La collana di perle di Lidia Zabozhko

Lidia Zabozhko www.ultimavoce.it

Di Francesca de Carolis


Di questi tempi di guerra, di voci tuonanti, di volti di persone in fuga…, che dalla loro, per noi fino a ieri, anonima vita rimbalzano senza fiato nelle prime pagine, per essere ora per noi i volti del pianto, nel terrore della guerra…

Mi ritorna alla mente un volto gentile di donna, dall’aria composta, per il ritratto di una foto. Un cenno di sorriso, sotto un caschetto di capelli biondi, un foulard garbatamente annodato al collo, fissato da un discreto fermaglio dorato… E ritorna un nome, Lidia Zabozhko, venuta in Italia dall’Ucraina una ventina d’anni fa. La sua storia incontrata una dozzina d’anni fa… quando per vivere faceva la domestica presso una famiglia italiana. La professoressa Lidia Zabozhko, ad essere precisi. Perché sì, prima di venire in Italia, Lidia era docente di lingua ucraina e psicologia in un’università di Kiev, e per un periodo era stata anche vicerettore dell’ateneo… Ma poi il suo paese ha attraversato una crisi economica e per quasi un anno non ha ricevuto lo stipendio. Ma non è finta lì. Come diceva Gian Burrasca, le disgrazie arrivano sempre due a due come le ciliegie… e non c’è affatto da sorriderne (anche Il giornalino di Gian Burrasca è sempre stato per me un libro serissimo…). La professoressa Zabozhko non riceve lo stipendio, perde i soldi in banca e, il lutto più grave, suo marito si ammala e muore. Rimane sola con quattro figli. Così decide, per poter mantenere i suoi figli, di lasciare il suo paese e approdare in Italia. A fare la domestica. Lavora per una famiglia che è sempre stata gentile con lei, “una famiglia generosa e buona”. E, grazie immagino anche alla relativa tranquillità che le garantiscono, dopo il lavoro di domestica, la sera trova il tempo per coltivare la sua passione per la scrittura. Quando l’ho sentita, aveva da poco pubblicato il suo sesto libro, come anche gli altri pubblicato in Ucraina: “Strada di donna”, che racconta la vita di cinque ucraine emigrate in Italia, due insegnanti, una di musica e l’altra di lingue straniere, un’economista, un’operaia, un’infermiera. Per testimoniare di storie diverse eppure uguali…

Sognava allora di poter rientrare in Ucraina entro pochi anni.

Le avevamo allora proposto un gioco (per la trasmissione radiofonica sulle fiabe condotta con Daniela Morandini “C’era una volta e c’è ancora adesso”): di entrare in una favola, quella di Lusi. Molto riassumendo, Lusi è la protagonista di un racconto di Thomas Theodor Heine, scrittore vissuto a cavallo fra ottocento e novecento, che ha ripreso i temi della narrativa popolare e li ha trasferiti negli ambienti borghesi della Germania d’inizio secolo (Novecento intendo). Lusi, il cui vero nome era Melusina, era la domestica di una ricca coppia, ed era una domestica davvero brava, anche se qualche volta diceva e faceva cose davvero strane. Passava ad esempio il suo giorno libero chiusa in bagno e portava sempre al collo un’appariscente collana di perle… Quando arrivò la crisi economica e le cose cominciarono ad andar male, per aiutare i suoi padroni Lusi offrì la sua collana. Che tutti credevano falsa, ma quando i padroni videro che le perle della loro domestica erano vere, si insospettirono… chiamarono la polizia, che arrivò in proprio il giorno che Lusi trascorreva il suo pomeriggio libero nel bagno, immersa nella vasca dalla quale lasciava affiorare una lunga coda di pesce… Insomma, Lusi era una sirena… che tentò di spiegare perché era lì (aveva accolto e amato il figlio dei padroni che era caduto in mare e, mentre era in punto di morte, gli aveva promesso che avrebbe aiutato la sua famiglia)… ma nessuno volle ascoltarla, e sarebbe finita in un carcere se non fosse riuscita a tuffarsi nel fiume che scorreva vicino alla casa (ah, i suoi padroni comunque tennero la collana di perle, la vendettero e furono di nuovo ricchi)…

Ecco, invitata a entrare nella fiaba di Lusi, Lidia Zabozhko si è subito sentita a suo agio. “Io, come sirena…” ci ha subito detto… Come sirena sapeva benissimo dei doni che aveva portato, anche se sapeva pure che non tutti, da queste parti, sono sempre pronti a riconoscerne il valore, ma ci ha assicurato che avrebbe continuato a scrivere e comporre i suoi testi. Le sarebbe piaciuto, ci disse, che i suoi libri venissero tradotti e pubblicati in Italia…

Non so se poi è davvero tornata a casa, se ha ripreso a insegnare, dove sia adesso, che le accade in questi giorni. Se di nuovo è dovuta fuggire… se, fuggendo, sia riuscita a portare con sé, come viatico, il tesoro delle sue perle…

Un pensiero Lidia/Lusi, a proposito di persone (tutte le persone, che non sempre siamo pronti a riconoscere) che vengono da altri mondi, a volte così lontani, a volte, sospinti dalla Storia, così vicini…

 

 

Exit mobile version