno anche i dignitari stranieri.
Il rituale dell’abdicazione
L’ormai ex-imperatore aveva già anticipato la sua decisione a causa di una precaria condizione di salute, ma ora, il rituale dell’abdicazione è ufficialmente iniziato martedì 30 aprile alle 17 alla presenza di circa 300 persone, tra cui l’imperatrice Michiko, Naruhito e la principessa ereditaria Masako, i leader di entrambe le camere del parlamento e i giudici della Corte Suprema. Il cerimoniale ha seguito il rigido protocollo: i funzionari hanno portato la spada e la gemma, insegne imperiali simboli di virtù e benevolenza e tesori sacri del Giappone.
Akihito ha poi pronunciato le sue ultime parole ufficiali da imperatore: “Da quando sono salito al trono 30 anni fa, ho compiuto i miei doveri di Imperatore con un profondo senso di fiducia e rispetto per la gente”. Ha poi continuato: “Mi considero molto fortunato ad averlo potuto fare. Ringrazio di cuore le persone che mi hanno accettato e sostenuto nel mio ruolo di simbolo dello Stato”.
Con questa frase termina quindi ufficialmente l’era “Heisei”, “pace ovunque”. Si tratta del nome del regno scelto quando Akihito salì al trono. Da ora comincerà l’era “Reiwa” che significa “armonia e fortuna”. In Giappone, infatti, con ogni nuovo imperatore si dà il via a un nuova scansione del tempo, parallela rispetto a quella gregoriana, utilizzata per i documenti ufficiali. Il 2019 era Heisei 31, o H31, cioè il trentunesimo anno dell’era Heisei, iniziata nel 1989. Con Naruhito, l’anno verrà ribattezzato Reiwa 1 o R1.
Al trono da trent’anni
L’imperatore giapponese Akihito guida la più antica monarchia al mondo dal 1989, dopo la morte del padre Hirohito. Poiché nel 1979 l’Impero Centrafricano è tornato alla forma repubblicana, il trono giapponese è l’unico a mantenere dignità imperiale: l’imperatore giapponese è dunque l’unico monarca al mondo a fregiarsi di questo titolo. Akihito è una figura molto apprezzato dal suo popolo, soprattutto per la nuova immagine dell’imperatore che ha proposto al mondo in questi trent’anni. Nato nel 1933 e separato dai genitori all’età di 3 anni, è stato istruito da tutori privati e ha frequentato le tradizionali scuole dedicate all’aristocrazia di Tokyo.
Con l’occupazione americana del Giappone alla fine della seconda guerra mondiale, il principe è stato seguito personalmente dall’autrice statunitense Elizabeth Gray Vining. Si è iscritto poi all’Università Gakushūin, senza però ricevere la laurea in Scienze Politiche. In seguito si è specializzato in ittiologia e ha pubblicato numerosi articoli sui pesci della famiglia Gobiidae. Divenuto formalmente principe ereditario nel 1951, nel 1953 il principe ereditario ha rappresentato il Giappone all’incoronazione di Elisabetta II d’Inghilterra. Nel 1959 ha sposato Michiko Shoda, la figlia maggiore di Hidesaburo Shoda, il presidente del colosso alimentare giapponese Nisshin Flour Milling Company.
Akihito e il rinnovamento della figura imperiale
Akihito è celebre per il suo rapporto particolare con le farraginose tradizioni imperiali giapponesi. Michiko è stata infatti la prima cittadina comune ad andare in sposa a un membro della famiglia. Dopo l’incoronazione formale del 1990, Akihito ha inoltre lavorato molto per la pace. E’ stato il primo imperatore giapponese a visitare la Cina nel 1992 e ha portato avanti un percorso di riavvicinamento alla Corea.
L’Imperatore e l’Imperatrice hanno compiuto visite ufficiali in 18 paesi, così come nelle 47 prefetture del Giappone. Particolare apprezzamento hanno suscitato le visite ai memoriali di guerra del Paese. In questi casi Akihito e la moglie hanno reso omaggio ai caduti di tutte le nazionalità, in particolare ai coreani costretti a combattere per il Giappone. Tra gli altri primati che hanno caratterizzato il suo impero, secondo la Dichiarazione della natura umana dell’imperatore, Akihito è stato il primo imperatore del Giappone a salire sul trono senza godere di prerogative divine.
Poco meno di tre anni fa, in un messaggio alla nazione l’imperatore Akihito ha comunicato di temere per la sua capacità di portare avanti le delicate mansioni imperiali, a causa dell’avanzare dell’età e di alcuni problemi di salute. Dopo qualche mese ha annunciato la data ufficiale dell’abdicazione che lascerà quindi il trono al figlio Naruhito.
Sei mesi di cerimonie per il nuovo imperatore
Domani, 1 maggio, il nuovo imperatore sarà protagonista della cerimonia, anche se non parlerà. Significativa nella storia giapponese la presenza all’evento di Satsuki Katayama, l’unica ministra nel gabinetto di Abe. La cerimonia, infatti, è da sempre vietata alle donne. Il 4 maggio, Naruhito e Masako faranno la loro prima apparizione pubblica ufficiale e saluteranno i presenti dal Palazzo Imperiale. E’ prevista una grande folla poiché l’evento si svolge durante un periodo di vacanza.
Il governo del Giappone ha stanziato l’equivalente di circa 22 milioni di euro per le cerimonie che si concluderanno tra circa sei mesi. Per la proclamazione ufficiale si dovrà infatti attendere il 22 ottobre, per poi terminare ufficialmente il rituale a metà novembre con la cerimonia del ringraziamento: Naruhito offrirà riso e sake agli antenati e alle divinità.
Elisa Ghidini