Ligabue ormai nota le sua triste vicissitudine esistenziale che segnò profondamente il suo lavoro. Verrà scoperto negli anni ’60 dall’artista Renato Marino Mazzacurati e da alcuni critici.
Antonio Ligabue il folle genio tormentato e visionario, contrassegnato da un’infanzia difficile, dalla solitudine e dall’isolamento. Nell’arte seppe trovare la sua originale forma di liberazione e fece dell’espressione artistica il suo principale strumento di comunicazione”. Fra i maggiori pittori espressionisti del ‘900 Antonio Ligabue, soprannominato “El Matt, dai contadini di Gualtieri paese d’origine del padre adottivo. Nella sua pittura narra il conflitto e la presa eterna della morte, attraverso l’atto violento.
Nasce il 18 dicembre 1899 a Zurigo da Elisabetta Costa e da padre ignoto. Nel 1901 fu riconosciuto da Bonfiglio Laccabue, che sposò sua madre. Cognome che cambierà nel 1942, in Ligabue. Molto probabilmente per l’odio che nutriva verso il padre da lui visto come l’uxoricida della madre. Morta tragicamente, insieme ai tre fratellini, nel 1913 in seguito a un’intossicazione alimentare.
A soli nove mesi viene affidato dalla madre ad un’altra famiglia, costretta a spostarsi di continuo in cerca di lavoro. Nel 1919, dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate dall’emarginazione e dall’insofferenza verso il mondo che lo circondava , venne allontanato dalla Svizzera. Giunge a Gualtieri, dove morirà il 27 maggio del 1965.
Dai margini dell’esistenza al cuore della pittura
Ligabue, dal carattere difficile, già da ragazzino manifesta un chiaro disagio psicologico, povertà e ignoranza fanno il resto. Nel 1913 viene affidato ad un istituto rieducativo di Marbach. Più tardi, nel 1917, fu ricoverato nel manicomio di Pfäfers. Esiliato dalla Svizzera per la sua vita agitata e irrequieta Antonio Ligabue giunge a Gualtieri.
Qui conduce una vita durissima, soprattutto i primi anni, quando, per riuscire a vivere, fa lo scariolante sulle rive del Po. Per la gente di Gualtieri è soltanto “il matto”. Fin dagli anni della scuola si era rivelata la sua passione e il talento per il disegno. Ma è solo nel 1920 che inizia a dipingere.
Ligabue realizzò paesaggi feroci ed incantati, flore e faune martoriate da cromie accese, autoritratti e scene di fiaba. Attraverso la propagazione di una pittura terrificante e di ritratti, l’artista pianifica il pieno controllo di una realtà che gli si nega. Una realtà che gli si strappa nello stesso modo in cui tutte le donne collocano nei confronti del pittore una barriera sessuale.
Motivo per cui, Ligabue, istituisce, sulla radice del sé, un abnorme culto della personalità, involontariamente anche grottesco. Manifestato attraverso la produzione di autoritratti dipinti, essenzialmente, secondo un criterio seriale.
Frequentemente Ligabue dipinge barriere figurate, di cui la bestiola infuriata è riconducibile, iconograficamente, ad altri protagonisti di dipinti. Questi dipinti, dalla genesi onirico-fiabesca, sono i più complessi sotto il profilo semantico e, al contempo, i più ricchi di annotazioni intime.
La fama di Ligabue
Alla fine degli anni ’20, Antonio Ligabue incontrò Renato Marino Mazzacurati che ne percepisce la sua arte genuina che gli insegna l’uso dei colori ad olio. Conducendolo verso la piena valorizzazione del suo talento. In quegli anni si dedicò totalmente alla pittura, continuando a peregrinare senza meta lungo il fiume Po.
In seguito, nel 1948, la sua attività artistica si fece più intensa tanto che critici, giornalisti e stimatori d’arte ne furono interessati. Nel 1955 a Gonzaga, si tiene la sua prima mostra personale, in occasione della Fiera millenaria. Nel 1961 fu allestita una mostra a Roma, nella Galleria La Barcaccia.
Ne segna la proclamazione nazionale – il caso Ligabue – in seguito ad un’intensa attività artistica, spesso incompresa e perfino derisa. Un arte che nel tempo generò tuttavia l’ammirazione e interesse di collezionisti, critici e storici dell’arte.
Come lui stesso aveva previsto, sarà in mostra nei grandi musei d’arte. A breve l’esposizione al Museo Statale Centrale di Storia Contemporanea della Russia, a Mosca: Antonio Ligabue. Lo specchio dell’anima . Dal 25 gennaio al 13 marzo 2018. Nel 2019 a New York. Attualmente in esposizione a Napoli, fino al 28 gennaio ’18, nella Cappella Palatina del Maschio Angioino.
Un itinerario nel mondo del poeta contadino, un uomo istintivo, con la sua arte fatta di cose semplici e con un’arcaica complicità con la natura. La simbologia dei ritratti con insetto, la violenza della serie delle diligenze. Con la sua pittura orientata all’imposizione del sé e all’incisione, sul piano del reale. Di un tratto che non sia soltanto la semplice impronta di un transito.
Felicia Bruscino