Libri proibiti: il ritorno

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In America sempre più libri proibiti nelle scuole per frequenti pressioni da parte di alcuni genitori

L’Indice dei libri proibiti, fu un elenco di libri stilato dalla Chiesa Cattolica nel 1559, sotto la guida di papa Paolo IV. L’idea era quella di garantire un controllo sulle pubblicazioni per far sì che i fedeli non cadessero in scritture  pericolose e che si garantisse un corpus per potersi costruire una cultura approvata. Il diritto canonico stabiliva due forme di controllo: la prima di approvazione, grazie alla quale si poteva effettivamente pubblicare un libro con tematiche riguardanti la fede o la morale, e la seconda di condanna, per quei libri che mettevano in circolazione idee considerate sbagliate o addirittura pericolose. La condanna da parte della Chiesa prevedeva l’inserimento del titolo nell’Indice dei libri proibiti, e di conseguenza il divieto della loro lettura.
Non furono pochi i libri che finirono nell’Indice, dalla storia alla storiografia alla filosofia alla letteratura, alcune volte interi corpus di singoli autori, tutto per la smania di esercitare il potere o per il gusto del controllo?

Heinrich Heine nel 1821 nella sua tragedia Almansor scrisse “Dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli esseri umani”

La tragedia non ebbe un grande successo, ma la citazione è diventata un simbolo inciso sulla piazza di Berlino in cui i nazisti consumarono uno dei più famosi roghi di libri, un monito alla libertà, non solo di espressione per gli scrittori ma soprattutto alla libertà intellettuale di ognuno di noi.

Circa un mese fa, a Wentzville, nello stato del Missouri, il consiglio scolastico della città ha chiesto di rimuovere dalle biblioteche delle scuole superiori il libro L’occhio più azzurro, della scrittrice statunitense Toni Morrison, prima donna nera a vincere il Nobel per la letteratura nel 1993 e vincitrice del Premio Pulitzer nel 1988.
Già simili richieste e pressioni erano state avanzate in altre scuole soprattutto negli Stati a maggioranza Repubblicana, vietando libri che parlano di razzismo, violenza, identità di genere e soprattutto sessualità e tematiche Queer perchè ritenuti inappropriati, sconvenienti, pericolosi per la crescita dei ragazzi.
Le proteste contro questi libri proibiti ha investito non solo titoli contemporanei ma anche grandi classici di successo e romanzi più leggeri, quali Cercando Alaska di John Green.
Nella contea di McMinn, in Tennessee, l’unanimità del consiglio scolastico ha votato per l’esclusione dal programma di terza media di Maus, graphic novel sull’Olocausto del disegnatore americano Art Spiegelman, altro premio Pulitzer, nel 1992. Il motivo appare piuttosto evidente agli occhi dei genitori, quanto piuttosto privo di senso agli occhi di noi altri, e fa riferimento alla presenza di linguaggio scurrile e scene di nudità in aggiunta alla rappresentazione inadeguata della violenza e del suicidio per degli studenti delle scuole medie.
In Wyoming, nella contea di Campbell, sono stati accusate le biblioteche pubbliche per aver sistemato nella sezione dei libri per adolescenti titoli quali Sesso è una parola buffa di Cory Silverberg e Fiona Smyth, Come si fanno i bambini? di Anna Fiske e, forse quello ritenuto peggiore, Questo libro è gay di Juno Dawson.

Secondo quanto spiegato dal New York Times, molti dei libri proibiti fanno parte di liste redatte da gruppi e organizzazioni locali, come Moms for Liberty e No Left Turn in Education, che hanno poi avuto ampia diffusione a partire da Facebook e altri social network, suggerendo l’idea che quei libri siano «utilizzati per diffondere ideologie estremiste e razziste tra gli studenti».

Da qui molti leader politici hanno strumentalizzato le polemiche sui libri proibiti ampliando discorsi che andavano arginati e micce che avrebbero dovuto spegnere

A dicembre, il senatore Repubblicano Rob Standridge ha proposto al Senato dell’Oklahoma una legge che vieti alle biblioteche delle scuole pubbliche di avere o promuovere libri sulla sessualità, sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, e in generale libri con contenuti di natura sessuale non approvati dai genitori degli studenti, per assecondare la volontà di alcuni genitori circa l’«indottrinamento» dei loro figli «Il nostro sistema educativo non è la sede adatta a lezioni morali che dovrebbero essere lasciate ai genitori e alle famiglie», ha detto il senatore autore della proposta di legge.
In coda il governatore del Texas, il Repubblicano Greg Abbott, che chiese al consiglio scolastico dello Stato di indagare sulle “attività criminali” delle scuole che proponevano testi e “materiale pornografico”; il governatore Repubblicano del South Carolina, Henry McMaster, chiese anch’egli di indagare sulla presenza di materiali «osceni e pornografici» nelle sue scuole pubbliche, prendendo Gender Queer di Kobabe come esempio di suddette oscenità.

Stando sempre al New York Times, finora le denunce si sono in gran parte concluse con un niente di fatto, dato che in genere le autorità coinvolte non hanno trovato elementi validi per proseguire le indagini, né i tribunali hanno ritenuto che le biblioteche dovessero rimuovere dalla circolazione i libri proibiti.

Deborah Caldwell-Stone, direttrice dell’American Library Association, sostiene che queste politiche di controllo della didattica e di limitazioni dei testi potrebbe comportare una perdita per gli studenti che non si confronteranno con importanti opere del canone letterario, senza considerare che proibire libri che parlano di razzismo e molestie sessuali potrebbe rendere difficile il dialogo su argomenti di grande importanza e delicatezza per gli studenti per gli studenti.
Nel corso della storia, i libri e la lettura sono sempre stati sul mirino. Leggere apre la mente, insegna, sprona, e questo lo abbiamo imparato già da tempo. Allora perchè qualcuno dovrebbe voler impedire la lettura, perchè ci dovrebbero essere libri proibiti specie per i ragazzi?
Purtroppo l’America è stata spesso palcoscenico di vicende come queste appena riportate che sono recentissime, pochi mesi, il buon vizio degli americani di proibire anziché educare sta tornando come ai tempi del proibizionismo, che poi sempre anni Venti sono.

Speriamo a questo punto o in un ritorno ai valori democratici, anche culturali, fondamentali degli Stati Uniti oppure l’ennesima eterogenesi dei fini e un prolifico effetto Streisand, così che il proibito diventi la merce di contrabbando più piacevole.
Aspettiamo che arrivi un nuovo libraio veneziano piuttosto che un nuovo Al Capone.

Maura Vindigni

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