La storia dei libri proibiti comincia ufficialmente nel 1515, con l’introduzione dell’imprimatur da parte di Leone X. Questo, per quanto riguarda la storia moderna e contemporanea. In realtà, il bando di alcuni testi ha origine molto più remota. Nell’antica Roma, per esempio, avere una propria opinione su argomenti storici e metterla su carta era davvero un atto di coraggio: le voci che erano ritenute pericolose per l’impero, anche – e soprattutto – le più autorevoli, venivano messe a tacere dalla censura. Gli autori erano costretti a rivedere i loro scritti, erano esiliati, condannati a morte, uccisi. Le loro opere, messe al rogo.
Una tradizione che è poi stata presa come esempio dai grandi regimi della storia. Una tradizione dura a morire, forse immortale. Tutti hanno sentito parlare dei Bücherverbrennungen – roghi di libri -ad opera dei nazisti, il 10 Maggio 1933.
Un mezzo per creare il consenso attraverso il terrore, e per spaventare i dissidenti. Una follia, che per Goebbels altro non era se non il mezzo per “eliminare con le fiamme lo spirito del passato”. Furono in molti, ad andarsene dalla Germania a causa della follia nazista. Tra gli altri: Thomas Mann, Heinrich Heine, Bertold Brecht. I libri dati alle fiamme furono tantissimi. Tutti quelli che criticavano – esplicitamente quanto implicitamente – i fondamenti del nazionalsocialismo, quelli che parlavano di marxismo, quelli che condannavano la prima guerra mondiale. Ma anche gli scritti di scienziati antinazisti. Fu così che le opere di Darwin, Einstein, Lenin, Proust, Joyce, Zola, Bloch, e di molti altri furono ridotti in cenere. Fu per le loro idee. E per le proprie idee e per averle divulgate molte persone sono finite nei campi di concentramento o sono state fucilate.
I nomi sono tantissimi, alcuni sono ben conosciuti, chissà quanti invece sono stati dimenticati.
Quella notte del 10 Maggio 1933 è una notte che dovremmo sempre ricordare. E’ un singolo episodio significativo, che ci racconta una storia millenaria. Quella del diritto di pensiero e di parola.
Non c’è da stupirsi, ed è risaputo, che anche la chiesa cattolica ha e ha avuto grandi problemi con l’idea di libertà.
Dispensatrice del sapere universale nel medioevo, grazie al fatto che la tradizione manoscritta aveva luogo esclusivamente nei monasteri ed aveva a che fare soprattutto, con i testi sacri, la chiesa ha avuto per tanto tempo un ruolo egemonico sul sapere. Un vero e proprio monopolio. Fino a conquistarsi un inquietante potere messo in discussione dall’invenzione dei libri a stampa, che facilitava l’accesso ai testi scritti e la loro divulgazione.
La santa inquisizione si sentì in diritto di istituire un indice di libri proibiti. Libri che non potevano essere pubblicati, venduti, acquistati, conservati, letti. Che mettevano in pericolo l’egemonia della chiesa sul sapere, e la dottrina cattolica con tutti i suoi dogmi. Un indice che smise di esistere ufficialmente solo nel 1966, e che rallentò enormemente i progressi dell’umanità.
Boccaccio, Machiavelli, Galileo, Bacone, Balzac, Kant, Spinoza, persino Leopardi e D’Annunzio. Le loro opere non furono mai approvate dalla chiesa.
Sono tantissimi i libri proibiti, sia nel passato remoto che in quello recente, e persino nel presente. Il Dottor Zivago, per esempio, fu censurato dal regime sovietico perché considerato contro il socialismo. Lolita di Nabokov fu messo al bando con l’accusa di pedofilia. Il Giovane Holden, per il linguaggio volgare.
Ancora oggi esistono grossi problemi di libertà di parola. Per i suoi Versi Satanici Salman Rushdie è stato addirittura condannato a morte dall’ayatollah Komeni. Harry Potter e la Pietra Filosofale è stato proibito negli Emirati Arabi perché istigherebbe alla stregoneria. E nella provincia dello Hunan, Alice nel Paese delle Meraviglie è vietato perché considerato inaccettabile che gli animali usino lo stesso linguaggio degli umani.
Ci sono poi testi che sono e saranno per sempre al centro di dilemmi: per esempio, è giusto divulgare il Mein Kampf, oggi che i diritti d’autore sono scaduti? Il dibattito è aperto.
Sofia Dora Chilleri