L’8 febbraio il Liceo Visconti di Roma (uno dei licei classici più prestigiosi della capitale) è finito su tutti i giornali per uno scandalo non da poco. Ogni scuola deve compilare un rapporto di autovalutazione (rav) in cui si descrivono le caratteristiche del liceo sia dal punto di vista dell’offerta formativa sia per quanto riguarda gli studenti che lo frequentano. Ebbene, nel rapporto stilato dal Liceo Visconti si legge:
“Le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio-alta borghese, per lo più residenti in centro, ma anche provenienti da quartieri diversi, richiamati dalla fama del liceo. Tutti, tranne un paio, sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile. Tutto ciò favorisce il processo di apprendimento”.
A portare alla ribalta tali dichiarazioni è stato il quotidiano La Repubblica, il cui direttore ha criticato aspramente la valutazione fatta dal liceo. Dunque gli immigrati (o i figli di immigrati) e i diversamente abili costituiscono un impedimento e rallentano la didattica? E poi in una scuola pubblica si mette in risalto l’estrazione sociale delle famiglie che la scelgono? Il Liceo Visconti è stato definito razzista e classista, a causa di queste frasi. E se pensate che quello del Liceo Visconti sia un caso isolato vi sbagliate di grosso. Sono stati pubblicati anche altri rapporti di autovalutazione, sempre provenienti da licei classici, eccoli a voi:
Il commento della ministra Fedeli
La ministra dell’istruzione Valeria Fedeli ha commentato l’autovalutazione del Liceo Visconti, apparsa sul sito del Ministero, così:
“Non posso che stigmatizzare il linguaggio utilizzato da alcune istituzioni scolastiche, e riportato dalla stampa nella compilazione del rapporto di autovalutazione (rav). Quando, nella sezione dedicata al contesto in cui opera la scuola, si inseriscono, alla voce ‘Opportunità’, frasi che descrivono come un vantaggio l’assenza di stranieri o di studenti provenienti da zone svantaggiate o di condizione socio-economica e culturale non elevata, si travisa completamente il ruolo della scuola”.
La ministra Fedeli è andata su tutte le furie e ha provveduto a far controllare gli altri rapporti di autovalutazione delle scuole, tramite l’Invalsi, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. La Fedeli ha sottolineato che “Alcune frasi appaiono particolarmente gravi, persino classiste. Non sono assolutamente tollerabili e prenderemo provvedimenti specifici a seguito dei dovuti approfondimenti. Il rav rientra peraltro fra gli strumenti di valutazione delle scuole e dei dirigenti scolastici. Terremo conto anche di questi elementi”.
La replica della preside del Liceo Visconti
Il Liceo Visconti ha risposto alle accuse tramite la sua dirigente scolastica che, in una nota pubblicata sul sito dell’istituto, ha chiarito il contenuto del rapporto di autovalutazione nel seguente modo:
SMENTITA DEL DIRIGENTE SCOLASTICO ALL’ARTICOLO DI REPUBBLICA DELL’8 FEBBRAIO 2018
Gentile Direttore,
leggo con profondo sconcerto e dispiacere l’articolo apparso su La Repubblica di oggi a firma Corrado Zunino titolato “Qui niente poveri né disabili” Le pubblicità classiste dei licei.
Fin dal titolo, ma ancor più nel corpo dell’articolo, in particolare del Liceo E.Q. Visconti, viene dipinta un’immagine di scuola classista in cui ci si fa vanto di politiche di esclusione.
Voglio ribadire quanto ho già tentato di spiegare per telefono ieri sera al dr. Zunino: il documento cui si riferisce il pezzo è un rapporto di autovalutazione richiesto alle scuole dal Ministero, che è una mera rilevazione di dati contesto e non contiene alcun giudizio di merito o di valore. Tanto meno è una pagina pubblicitaria.
Ribadisco altresì che il Liceo E.Q. Visconti è per principio e tradizione una scuola democratica, antifascista e interclassista, in cui vengono accolti ragazzi provenienti dalle più diversificate zone di Roma e provincia e in cui ciascun credo politico, religioso e, in generale, culturale, ha trovato e trova spazio e accoglienza.
Le innumerevoli iniziative tese al confronto e alla partecipazione cui, con molto impegno e fatica siamo lieti di dare vita ogni giorno e che vedono i nostri studenti come protagonisti e destinatari, sono la testimonianza più autentica che nella nostra scuola non esiste alcun disegno di esclusione o di selezione sociale, in obbedienza ai valori costituzionali che tenacemente difendiamo.
Spiace quindi profondamente, che tanto lavoro possa vedersi squalificato e rinnegato da un articolo così aggressivamente fuorviante nel tono e nell’uso dei termini e che per questo non credo renda un buon servizio al suo Giornale, ai suoi Lettori e alla Scuola pubblica.
Invio questa mia nella certezza che verrà pubblicata nell’interesse degli studenti e della scuola.
Clara Rech
Un caso che fa riflettere
Quanto è stato dichiarato nel rav dal Liceo Visconti è sicuramente gravissimo e deve far riflettere tutti noi. In un clima come quello attuale in cui gli immigrati e gli stranieri sono bersaglio di esponenti politici e di giovani neofascisti; come non ci si può indignare di fronte a dichiarazioni così gravi che sembrano giustificare l’esclusione sociale nei confronti degli immigrati? Non solo, anche i diversamente abili subiscono un’ingiusta denigrazione, proprio loro che andrebbero tutelati più di tutti, in quanto spesso incapaci di difendersi. Ci definiamo una società evoluta e colta, ma di quale cultura possiamo vantarci se il non avere studenti immigrati e disabili viene visto come un vantaggio? Ancora più grave è il fatto che tale constatazione arrivi da una scuola pubblica e che tale scuola sia il liceo più antico di Roma. Se proprio un’istituzione scolastica con alle spalle una lunghissima tradizione storica, discrimina i propri studenti in base al loro censo, alla loro nazionalità e alla loro disabilità; come possiamo poi meravigliarci che ci siano sempre più giovani neofascisti in giro?
Il bisogno di una vera “buona scuola”
Casi come quelli del Liceo Visconti fanno emergere seri dubbi sul ruolo che la scuola ha nell’istruire e nel formare gli adulti di domani. Non dovrebbe essere proprio la scuola ad educare al rispetto nei confronti del prossimo, chunque esso sia? Non spetta alla scuola promuovere l’uguaglianza fra tutti gli esseri umani? Oppure la scuola si è ormai ridotta a luogo di mera condivisione di nozioni, che vengono in fretta imparate e altrettanto in fretta dimenticate da ragazzini sempre più svogliati e sempre più annoiati? Ma se proprio a scuola ci sono discriminazioni nei confronti degli alunni e sui libri di testo compaiono descrizioni approssimative di fenomeni quali l’immigrazione e l’accoglienza dei profughi, siamo davvero sicuri che l’istruzione così com’è stata intesa finora vada bene? O è necessario cambiare e creare una vera “buona scuola”, che metta al primo posto la tutela dei diritti di tutti, prima ancora dell’insegnamento e della didattica?
Carmen Morello