Ella disse “Non starò sotto di te” ed egli disse “E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra”
(“L’Alfabeto di Ben-Sira”, autore sconosciuto)
Lilith, dalla mesopotamia al cristianesimo: la prima donna di Adamo, non colei che nacque dalla costola di lui, ma lei che venne fuori dall’impasto di terra e polvere lavorato dalle mani di Dio. Dea della tempesta e del vento per i sumeri, protettrice delle partorienti per i mesopotamici, prima moglie di Adamo per gli ebrei. Lilith non fu cacciata dal Paradiso, lei se ne andò infuriata, furiosa e ribelle per sua spontanea volontà: non acconsentendo alla sottomissione impostale da Adamo e Dio, scappò via verso le coste del Mar Rosso; non toccò mai l’Albero della Conoscenza: fu essa stesso l’Albero. In alcune rappresentazioni è raffigurata con la coda di serpente, come se fosse stata lei il demone tentatore che condusse Eva e di seguito Adamo a prendere il frutto proibito.
Mi piace pensare che sia andata così: non potendo più entrare in Paradiso con le sue sembianze, scelse di camuffarsi da serpente -avrebbe potuto scegliere qualsiasi animale, ma le piaceva l’idea del tono drammatico che Dio avrebbe preso riguardo la cosa- e si accostò accanto all’Albero Della Conoscenza, dove i due annoiati coniugi stavano facendo una siesta; Lilith bisbigliò all’orecchio di Eva “pssss! Eva, Eva svegliati! Guarda che succosa questa mela, non la vorresti assaggiare? Sai quante ce ne sono nel mondo, di mele così? Credimi, io le ho viste! Eva, non ti piacerebbe vederle, toccarle, assaggiarle, queste mele? Svegliati, Eva!”, e la poverina, ancora sonnecchiosa: “Ma io… io non posso…”, “quante lagne. Su su, cogli la prima mela, sorella. Ti regalo un grande dono, se vuoi: la disobbedienza“.
Con le tradizioni medievali e le successive manipolazioni dell’Antico Testamento, la figura di Lilith è stata demonizzata: una terribile e mostruosa creatura notturna, inquietante come una civetta, atta a rapire e uccidere i bambini. Veniva invocato e maledetto il suo nome quando avvenivano morti precoci di donne partorienti o bambini appena nati a causa della scarsa igiene e dell’altrettanto scarsa assistenza medica adeguata. Notevole, no? Da mito pagano di protettrice ad assassina. E tutto questo solo per una ribellione.
Durante la fine dell’Ottocento, i movimenti nascenti femministi ripescarono la figura di Lilith per utilizzarla come icona e simbolo di emancipazione femminile. Lilith oggi, come dovrebbe essere.
Lilith oggi:
Lilith oggi, come piacerebbe a tutte. In qualche modo siamo ancora dentro un Paradiso di imposizioni sociali, stereotipi e ignoranza in cui ci siamo abituate a vivere. Un Paradiso in cui sgorga, ad alternanza, sdegno verso un criminale e solidarietà verso una vittima e nel quale, tra una tragedia e un’altra, diamo il nome di “Inferno“. Un Paradiso dettato dalle vetrine e dalla televisione, dalla pubblicità che manipola le menti e dalle riviste patinate dalle quali scegliamo il nostro metro di giudizio. Un Paradiso vissuto da storie di Maria Oggi, che il serpente lo schiaccia sì, allontanando il peccato, ma vive una vita che non le appartiene, capace comunque di amore sconfinato e incondizionato, come un figlio che, in ogni caso, le verrà portato via; un Paradiso di Eva Oggi, moglie fedele, onesta lavoratrice, angelo del focolare tacito e consenziente. Un Paradiso in cui Lilith rimane un simbolo, qualcosa ancora da raggiungere, nonostante i millenni già spesi in una fatica tanto eroica: la libertà.
Lilith, mito, religione e storia. Donna ribelle, che in quanto tale non poteva che essere dea della tempesta, in una vita precedente: tutte le tempeste mettono sotto sopra i paesaggi prestabiliti; protettrice delle partorienti e dei bambini, poiché la donna è uno e due insieme, in un’arcana magia che solo noi potevamo meritare: la grazia della vita; demone disobbediente, perché anche la grazia della vita può essere di grande ostacolo, sul proprio cammino, se non è dettata dalla forma più alta della libertà: la scelta.
Lilith Oggi ha un messaggio per tutte noi: abbandonate questo Paradiso: è un Inferno imbellettato. Scendete dall’Eden e scegliete la vostra strada. Il Paradiso è ovunque possiate mordere il frutto della conoscenza, spetta a voi decidere quale sia il percorso.
Gea Di Bella