Ok, licenziamo. Licenziamo gli sfruttatori ed i loro complici che gettano in strada migliaia di persone nel nome del PIL.
Ben conoscendo le intenzioni del governo, la multinazionale Whirlpool ha subito annunciato che tutti i suoi 400 dipendenti di Napoli saranno licenziati. In questo modo l’azienda ha già smentito tutte le bugie dei mascalzoni che in queste settimane avevano affermato: lo sblocco dei licenziamenti non sarà così grave, permetterà solo alle aziende di ripartire togliendo le ingessature che frenano. Ma il gesso serve, provino questi signori a camminare senza gesso con una gamba rotta.
La Whirlpool ha chiarito che i padroni vogliono lo sblocco dei licenziamenti per la più semplice e brutale delle ragioni, perché vogliono licenziare. E vogliono licenziare per sfruttare meglio e guadagnare di più.
D’altra parte le multinazionali e la Confindustria sono state abituate da tutti i governi, nessuno escluso, che possono fare ciò che vogliono.
Ricordate quando Di Maio con il Conte 1 proclamava che il governo stava con i lavoratori di Napoli e che non avrebbe permesso all’impresa americana di chiudere lo stabilimento? Proprio allora mi trovavo al presidio e vidi le operaie e gli operai intonare in coro:
Di Maio è uno di noi!
Altri tempi, oggi il ministro degli esteri di Draghi non riscuoterebbe la stesso successo con chi si sente imbrogliato proprio da lui.
Lo stesso capiterebbe a Calenda con gli operai Embraco di Torino. Proprio alla vigilia delle elezioni del 2018 Calenda, ministro del governo Gentiloni, concesse al padrone di Embraco, che poi è lo stesso di Whirlpool, di chiudere la fabbrica e trasferire le produzioni all’estero. In cambio fu annunciato un roboante programma di reindustrializzazione e ricollocazione dei lavoratori. Che il prossimo 22 luglio saranno tutti licenziati.
Ma questi due ministri non sono isolati, rappresentano la nullità di tutti i governi di fronte ai padroni.
I casi Whirlpool ed Embraco sono i più conosciuti, ma
tante altre imprese sono in condizioni analoghe e si preparano a licenziare. E poi incombono i licenziamenti di stato all’
Alitalia e alla
ex Ilva, annunciati tra le lacrime da
Giorgetti.
Insomma le imprese si preparano ad un massacro sociale e lo potranno fare perché in Italia c’è un sistema politico e di governo che non vuole in alcun modo mettere regole e condizioni al mercato e agli affari.
Lo potranno fare perché la UE ci presta soldi, ma in cambio vuole quella libertà di licenziamento che interessa ai padroni in tutta Europa.
Lo potranno fare perché da mesi una campagna reazionaria aggredisce il misero reddito di cittadinanza e non i i lauti guadagni di chi si è arricchito con la pandemia. E in Italia i tre miliardari più ricchi hanno più di tutti i sei milioni di poveri che non hanno neanche da mangiare.
Lo potranno fare perché sono anni che politici e governanti quando parlano di lavoro non pensano alle lavoratrici ed ai lavoratori, ma agli imprenditori, secondo quello slogan criminale: è l’impresa che crea il lavoro. No. È il lavoro che crea l’impresa, che invece, appena le conviene, il lavoro lo distrugge.
Bisogna mobilitarsi per fermare i licenziamenti, anticamera di un altro giro di vite verso i salari, le condizioni e i diritti del lavoro, la civiltà sociale del paese.
Giorgio Cremaschi